Carducci

Giosuè (Val di Castello 1835 - Bologna 1907). Ribelle antiromantico e antrimonarchico restò senza lavoro per sospetto liberalismo e fu poi colpito dal suicidio del fratello e dalla morte del padre. Nel 1860 a 25 anni venne nominato docente all'università di Bologna. Attaccò i mazziniani e democratici e la Destra storica responsabile del fallimento della III guerra d'Indipendenza. Nel decennio 1860, quando l'Italia e i repubblicani, i risorgimentali, sono travolti dal crollo delle illusioni riposte nella Francia, da scandali parlamentari, dalla sconfitta di Lissa, da Mentana, Carducci espresse la sua ira e il suo odio per la società. Nel 1863 pubblicò la poesia laica ed anticlericale "L'Inno a Satana". Ma dopo la presa di Roma e l'avvento al potere della sinistra (1876), assunse posizioni più moderate. Nel 1870 scomparvero il figliolo Dante di meningite e la madre. Nel 1878 incominciò la fase monarchica dopo un incontro con la regina Margherita alla quale dedicò un'ode, e approvò la politica antisocialista e colonialista di Crispi. Nel 1890 venne nominato senatore. Ottenne il Nobel nel 1906, ma da tempo era colpito da paralisi e morì l'anno successivo.

Tra le opere ricordiamo: "Juvenilia" (1850-1860), che rievoca gli autori classici ed egli stesso si definisce "scudiero dei classici"; "Levia gravia" (1861-1871), "Giambi ed Epodi" (1867-1879), "Rime nuove" (1861-1887), che contengono rievocazioni storiche, descrizioni di paesaggi maremmani, liriche autobiografiche. "Odi barbare" (1877-1893).

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