Mallarmé - Ungaretti

Ungaretti parla del suo debito verso Mallarmé e Rimbaud.

"Mi sembrava che musica e parola, parola e danza, il ritmo fosse all'origine della poesia umana, e tuttavia accompagnasse i moti della nostra natura. Ma oggi, un amico che mi è carissimo, Soffici, vorrebbe farmi credere che sia stranezza da decadenti, la musica nella poesia.

Mi sembrava fino ad oggi che la parola avesse qualche realazione con l'udito; mi sembrava che il ritmo fisico, danza, passo, corsa, battiti del cuore, chiaroscuro delle sensazioni, e il ritmo dell'anima, passioni fugaci, senso della gioventù (eternità fuggitiva), senso dell'eterno (ferma verità), cercassero, per i poeti, nelle parole, cioè in oggetti sonori, il loro ordine (...)

No, Mallarmé non era un poeta maledetto, un segnato da Dio. In quel momento della poesia francese, egli precisamente rappresentava la reazione allo spirito baudelariano, e la sua poesia era la manifestazione dello pirito olimpico, contro quel miscuglio michelangiolesco di cielo e d'inferno che è opera di Baudelaire (...) Bisogna vedere, nel suo trattato di lingua inglese, quali sorprendenti sinonimi egli sappia trovare, raggruppando le parole in famiglie fonetiche, e quale luce gettare sul mistero della formazione delle parole."

(Ungaretti, Per Mallarmé, Il Tevere, 28-9-29,).

 

 

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