Stile: il processo di innovazione

Scrive Giorgio Luti:

"Il processo di saldatura tra condizione umana ed esperienza stilistica può essere racchiuso tra i primi mesi del 1915 e il dicembre dello stesso anno. E certamente il passaggio tra il vecchio e il nuovo modo di fare poesia non è brusco e improvviso, se immagini e stilemi della prima maniera futurista-lacerbiana-crepuscolare ancora permangono nel Porto sepolto del 1916 e nell'Allegria di naufragi del 1919. L'abbandono di quel primo registro stilistico sarà cosa lunga e difficile e impegnerà il poeta in un lavoro costante di rielaborazione come è dimostrato dalle numerose varianti. Pur tuttavia la revisione sarà perseguita, anche a distanza di molti anni, nello spirito e nella direzione stabiliti nei giorni della guerra, in un ritorno alle origini, allo spazio in cui erano nate le poesie dell'Allegria.

Sta di fatto che il valore della parola è scoperto d'impeto nella serie del porto sepolto. (...) Ma inutile insistere sulla innovazione di questa poesia, sulla rottura definitiva che il vocabolo primordiale di Ungaretti opera nel tessuto tradizionale della lirica italiana. Gianfranco Contini ha osservato che alla scoperta della parola come 'monade', come autonomia, Ungaretti giunse solo alla fine di un processo di raccoglimento favorito certamente dalla guerra; ma preventivamente si accollò il compito di distruggere "le meccaniche formule sintattiche che condizionano la parola", la "fraseologia aprioristrica", i "legami obbligatori della parola nel discorso". La dinamite necessaria a quella esplosione -dice Contini- gli fu data appunto dall'esperienza parigina, dall'approfondimento del contatto col "gran distruttore" Mallarmé. D'altra parte l'antistroficità dell'Allegria, il suo monadismo, doveva essere superato nel lavoro dell'immediato dopoguerra, portato alle soglie del 1932 con il lungo percorso del Sentimento del tempo."

(Luti, Ungaretti, Mursia, 1993, pag. 112 - 114)

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