D'Annunzio

Gabriele (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938). Visse da giovane a Roma all'insegna della mondanità e del culto per l'estetismo a cui rimase fedele fino alla fine della sua vita. Il romanzo "Il piacere" (1889) ne è una testimoninaza efficace. Il "superuomo" della filosofia di Nietzsche per D'Annunzio si traduce nell' ideale estetico da realizzarsi con una vita inimitabile condotta dal "Poeta Vate", guida della nazione. In realtà la decadenza e la solitudine, il vuoto stesso di questi valori traspaiono dalle sue poesie e specialmente nella raccolta "Alcyone", dove la contraddizione tra la natura, vista come madre inimitabile e perenne di ogni bellezza e la precarietà dell'uomo che non può imitarla se non in modo apparente, si trasforma in un melanconico senso della caducità delle cose. Questo aspirazione alla identificazione tra uomo e natura ed alla divinizzazione della vita è alla base della poesia dannunziana. E' in nome di questi ideali che fu un grande sostenitore e partecipe della prima guerra mondiale dove combatté come aviatore gettandosi in imprese audaci come il famoso lancio di volantini su Vienna. Sulla scia di questi miti nacquero le successive imprese di tipo militare e individualiste, come l'occupazione di Fiume (1919) e l'adesione al fascismo.

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