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il guardarobe ricchezza e libertà nominare le differenze io, te, noi mi sento più me stessa.. la madre, l'amore, i soldi L'eredità delle donne - home page
Francesca osserva che patrimonio contiene la parola padre. E allora, chiede, l'eredità delle donne come si può chiamare? Matrimoney!: la madre, il femminile e i soldi per mettere in circolazione l'amore di sé e delle proprie simili.
Roma, 6.6.2000

      Cara Ilaria,
mi hai chiesto di scrivere una lettera a te indirizzata per raccontarti in che modo, in quale senso io abbia pensato all'eredità tra donne. La richiesta è perfetta. Se è mio il desiderio di matrimoney è da me che deve partire questo pensiero, che non può che includere sui piani sempre inclinati delle nostre relazioni te-Ilaria e te-Francesca, ma anche te-Costanza e te-Donatella e tante altre (altri) te che vorranno tessere insieme la tela di matrimoney.
            E' una tela che si costruisce ogni giorno e cresce a vista d'occhio e che pure richiede un lavoro inverso di disfieri, come direbbe Luisa Muraro, per rintracciare i lasciti, le donazioni, le eredità…
            Cara Ilaria,
ho pensato e ripensato a questa parola "eredità", che è poi diventata nel nostro linguaggio matrimoney, intesa come eredità della madre, frutto della genealogia di donne che si passano beni di mano in mano…
             Giravo in motorino per Roma, rifacevo il letto o innaffiavo le piante del mio terrazzo e pensavo: non potrei fare niente se all'inizio della mia storia non ci fosse mia madre e mio padre. Non sono niente senza i miei legami, "non mi nasco da sola". Questo è già un lascito importante. E' un pensiero nato da una nostra importante amica, di nome Gianna Mazzini.
               E prima di Gianna c'era Gabriela Marsili, "era lì dall'inizio" si potrebbe dire parafrasando Virginia Woolf. E' grazie a Francesca che io sono andata per la prima volta all'Università delle donne di Roma e l'ho incontrata. Era il 1990. Pensavo che avrei riattraversato la cultura con un ottica di genere. Non credevo che ad essere riattraversata sarei stata in primo luogo io e che ne sarei uscita profondamente cambiata, irriconoscibile.
                Perché in effetti è da lì, cara Ilaria, che ho cominciato a sentire l'odore di una nuova cultura dei rapporti tra donne.
                Fine dell'invidia, della competizione, del disvalore? Certo è lì che ho imparato la matematica del due in disparità, del tre della mediazione... Sguardi larghi tra simili, che abbracciano spazi prima impensati, ottiche da condominio che improvvisamente vengono spazzate via.
                 Non siamo tutte, non siamo genericamente in tante, c'è un rispetto per ciascuna e una nuova storia che si scrive a partire da me a te, da te ad un'altra, e così via. Che incredibile scoperta!
                  Durante il seminario "Madri e Figlie", Gabriela parlava con gli occhi socchiusi e quel suo modo lento e cadenzato di snocciolare le parole, assaporandole un momento prima di pronunciarle, non posso dimenticarlo. E insieme il modo in cui ha levato alla cultura la sua innocenza, quel velo neutro, quella parvenza rassicurante di oggettività. E' stato come un precipizio. Io non volevo crederle, le chiedevo le "prove". Gabriela è stata paziente e, durante una lezione supplementare, le prove sono venute a galla. E così io ho cominciato a crederle, ad avere fiducia…
            E' stata lei, del resto, a favorire l'incontro con Gianna, una giovane regista che aveva girato un film di figlie e madri. La relazione con Gianna, mia, e di almeno una decina di altre donne, che facevano già parte del gruppo denominato "le figlie" tra cui Francesca e Costanza con cui l'avventura era già cominciata da qualche anno, ha messo al mondo un nuovo insieme, multiforme ed esaltante, che più tardi abbiamo chiamato osf.
              Cara Ilaria,
               la storia di osf la conosci meglio perché e lì che sei approdata anche tu dopo alcuni anni, grazie ad un'altra figura importante di questa storia: Loredana Rotondo.
              Quando mi hai chiesto di scriverti questa lettera, che ha avuto una lunga incubazione, mi è tornata alla memoria un'immagine importante della mia vita. Ero al funerale della mamma e, finita la cerimonia, mi sono trovata sulla navata destra della chiesa. Gabriela e Loredana, simili a due colonne, mi stringevano ciascuna una mano, ed io sfilavo dinanzi a loro rassicurata da quel gesto di affetto, per me altamente simbolico. Morta mamma toccava a loro seguirmi, spingermi ed esserci.
                L'eredità è per me racchiusa in quel movimento in due tempi: di radicamento e slancio successivo, di ritorno a loro e di proiezione in avanti, di sostegno e di libertà. Senza questa grande "scuola" alla spalle, senza quelle maestre, non sarei dove sono ora, non sarei quello che sono oggi e non esisterebbe neppure il nostro amato "web".
                                             

                                                                              un bacio
                                                                              Flaminia


Ilaria Dragoni, informatica, è la web-magistra del sito. Mette in linea matrimoney interagendo con i testi di Flaminia Cardini, mass-mediologa, la grafica curata da Francesca De Pascale, architetta, le suggestioni di Costanza Longo, restauratrice. Un grazie speciale va a Stefania per l'aiuto nella trascrizione dei testi.
Matrimoney è il luogo in cui vivono e si espandono le relazioni tra noi, le quali a loro volta producono ricchezza in pensieri, creatività, soluzioni tecnologiche, emozioni e saperi pronti a riconfluire nel sito e ad accrescerlo.