foglie sottratte al destino
salvino
Per la saggezza del mio dire
qualche volta non riuscite a capire
che le verità le dico io:
che non c'è nessun altro Dio.
E le parole meditate,
dietro sofismi strani mascherate,
non fan vedere di cosa son reo
e di questo io mi beo…
La bottiglia di barbera
mi fa compagnia tutta la sera.
Il rosso mi riempie di me stesso
sarò ipocrita, ma fa lo stesso.
E le valanghe d'espressioni,
frutto di serie sensazioni,
mi pongono da voi assai più alto
ma di questo me ne sbatto…
E forse voi mi chiederete
che cosa mi da forza,
coraggio
e quella strana allegria.
E forse voi mi chiederete
perché tendo la mano
a chi nella mente alloggia
fantasia e follia…
La sera quando solo col mio genio
rispolvero le infantili teorie
ritorno con mente svanita
alle ore felici nella mia mano.
E poi la fantasia vola via
ed abbandono il tormento dell'età
così presente nella mente,
gli attimi mancati…
E allora riprendo con rinnovata pazzia
a frullare le mie idee
a frugare le sensazioni odierne
rinunciando alle conclusioni.
E alla primavera già rinunciata
ed allora la follia ti prende la pelle,
ti prende il corpo ed il tuo essere
e fai finta di morire…
E poi quel buio che ti inghiotte,
il giradischi e Bach,
un'altra bottiglia di barbera
ed il tuo amore perso di vista.
E il dolore del tuo amico,
quanti amori son finiti,
quel libro di sinistra, aggiornato,
e le meditazioni del passato, passate…
E poi il risveglio
e abbandoni il corpo al rapimento
e cerchi nuove sensazioni
e ricomincia il tuo calore per la vita
E poi non è giusto
pensare sempre di sera
e consumare così la sera
mancando ai tuoi appuntamenti…
… Un giorno mi toglierete tutto!
(mi avete già tolto tutto).
Mi scaverete nel cervello,
nelle ossa, nelle mani,
mi cancellerete il cuore,
fermerete il suono della vita.
Rinchiuderete la mia voce
nel buio delle vostre celle abbaglianti.
Nasconderete il fragore delle onde,
la vibrazione del tuono,
il freddo vento del Nord,
il profumo dei campi abbandonati,
la gioia dell'odio del nemico.
… Un giorno mi toglierete tutto!
(mi avete già tolto tutto).
Annullerete la mia voglia,
le vibrazioni di un momento,
legherete le mie gambe
ormai stanche di mattoni consumati.
Raggiungerete la mia mente
e la sua fame di conoscenza.
Oscurerete il sole e il sole d'autunno,
la prima nebbia del mattino,
le note di uno scudo consumato,
svuoterete l'ultima bottiglia,
brucerete l'oro del tabacco stagionato.
… Un giorno mi toglierete tutto!
(mi avete già tolto tutto).
Massacrerete il mio corpo
e il suo rigore d'altri tempi,
scoprirete la sua linfa
e la disperderete nelle rogge melmose.
Colpirete duro senza pensare,
colpirete solo per farmi male.
Per i vostri giochi di potere,
per il vostro assurdo senso del dovere,
per la tristezza che vi avvolge,
per la noia che vestite appena svegli,
per la solitudine che vi accompagna.
… Un giorno mi toglierete tutto!
(mi avete già tolto tutto).
… ma non la libertà
perché non l'avete mai conosciuta.
Ben triste è il corso della vita
dell'uomo che segue il gracidare
delle rane in primavera
e si bagna nelle acque
del lago dell'illusione
(fanciulla che ordinatamente
urlavi il tuo disprezzo
alla luce della luna nuova
rapita dal suono della voce
dell'ultimo vento di marzo)
ridendo dei sogni fioriti
nella mente di un pescatore
talvolta sorpreso in un gioco
di specchi e di gesti inusuali
tra onde e sabbie d'antico sapore.
Foglie sottratte al destino
i ricordi spezzati dell'uomo
che rifiuta il ristoro
dell'ombra dell'albero
al tramonto dell'ideologia
(fanciulla che tristemente
ora urli il disprezzo
al calore delle stelle inviolate
costretta fra pelli di capra
uccisa l'ultimo giorno di marzo)
fuggendo realtà e bandiere
cantate con codici remoti
talvolta sconvolti da piogge
improvvise e violente
tra miseri resti d'antico.