Situato sulla sponda sinistra
del Nure ad un'altezza di circa 450 metri s.l.m., si raggiunge
per comoda strada, parzialmente asfaltata dopo aver superato il
Rio omonimo.
Il borgo, già feudo dei Riva, è caratterizzato dai
resti di alcune costruzioni realizzate tra il '400 ed il '600
e della chiesa d'arenaria con parte del campanile; l'immagine,
nel complesso, è poderosa.
Chi giunge dal fondovalle si trova di fronte i resti di possenti
contrafforti abbattuti, vestigia che circondano la struttura centrale
del castello, ancora ben conservata.
Vi si possono rilevare tracce di archi realizzati nella pietra
locale e strutture edilizie di vario utilizzo.
Una stanza, chiamata "la prigione delle donne", prende
aria da una feritoia a bocca di lupo.
In una costruzione laterale, inserito in una stanza con il soffitto
a cassettoni, si trova un grande camino in pietra arenaria.
La chiesa, posta sul ciglio del dirupo che aggetta sulla valle,
è in rovina ma se ne possono scorgere le caratteristiche
di edificazione; infatti, si può osservare che la pianta
era a croce latina con l'altare rivolto ad oriente.
La tradizione ci rimanda notizie sull'importanza di questo edificio
nei secoli passati.
Era certamente la più antica della Provincia ed è
risaputo che vi si tumulavano salme provenienti dai paesi limitrofi.
In un documento citato dal Campi, si parla di una donazione fatta
da Diotisalvi della famiglia Farimonda della chiesa di S. Maria
di Spettine alla chiesa di S. Savino di Piacenza.
Sono numerosi i personaggi importanti nati dalla famiglia degli
Spettine o Da Spettine nel secolo XII; citiamo per esempio Guglielmo
che, nel 1272 fu canonico di S. Antonino e decano di Antiochia
nonché cappellano di Papa Gregorio X (il piacentino Tebaldo
Visconti); oppure Albertino che nel 1304 fu podestà di
Alba e quindi di Asti; ed ancora Pietro, podestà di Tortona
nel 1305.