Cara
Ilaria,
mi hai chiesto di scrivere una lettera a te indirizzata per raccontarti in
che modo, in quale senso io abbia pensato all'eredità tra donne. La richiesta
è perfetta. Se è mio il desiderio di matrimoney è da me che deve partire
questo pensiero, che non può che includere sui piani sempre inclinati delle
nostre relazioni te-Ilaria e te-Francesca, ma anche te-Costanza e te-Donatella
e tante altre (altri) te che vorranno tessere insieme la tela di matrimoney.
E' una
tela che si costruisce ogni giorno e cresce a vista d'occhio e che pure richiede
un lavoro inverso di disfieri, come direbbe Luisa Muraro, per rintracciare
i lasciti, le donazioni, le eredità…
Cara
Ilaria,
ho pensato e ripensato a questa parola "eredità", che è poi diventata nel
nostro linguaggio matrimoney, intesa come eredità della madre, frutto della
genealogia di donne che si passano beni di mano in mano…
Giravo
in motorino per Roma, rifacevo il letto o innaffiavo le piante del mio terrazzo
e pensavo: non potrei fare niente se all'inizio della mia storia non ci fosse
mia madre e mio padre. Non sono niente senza i miei legami, "non mi nasco
da sola". Questo è già un lascito importante. E' un pensiero nato da una nostra
importante amica, di nome Gianna Mazzini.
E prima di Gianna c'era Gabriela Marsili, "era lì dall'inizio" si potrebbe
dire parafrasando Virginia Woolf. E' grazie a Francesca che io sono andata
per la prima volta all'Università delle donne di Roma e l'ho incontrata. Era
il 1990. Pensavo che avrei riattraversato la cultura con un ottica di genere.
Non credevo che ad essere riattraversata sarei stata in primo luogo io e che
ne sarei uscita profondamente cambiata, irriconoscibile.
Perché in effetti è da lì, cara Ilaria, che ho cominciato a sentire l'odore
di una nuova cultura dei rapporti tra donne.
Fine
dell'invidia, della competizione, del disvalore? Certo è lì che ho imparato
la matematica del due in disparità, del tre della mediazione... Sguardi larghi
tra simili, che abbracciano spazi prima impensati, ottiche da condominio che
improvvisamente vengono spazzate via.
Non siamo tutte, non siamo genericamente in tante, c'è un rispetto per ciascuna
e una nuova storia che si scrive a partire da me a te, da te ad un'altra,
e così via. Che incredibile scoperta!
Durante il seminario "Madri e Figlie", Gabriela parlava con gli occhi socchiusi
e quel suo modo lento e cadenzato di snocciolare le parole, assaporandole
un momento prima di pronunciarle, non posso dimenticarlo. E insieme il modo
in cui ha levato alla cultura la sua innocenza, quel velo neutro, quella parvenza
rassicurante di oggettività. E' stato come un precipizio. Io non volevo crederle,
le chiedevo le "prove". Gabriela è stata paziente e, durante una lezione supplementare,
le prove sono venute a galla. E così io ho cominciato a crederle, ad avere
fiducia…
E'
stata lei, del resto, a favorire l'incontro con Gianna, una giovane regista
che aveva girato un film di figlie e madri. La relazione con Gianna, mia,
e di almeno una decina di altre donne, che facevano già parte del gruppo denominato
"le figlie" tra cui Francesca e Costanza con cui l'avventura era già cominciata
da qualche anno, ha messo al mondo un nuovo insieme, multiforme ed esaltante,
che più tardi abbiamo chiamato osf.
Cara Ilaria,
la storia di osf la conosci meglio perché e lì che sei approdata anche tu
dopo alcuni anni, grazie ad un'altra figura importante di questa storia: Loredana
Rotondo.
Quando mi hai chiesto di scriverti questa lettera, che ha avuto una lunga
incubazione, mi è tornata alla memoria un'immagine importante della mia vita.
Ero al funerale della mamma e, finita la cerimonia, mi sono trovata sulla
navata destra della chiesa. Gabriela e Loredana, simili a due colonne, mi
stringevano ciascuna una mano, ed io sfilavo dinanzi a loro rassicurata da
quel gesto di affetto, per me altamente simbolico. Morta mamma toccava a loro
seguirmi, spingermi ed esserci.
L'eredità è per me racchiusa in quel movimento in due tempi: di radicamento
e slancio successivo, di ritorno a loro e di proiezione in avanti, di sostegno
e di libertà. Senza questa grande "scuola" alla spalle, senza quelle maestre,
non sarei dove sono ora, non sarei quello che sono oggi e non esisterebbe
neppure il nostro amato "web".
un
bacio
Flaminia
Ilaria Dragoni, informatica, è la web-magistra del sito. Mette in linea
matrimoney interagendo con i testi di Flaminia Cardini, mass-mediologa,
la grafica curata da Francesca De Pascale, architetta, le suggestioni di Costanza
Longo, restauratrice. Un grazie speciale va a Stefania per l'aiuto nella trascrizione
dei testi.
Matrimoney è il luogo in cui vivono e si espandono le relazioni tra
noi, le quali a loro volta producono ricchezza in pensieri, creatività,
soluzioni tecnologiche, emozioni e saperi pronti a riconfluire nel sito e
ad accrescerlo.