Evoluzione

I due brani che seguono raccontano l'evolversi della storia di Piera; in "Piera 2" si leggerà di un rapporto più maturo e cosciente e in "Farfalle" dell'amarezza di quel che poteva essere e non è stato

Piera 2
(Vent'anni dopo )
Giugno 1999

Era bruttissima quella giornata d'inverno, pioveva e faceva freddo; quasi annottava, per il cielo carico di nuvoloni neri, ed erano appena le tre del pomeriggio; per di più la mia vettura si era fermata per un guasto ed avevo bisogno di un telefono per chiamare un meccanico.

Mi trovavo nei pressi di Baltimora, nel Maryland; ero ritornato in America dopo vent'anni; ufficialmente per affari, in realtà alla ricerca di un sogno lontano ma non dimenticato, alla ricerca di Piera, la studentessa sedicenne che tanta importanza aveva avuto nella mia vita; mi ero allontanato da lei per la troppa differenza d'età, per non turbare la sua estrema giovinezza, e non mi ero mai sposato; mi ero innamorato di lei ed ero rimasto fedele al suo ricordo, perché nessun'altra donna aveva potuto soppiantarla nei miei pensieri.

Giunto in America l'avevo cercata a lungo nei posti dove l'avevo incontrata vent'anni prima, chiedendo di lei presso la segreteria della scuola dove studiava, mi avevano dato il suo vecchio indirizzo e le mie successive ricerche mi avevano portato nei pressi di questo paesino, poco lontano da Baltimora; avevo un indirizzo e lo stavo cercando, e qui la vettura mi aveva piantato.

Mi guardo intorno e nel velo di pioggia intravedo una casa poco distante; scendo dalla vettura e arrivo di corsa alla porta già bagnato fradicio, busso e dopo un po' una signora ancora giovane, notevolmente bella e sexy, mi apre la porta e mi chiede cosa desidero; indossa una vestaglia che le aderisce al corpo, disegnandolo in modo tale che per un momento perdo di vista lo scopo per cui sono venuto; sento di desiderarla e quasi benedico il guasto alla vettura che me l'ha fatta incontrare.

Inoltre il suo bel viso ha qualcosa di familiare, di già visto ma non realizzo, ed anche lei mi guarda con attenzione, interesse e la vedo perplessa; le racconto in uno stentato inglese quanto mi è successo e lei mi invita ad entrare, gentilissima ma un po' timorosa, è sola in casa e mi indica il telefono; cerco il numero di una officina meccanica sull'elenco e faccio la mia telefonata; il meccanico mi dice che non può venire prima di tre ore ed io mi rassegno ad aspettare.

Ringrazio la signora e faccio per andarmene, sia pure a malincuore; vedo che mi fissa con molta attenzione e curiosità poi, accorgendosi che sono tutto bagnato, arrossendo mi dice di restare in casa ad aspettare l'arrivo del meccanico... intanto potrò asciugarmi e stare al caldo e non a morire di freddo in vettura.

E' quello che speravo mi dicesse ma mi chiedo perché sia così disponibile verso di me; va bene essere gentili, ma mi sembra lo sia troppo verso un estraneo; la guardo intensamente e più la guardo più il suo volto mi sembra familiare, come se già l'avessi conosciuta; incomincia a sorridere e ricambia l'intensità del mio sguardo, poi:

"Tu sei Vittorio, vero?" mi chiede, parlando in italiano.

Rimango impietrito, incredulo, poi una luce si accende nella mia testa;

"Piera?!" Non riesco a capacitarmi, a credere; la cercavo e la trovo così per caso;

"Si, sono Piera."

Mi gira la testa e non riesco a parlare; averla cercata tanto e trovarmela davanti all'improvviso, in quel modo inatteso è troppo anche per me.

"Ma ... ", cerco di dire

"No, zitto!" dice mettendomi un dito sulle labbra, "parleremo dopo, ora farai bene ad asciugarti prima di prenderti un malanno, anzi fa una doccia mentre ti preparo un caffè ed un cognac; hai fame?"

"In questo momento non so che ho! Non capisco niente."

Sorride, mi prende per mano e mi guida al bagno dove mi da degli asciugamani ed un accappatoio ... forse del marito; porta una fede al dito della mano destra.

"Su! Fa la doccia, riscaldati ed asciugati; metti l'accappatoio intanto che metto i tuoi vestiti ad asciugare; io vado a fare il caffè ... all'italiana", aggiunge sorridendo.

Mentre faccio la doccia penso alla sua padronanza di nervi, al controllo che riesce ad esercitare sulle sue emozioni; è molto diversa dalla ragazzina impaurita che avevo conosciuto; molto più sicura di se ed è diventata una bellissima donna sensuale come solo le casalinghe sanno esserlo a volte, con quell'aria pulita ed onesta sotto la quale immagini che nascondano abilmente la loro sensualità e che ti induce a pensare a come debbano scatenarsi nell'intimità; mi eccito quasi sotto la doccia.

E non l'avevo riconosciuta subito; era rimasto in me per vent'anni il ricordo fisico di una ragazzina bella e acerba e mi aveva preso di sorpresa questa figura di donna ancor giovane, piena, matura, bella e femmina.

Indosso l'accappatoio ed un paio di pantofole che ho trovato in bagno, ritorno nel soggiorno e siedo sul divano.

Piera arriva sorridente col caffè ed il cognac; siede vicino a me, mi versa il caffè, poi si appoggia allo schienale a metà girata verso di me con le gambe ripiegate sotto di lei.

Bevo il cognac di colpo poi sorseggio il caffè.

Ci guardiamo ed i nostri occhi pongono mute domande.

"Piera! Piera! Quanto tempo! Vent'anni sono passati dalla prima volta", esclamo infine, sentendomi stupido e pensando che avevo sognato questo incontro per tutto quel tempo per poi dire queste cretinate.

"Si, vent'anni! Prima eri arrivato troppo presto... ora troppo tardi!" risponde mostrandomi la fede al dito.

Mi versa un altro cognac.

Incominciamo a parlare di noi... mi racconta di essersi sposata subito dopo aver finito le scuole, di non essere andata all'università come avrebbe voluto, che il marito era un uomo molto buono, che se lo era scelto lei e che amava moltissimo, che aveva avuto due figli, una femmina, ora sposata, ed un maschio; le dico di me, che al mio ritorno dall'America avevo lasciato la mia donna di allora e di non essermi mai sposato perché avevo sempre pensato di ritornare da lei un giorno, che ero stato innamorato di lei; e che lo ero ancora.

"Anch'io sono stata innamorata di te per molto tempo e forse ancora lo sono; anzi, tu sei stato il mio primo amore e vederti qui oggi, così vicino a me, mi mette in uno strano stato d'animo, di paura, di gioia e di ansia; io stessa non mi capisco."

La fisso intensamente e nel mio sguardo legge i miei pensieri, il desiderio che provo per lei ed arrossisce; capisco che anche lei è attratta da me, che mi desidera, e che la situazione le fa nascere idee inusuali ed in un certo senso moleste, perché non ha mai fatto l'amore, ne sono certo, con altri se non col il marito; moleste ma piacevoli e la novità della cosa deve essere estremamente eccitante per lei.

Le prendo una mano tra le mie, la trattengo poi gliela bacio sul palmo premendovi dolcemente le labbra e alitandole sopra il fiato caldo, sento il suo profumo di donna e lo respiro a lungo, mentre vedo la pelle del suo avambraccio incresparsi e lei arrossisce violentemente quando l'avvicino a me per baciarla sulla guancia che sento bruciante.

"Ti prego! Fermati, non tentarmi."

"Come non tentarmi? Sono venuto apposta dall'Italia per cercarti e ti ho trovata. Sono vent'anni che sogno questo momento e tu mi chiedi di fermarmi? Mi sono fermato vent'anni fa quando avevi sedici anni, e forse ho fatto male anzi senz'altro ho fatto male e ti ho perduta, ed ora che ti ho qui, tra le mie braccia, ed hai anche tu voglia ... mi dovrei fermare?"

"Si! Ne ho voglia anche io e sono vent'anni che penso a questo momento, ma non mi sembra giusto; ho una famiglia, un marito e due figli... "

"Ti sembra più giusto che sia io a rinunciare? Ancora?"

"Forse lo sarebbe... " la sento esitante e non mi controllo più come avevo fatto vent'anni prima.

Le circondo le spalle con un braccio e l'avvicino a me stringendola... si abbandona sospirando e sento i suoi seni, quei seni che avevo accarezzato vent'anni prima, premere contro il mio petto; la bacio sulla bocca e, insinuando la mia mano tra i lembi della vestaglia, li trovo sodi e già nudi, prendo tra le dita i suoi capezzoli, duri e che continuano ad indurirsi... mentre lunghi brividi la percorrono e sento il fruscio delle sue calze di nylon quando le sue cosce si sfregano frementi e nervose l'una contro l'altra; mi sono eccitato ed il gonfiore si nota sotto l'accappatoio... le prendo la mano e gliela guido sul mio desiderio che lei stringe; poi mi cerca sotto l'accappatoio, se ne impadronisce e comincia ad accarezzarlo, tirando la pelle in giù ed in su, sfiorandone la testa con la punta delle dita; apro l'accappatoio e mi stendo sul divano attirando la sua testa ... apre la bocca e mi accoglie, avvolgendomi con la lingua e col suo calore.

Mentre la sua bocca e la sua mano mi stringono dolcemente cerco sotto la sua vestaglia e accarezzo il nylon delle sue calze e più su la pelle delle cosce di seta, risalendo lentamente fino ad incontrare le mutandine, ne scosto l'orlo e finalmente mi impossesso del mio ventennale sogno, caldissima e già bagnata di piacere.

La fermo prima che mi faccia godere, mi rialzo, la spoglio della sua vestaglia e delle mutandine, e la faccio stendere, nuda... completamente nuda, sul divano e comincio ad esplorare tutto il suo corpo con la lingua dal collo fino alle caviglie, lungo la spina dorsale, affondo la bocca ed il naso sotto le sue ascelle inebriandomi dell'odore del suo sudore, le accarezzo il culo, le cosce poi, girandola, ridiscendo con la lingua fin dietro le ginocchia, risalgo per l'interno delle cosce fino all'inguine dove la pelle si fa dolcissima, respiro il suo piacere alla sorgente che finalmente lecco succhiando golosamente il duro clitoride, mentre un mio dito si insinua nell'altro ingresso più nascosto.

Si contorce voluttuosamente, "continua, mi piace.. hmmmm", sospira; continuo e risalgo con la lingua lungo la pancia, l'ombelico, i seni, il collo ed ancora la bocca.

Salgo sul divano e mi stendo su di lei... tra le sue accoglienti cosce aperte... con la mano mi guida sulla sua apertura e si offre venendomi incontro... spingo e mi ritrovo in un caldo ed umido paradiso... dove mi soffermo a lungo, facendolo entrare tutto; mi affanno con impeto ed amore su e giù per un lungo tempo... portandola all'orgasmo più volte; sento il risucchiante rumore dei suoi muscoli vaginali che mi attirano dentro di lei e mi stringono, quasi a non volermi lasciare più; nel frattempo il mio dito nel suo buco posteriore continua ad abituarla e prepararla ad una presenza più grossa e consistente ... finché la giro sulla pancia... le apro le due semisfere con le dita per metterne in vista lo sfintere, vi appoggio la punta e le dico di spingere; lei si solleva verso di me mentre io sto fermo... voglio che si inchiodi da sola per non farle male... e quando la punta è dentro io l'aiuto con un colpo e, lubrificato dal suo piacere di prima, sono tutto dentro di lei ed incomincio un lungo va e vieni, mentre la mia mano l'accarezza davanti:

"Si, così! Vai, vai, vai Vittorio, continua, mi piace, è bellissimo... hmmmm, mi fai male ma non m'importa... continua ... sto per godere ancora... si, si così !"

Continuo e non mi trattengo più; godo, come mai prima o almeno in quel momento penso di non aver mai goduto così, e la riempio del mio bollente amore mentre la mia mano è nel lago del suo piacere; poi mi abbandono su di lei respirando affannosamente sul suo collo... stanco ma felice... soddisfatto.

Dopo vent'anni, finalmente!

Sono quasi passate le tre ore, in attesa del meccanico, anzi sono volate; Piera ha riassunto in quelle tre ore vent'anni d'amore non vissuto e lo ha fatto in un modo che raramente mi era capitato prima con quella intensità, con altre donne; forse certamente è successo a lei quello che è successo a me... cioè una sorta di magia dovuta a quell'antico amore frustrato e finalmente soddisfatto che non ci ha permesso di restare indifferenti, che ci ha violentemente attratti ancor prima che ci riconoscessimo.

E' la prima volta che tradisce il marito e non pensava che la cosa fosse possibile... forse si era chiesta altre volte come potesse essere a farlo, ma non aveva mai trovato ne il coraggio ne l'occasione o piuttosto la voglia di farlo... era come un pensiero nascosto che quando le si presentava in testa si affrettava a scacciarlo infastidita; quando vedeva un film o leggeva un libro in cui c'erano descritte scene di tradimenti coniugali, si poneva la domanda... ma non si dava una risposta, non si poneva il problema.

Poi ha reincontrato me e ha trovato la risposta ai suoi interrogativi... ha dato sfogo ai suoi pensieri nascosti trasformandoli in realtà, ha tradito il marito e la cosa la rende infelice e felice nello stesso tempo... infelice perché si sente male pensando al marito che ama e la ama e che non merita quel che lei ha fatto; felice perché ha finalmente vissuto realisticamente il suo primo amore, perché un piacere nuovo e sconosciuto che la rende più cosciente del suo essere donna si è affacciato nella sua vita; ed è un piacere che è solo suo e non toglie niente al marito, non lo ha provato contro il marito per disprezzo o diminuito amore, lo ha provato solo per suo beneficio, per realizzare un suo lontano sogno nascosto, arricchendo la sua conoscenza e la sua femminilità.

Prima di andarmene, dopo che la vettura è riparata, le chiedo di rivederla ancora e quando; non mi dà il suo numero di telefono ma chiede il mio ed io le do quello del mio cellulare:

"E' più sicuro se ti chiamo io... se chiami tu potresti trovare mio marito e non sarebbe prudente; evitiamo storie";

"Hai ragione!"

Mi riavvicino a lei e le do un bacio di arrivederci stringendola teneramente e lei mi ricambia con impeto aderendo tutta a me.

Ci baciamo a lungo, come se non dovessimo più rivederci, e la sento tremare tra le mie braccia; ricominceremmo a far l'amore ma il buonsenso prevale; è quasi l'ora del ritorno a casa del marito e non è il caso di far succedere una tragedia.

Ci stacchiamo a malincuore e, dopo un ultima carezza sul suo bel volto, rimonto in vettura e parto, salutandola con la mano.

Guidando rifletto sullo strano, meraviglioso incontro e cerco di trovare il perché a volte succedono cose che possono sconvolgere, sia pure in modo piacevole, la vita degli esseri umani; che da un guasto alla vettura, in una giornata di pioggia, possa succedere che avrei incontrato per caso proprio la persona che sono venuto a cercare; tra tante contrarietà ti capita un avvenimento positivo, tra tante erbacce puoi trovare uno splendido fiore.

Non riesco a trovare una ragione ne a darmi una risposta, ma accetto il fatto che tutto può succedere, nel bene e nel male e che quello è stato un giorno fortunato, più che fortunato, felice.

Trascorro il resto della giornata, che a quell'ora può considerarsi conclusa, col pensiero di Piera in testa; ceno e vado a dormire; la sogno e continuo a fare l'amore con lei più volte; la mattina dopo mi ritrovo nel letto con le macchie essiccate del mio amore notturno.

Grande notte!

La sua telefonata non arriva, ed sono tentato di ritornare da lei ma mi costringo ad attendere, a rispettare la sua pace e la sua tranquillità; non posso compromettere con la mia impazienza la sua vita futura... smanio, mi annoio ma attendo.

Tre giorni dopo mi chiama:

"Ciao, sono Piera, ti è possibile venire subito?"

"Certo amore! dammi mezz'ora e sono da te... "

"Amore? mi chiami amore?"

"Si, ti chiamo amore! non ho smesso un solo minuto di pensarti."

"Anche io ti ho pensato... amore."

"Arrivo! Volo!"

Mezz'ora dopo sono davanti alla sua porta e lei doveva aspettarmi guardando da dietro le tendine, perché mi apre ancor prima che bussi.

Non mi da il tempo di salutarla; mi si avvinghia al collo ed incomincia a baciarmi aderendomi tutta strettamente, sento il suo seno già ansante premere contro il mio petto ed i suo basso ventre che spinge contro il mio, già duro e dolorante.

"Finalmente! sei qui... amore... Vittorio... hmmmm" dice continuando a darmi piccoli rapidi baci sulla bocca, sulle guance, sul collo."

"Si, sono qui e non vedevo l'ora; mi hai fatto aspettare tre giorni", rispondo in tono di lieve rimprovero e ricambiandola con altrettanta foga.

"Non mi è stato possibile prima, ma ora sei qui".

Siamo in piedi vicino al divano, sul tappeto; continua a baciarmi scendendo sul petto, mentre mi apre la camicia tirandola fuori dai pantaloni...:

"Resta fermo", mi dice, "faccio io".

Mi si inginocchia davanti, abbracciandomi alle anche e premendo il volto sull'evidente gonfiore; con una mano tira giù la lampo del pantalone, introduce la mano, abbassa l'elastico degli slip e lo estrae, ormai sul punto di scoppiare, tira in basso la pelle mettendone a nudo la testa, che lei accarezza con le sue labbra turgide e con la guizzante lingua e lo accoglie voracemente nella sua caldissima bocca,facendolo entrare quasi tutto.

Mi sento mancare dal piacere e sento che anche lei è eccitatissima, perché trema ed è sempre più impaziente; le sue labbra mi stringono e ne sento la pressione, si tira indietro facendolo uscire quasi tutto fino a trovarsi la punta tra le labbra, la stringe ritmicamente avvolgendola anche con la lingua... poi di colpo lo ingoia di nuovo, quasi fino alla radice, stringendo dolcemente ed accarezzando il resto che ha tirato fuori dai pantaloni.

Non resisto più, non riesco a trattenermi e le scarico il mio piacere in bocca, con lunghi e copiosi fiotti.

Lei non ne perde una goccia e continua ancora ad succhiarlo fino a che comincia a diminuire di volume; se lo toglie di bocca ma lo tiene teneramente in mano; alza gli occhi verso di me....:

"Volevo che tu godessi, amore! Sono brava vero?"

"Sei divina! un dono del cielo".

La sollevo facendola rimettere in piedi e la bacio pieno d'amore, riconoscente per il regalo che mi ha appena fatto; sento sulla sua lingua il sapore salato del mio piacere; lei non mi ha lasciato e continua a stringerlo nella mano.

Un po' ansanti sediamo sul divano; le circondo le spalle col mio braccio e la stringo a me, baciandola teneramente sulla guancia, sul collo e stuzzicandole l'orecchio con la lingua; facendole sentire il mio alito caldo sul collo le provoco brividi di piacere e mentre lei continua a giocherellare con me, la mia mano si è insinuata nella scollatura della camicetta, sbottonandola, alla ricerca dei suoi seni, che metto a nudo liberandoli dal reggiseno e li accarezzo dolcemente, sfiorando appena i capezzoli che si indurirono, increspandosi; chino la testa e glieli bacio, poi li prendo in bocca, prima l'uno e poi l'altro, succhiandoli ed accarezzandoli rapidamente con la lingua, mentre la mia mano è scesa sulle sue ginocchia e risale piano tra le sue cosce che lei allarga un po' per facilitarmi la ricerca del suo umido e caldo paradiso, offrendosi alla mia carezza, mentre mi stringe più forte a se.

Scosto l'orlo delle mutandine insinuando le dita sotto; la mia mano incontra il suo folto pelo che pettino con le dita e che mi provoca una sensazione esaltante, ed accarezzandolo sento le grandi labbra, che apro alla ricerca del suo umidore e del clitoride già duro e che si indurisce di più, sotto la carezza del mio dito medio che col polpastrello ci gira intorno stuzzicandolo e provocandole dei sussulti di piacere, che lei manifesta anche mugolando e stringendosi ancor di più a me.

La spoglio completamente ed anche io mi metto nudo; la faccio stendere sul divano, le apro le gambe e la mia bocca si impossessa del suo clitoride, succhiandolo a lungo ed accarezzandolo con la lingua, mentre il mio dito medio le si insinua dentro e l'indice solletica forzando un po' il suo buco dietro.

Giunge rapidamente all'orgasmo, sussultando, con un lungo gemito, offrendosi di più mentre le sue mani mi premono la testa contro di lei.

Calmatosi il fiatone, mi sdraio il sul divano e la faccio mettere su di me, in modo che la mia testa si trova tra le sue cosce aperte ai lati del mio collo ed il suo paradiso a portata della mia bocca, mentre lei è già sopra di me a succhiarmelo come solo lei sa fare.

Mi succhia ed io la lecco, accarezzandole le natiche e le cosce, mentre col bacino vado incontro al suo su e giù, facendoglielo entrare più profondamente in bocca.

Gode ancora premendomi la figa sulla bocca, la mia testa convulsamente stretta tra le sue cosce, gridando quasi, abbandonandosi su di me, facendomi sentire i seni sullo stomaco.

Si calma dopo un po' e la faccio ridistendere sul divano; mi piazzo tra le sue cosce e lei me lo prende, lo strofina contro di lei, allargando le grandi labbra e lo punta sulla apertura; mi viene incontro ed io do un colpo scivolando tutto dentro di lei.

Non credo che in paradiso si provino sensazioni simili!

O forse il paradiso è questo.

La chiavo a lungo, con colpi lenti e profondi mentre sento la sua vagina che mi stringe, quasi fosse una mano, con delle contrazioni ritmiche che provocano altre dilatazioni della testa.

Comincia a stringermi di più ed a mugolare, mentre si agita più in fretta sotto di me:

"Si! così amore mio! vai più forte! hmmmmm sto per godere! vieni, godi anche tu! godiamo insieme"; lunghi fiotti caldissimi la inondano e lei mi stringe convulsamente a se, affondandomi le unghie nelle spalle e mordendomi sul collo.

Un incontro d'amore così potevo solo immaginarlo; non avrei mai creduto di poterlo fare davvero, non con quella intensità di sensazioni almeno... ma queste sono dovute all'amore che sento per lei... e a quello che lei sente per me.

Spesso, nel corso dei vent'anni passati, mi ero trastullato a pensare a come potesse svolgersi un possibile incontro con Piera ma mai, sia pur nei miei più arditi voli di fantasia o nelle mie immaginarie raffigurazioni più oscene ed audaci, mi ero soltanto avvicinato a quello che sto vivendo.

Ed io avevo perduto vent'anni ad attendere; avevo rinunciato a tutto questo per non aver avuto il coraggio di osare; certo c'era la differenza di età ma almeno questi vent'anni e forse più li avrei vissuti realmente con un grande amore, non solo ad immaginarmeli, e questo è molto di più di quanto di bello possa accadere ad un uomo.

Mea culpa!

Non sempre il rispetto, l'altruismo, l'onestà e la correttezza sono paganti.

Più spesso ci si rimette.


Farfalle
Febbraio 2000

Amore mio ciao,

ti bacio e ti rimando, come mi hai chiesto, l'e-mail fantasia corretta, con qualche aggiunta centrale e con la fine modificata, così come "Piera" è stato modificato e si è evoluto in "Piera 2", che pubblicherò ma questa e-mail, questo epilogo è solo per te.

Mi hai scritto che "Piera 2" ti ha sconvolto i sensi, che ha risvegliato le tue farfalle, quelle farfalle che ti si erano rivelata la prima volta nelle fantastica sala da ballo, e che hai passato una notte insonne ma indimenticabile ad accarezzarti, per cercare di calmarle e che ci sei riuscita solo all'alba.

Nel racconto "Piera", incendio dei sentimenti, che io ho scritto un anno fa', quando mi hai chiesto come sarebbe stato tra noi se ci fossimo incontrati quando tu avevi 16 anni, io sono stato rispettoso della tua sensibilità, ho avuto paura di scioccare i tuoi 16 anni; tu ora, di rimando, ci hai aggiunto anche la fantasia del ballo, ci siamo comportati come due ragazzi ingenui o quasi; poi ho immaginato un nostro incontro 20 anni dopo, ed è venuto fuori "Piera 2" che ti ha acceso i sensi; non eravamo più ragazzi ma due adulti consapevoli cui non bastava più un bacio o una furtiva carezza.

Mi hai scritto:

"... in questi giorni ho avuto tanto tempo per pensarti ... pensavo, sai penso sempre a quante persone si possono amare allo stesso tempo, poi sono arrivata al mio amore per te e non mi va di pensare di dividere il mio cuore a metà, non voglio darti le rimanenze di un cuore ma uno tutto tuo... penso ad un doppio cuore, uno per mio marito ed uno nuovo tutto per te con dentro tutta me stessa, il mio amore e il mio pensiero; con te sono riuscita a parlare, possiamo discutere di cose che non sono casa e famiglia o lavoro anche se si parla pure di questo ... e sei molto amato, forse in queste ultime settimane abbiamo parlato poco e abbiamo scritto poco, senza parlare delle e-mail che non partono o che non si ricevono, ma non è perché ti amo di meno o che mi sono stancata, è solo un periodo come è successo altre volte... adesso il mio amore per te è più profondo, il mio tempo con te è uno dei più belli e diversi della mia vita, anche quando litigavamo era che mi spaventavo a farmi vedere da te in tutti i modi; ora non penso più, come una volta, che appena mi avessi vista tutta nuda mi avresti lasciata e so che non ho fatto uno sbaglio ad aver fiducia in te; solo che provavo e provo ancora come un senso di vergogna ma che mi eccita, pensavo e penso che nessuno, all'infuori di mio marito, ci è mai riuscito a vedermi come mi hai vista tu; tu non puoi toccarmi ma con te faccio e dico cose che con mio marito non riesco a dire e fare, non sento con lui come con te la stessa sensazione di libertà; e questo non perché siamo in Internet, sento che sarebbe lo stesso se fosse dal vero.

Come nel racconto "Piera", sarebbe stato bellissimo averti incontrato un giorno dopo la scuola ... o anche ad un ballo italiano; tu, con la tua sigaretta in bocca un po' annoiato di essere in mezzo a tutta quella gente italiana, che ti guardi attorno e mi vedi seduta ad un tavolo rotondo, insieme ad una coppia, ti sembro annoiata e non guardo la pista dove le coppie ballano, ho uno sguardo perso in chissà quale pensiero e di tanto in tanto guardo il complesso che suona e mi vedi sorridere e pensi, 'forse le piace uno, ah si quello che suona la batteria' ed invece penso ad altro, penso che non suonano bene, e che le canzoni sono sempre le stesse vecchie canzoni, non che non mi piacciono le canzoni vecchie, anzi ma di tanto in tanto desidererei sentirne una nuova, così sembra che gli anni si siano fermati, anche con la musica, sempre agli stessi anni.

Ti avvicini, 'Scusi signorina, ballerebbe con me?' al suono della tua voce, sussulto e così capisci che sto pensando a tutt'altro che al ballo o al batterista e con un 'si grazie', mi alzo e tu mi tendi le braccia, io appoggio la mano sinistra sulla tua spalla, e la destra dentro la tua sinistra che la racchiude con molta gentilezza, quasi hai paura di farmi male se la stringi un po' di più; suonano un ballo lentissimo ma mi tieni distante, pensi a quanto è pettegola la gente italiana e che sicuramente tutti i presenti conoscono la mia famiglia; io non ci penso invece, so solo che la musica la sento dentro il cuore e il tuo odore, un miscuglio di dopo barba e di sigarette, mi stordisce e incomincio a sentire il tuo calore contro di me anche se siamo appena vicini; alzo un poco la mia mano sinistra fino a dietro il tuo collo e mi avvicino di più, ti porti la mia mano contro il tuo petto e con la destra mi attiri ancora di più... le nostre gambe si muovono insieme, come se fossero legate, la tua coscia destra si insinua tra le mie e la premi contro di me in alto e ad ogni movimento io mi sento rimuovere dentro, un sussulto allo stomaco e non so cos'è, come se tante farfalle volassero dentro di me, nel cuore, nello stomaco, più giù e... tanto, tanto calore che mi da voglia di premere contro la tua coscia; so solo che mi piace, e che mi piace tanto starti vicinissima, abbassi il viso e' lo nascondi fra i miei capelli un po' lunghi, sento il tuo alito caldo contro il mio collo e il mio cuore incominciare a battere forte, ho paura che lo senti ma non m'importa... la sala da ballo e' calda con tutta quella gente ma forse sono io calda, bollente e sento che le mie farfalle sono impazzite; adesso e' il tuo cuore che batte più forte e mi sfugge un sospiro di piacere, vorrei solo che il ballo non finisse più, non ho mai ballato cosi' bene, che sono stata così bene abbracciata.

Ti amo tantissimo, non sei mai troppo lontano dai miei pensieri."

Mi scrivi ancora, a proposito del mio comportamento rispettoso dei tuoi sedici anni, quando abbiamo finto di incontrarci all'uscita della scuola:

" ... trova l'ispirazione presto per un'altra e-mail piena di fantasie... non credo che, come dici tu, sarei rimasta scioccata, forse non avrei capito tutto ma non penso scioccata; tutto quello che mi è successo nella vita, a volte è stato una sorpresa, ma per la maggior parte delle volte, mi è sembrato come se inconsciamente capissi, non so spiegartelo."

Dicendomi questo mi spingi a scriverti ora questa e-mail piena solo delle fantasie più audaci e cercherò, se possibile di farti arrossire... e spingerti ad un bel self service, perché voglio che tu goda, ma che tu goda da sola, non mi va che tuo marito profitti dell'eccitazione che ti suscito io per averne un maggior vantaggio lui che già con te ci fa l'amore davvero... maledetto lui e fortunatamente per te, ... se solo tu ti decidessi a comprare sto cazzo di vibratore! Comincerò ad insistere e ti martellerò finché te lo compri; tu sei tosta ma io di più... vedrai.

Se la fai o meno la carbonara sono fatti tuoi (credo che tu pensi che chissà che razza di porcheria devono essere gli spaghetti con le uova crude... beh ti sbagli) ma il vibratore è diverso ... sono interessato anche io al tuo piacere.

Certo che a sedici anni capivi; anche se ingenua sentivi certamente dei turbamenti, dei calori; la sessualità nasce con noi e ti sarai accorta che anche i bambini spesso hanno il cazzetto duro... non so che provino le femminucce ma qualcosa proveranno anche loro, e poi a 16 anni eri un po' più di una bambina.

Comunque tra il capire inconsciamente ed il restare scioccata c'è una differenza; mi dirai alla fine se la differenza la vedi.

Tieni presente la tua "cattiva educazione", il senso del peccato che ti avevano inculcato, la vergogna che avresti dovuto provare se facevi vedere le gambe ... non accavallarle non sta bene ... e che avevano messo lo schermo all'inferriata del balcone per non fartele guardare dai maschietti che tu guardavi giocare sotto, il non aver mai visto prima un membro maschile, anche se certamente ne avevi sentito parlare e forse anche intravisto di sfuggita quello dei tuoi fratelli distogliendo subito lo sguardo, il fatto che la verginità era il capitale più prezioso per una ragazza, insomma che il sesso era il male del mondo, ... e poi tu a sedici anni ti ritrovi con me in macchina che ne avevo... facciamo un po' i conti sul serio... tu hai 44 anni ora e 16 anni li avevi 28anni fa... tu giusto conoscevi il tuo futuro marito o lo avresti conosciuto tra un po' ed io ne avevo 39... sì, esatto, 39 ed il cazzo mi funzionava ancora e bene.

Ecco, l'ispirazione è arrivata; sono certo che anche questo epilogo risveglierà altre tue farfalle anzi aquile ... e che aquile se tu ti decidessi a comprare il vibratore e fingere che sono io dentro di te a farti vibrare.

Amore mio, mia piccola grande gioia, quella che hai tra le cosce sempre calda, umida e fremente è per me una fonte di continue ispirazioni, ce l'ho sempre in testa e la vorrei sempre davanti agli occhi, tra le mani e sull'oggetto dei tuoi desideri, delle tue voglie a stringermelo come solo tu sai fare; vorrei addirittura che mentre mi cavalchi, al momento di godere e mentre lo hai tutto dentro che ti riempie, tu ti lasciassi andare bagnando la mia pancia ... ed io farei lo stesso dentro di te.

Mi è venuto duro....

Ma averla tra le mani e là dove più la vorrei, almeno per il momento, non è possibile ma averla davanti agli occhi si; non posso pretendere che tu stia sempre con la cam in Netmeeting a mostramela, non è possibile per ovvi motivi, ma è possibile fotografartela e la vedrei finalmente infinitamente meglio che in netmeeting e mandarmene qualche foto, diverse tra loro, così potrei guardarmele a mio piacere, così come ora mi guardo i peli che mi hai mandato e respiro il tuo profumo; lo faccio almeno una volta al giorno e li accarezzo quei peli; sono pochi... ma non posso lasciartela senza peli.

Chissà se hai comprato quei sacchetti piccoli di plastica trasparente per metterci dentro il tuo piacere e qualche altro pelo... credo che te ne sia scordata.

Peccato che tu non voglia i miei; capisco, temi che tuo marito possa trovarli ed hai ragione, meglio evitare ma mi da piacere pensare che te li saresti messi negli slip a far compagnia a tuoi.

Ricordi? Eravamo in macchina, tu girata verso di me, abbracciata a me ed io ti baciavo e ti accarezzavo il seno; il tuo bacino era tra i due sedili e le tue gambe sull'altro sedile puntate contro la portiera. In quel racconto mi sono limitato ad accarezzarti il seno e a baciarti, ho rispettato il tuo pudore di vergine sedicenne; in questa lettera le cose vanno diversamente da come sono andate nel racconto, vanno come avrei voluto che andassero ma non ho osato.

Oggi oso.

Io ti bacio e penetro la tua bocca con la mia lingua.. tu impulsivamente mi porgi la tua ed io te la succhio... tu ti stringi di più a me e tremi leggermente... anche perché senti contro il tuo fianco destro quanto mi sia diventato duro ... ed io sollevo un po' il bacino per fartelo sentire meglio ed anche per dar sollievo al mio desiderio, esasperato dal tuo contatto e dal tuo profumo di giovane femmina in calore; anche il fatto di sapere di essere il primo a farti provare certe sensazioni accresce il mio desiderio.

La mia mano destra, sotto la tua maglietta, accarezza la tua pelle nuda e i tuoi seni, sviluppati ma ancora acerbi, ho spinto in su il reggiseno ed ora sono liberi e duri sotto la maglietta e nella mia mano, e le mia dita stuzzicano leggere i tuoi capezzoli che si inturgidiscono; tu continui a baciarmi ed a lasciarti baciare con un mugolio quasi continuo, mentre è la tua bocca ad afferrare tra le labbra la mia lingua... sei una allieva splendida, desiderosa di imparare e che sa d'istinto quello che deve fare.

Questo mi da coraggio e la mia mano lascia a malincuore i tuoi seni... ma si mette alla ricerca di altri siti ... si insinua sotto la tua ampia gonna a pieghe, incontra ancora la tua calda pelle nuda e risale lungo l'esterno della tua coscia sinistra fino alla curva delle natiche... che tu irrigidisci indurendole... le accarezzo a lungo e vado sotto l'orlo delle mutandine e nel solco che le divide; le stringo dolcemente ed un mio dito ti stuzzica il buco ... tu ti irrigidisci ed io insisto fino a che tu accetti la presenza del mio dito rilassandoti ed io ti penetro, esco e ti penetro ancora e ancora fino a che sento che sei pronta, che aspetti, vuoi che il mio dito ti penetri ancora e quando è dentro me lo stringi; poi ritiro la mano strisciandola lungo la parte posteriore della tua coscia ... arrivo alle ginocchia e cerco di insinuartela tra le cosce ... ma tu le tieni strette: " ti prego " ti dico, smettendo per un attimo di baciarti ... tu mi guardi a lungo negli occhi poi apri lentamente le tue cosce, come un fiore dischiude i suoi petali al primo sole del mattino, e la mia mano avanza, piano per assaporarne la dolcezza ed il calore del loro interno, fino ad arrivare all'inguine... là dove la pelle è più dolce e tenera, le mie dita scostano l'orlo delle mutandine e tutta la mia mano si posa lì, finalmente alla meta ... e la stringe con una timorosa e vittoriosa sensazione di possesso ed amore.

La trovo umida, quasi bagnata e scivolosa al tatto, la accarezzo a lungo fino a che il tuo piacere mi esplode nella mano che stringi forte tra le cosce, mentre le tue braccia quasi mi soffocano; poi pian piano ti calmi ed il respiro ti torna regolare ed io porto la mano al naso per respirare il tuo piacere; mi inebria e il dito che porto in bocca mi da il tuo sapore ed una fitta al cervello; ritorno tra le tue cosce, le mie dita si impossessano del tuo clitoride, lo stringono dolcemente facendolo rotolare tra i polpastrelli... i tuoi gemiti raddoppiano di intensità e per la seconda volta il tuo piacere lo sento sulla mia mano e sulla mia lingua, succhiata ora con accresciuta forza dalle tue labbra. Sento la tua mano che si insinua tra noi alla ricerca di quella cosa dura che ti preme il fianco... e se ne impossessa, stringendomi per la prima volta, duro e dolorante di desiderio; ma è coperto dai pantaloni.

Ti metti in una posizione più favorevole e le tue dita, cercano e trovano la lampo dei pantaloni, la tirano giù e la tua mano si insinua dentro l'apertura, abbassano l'elastico dei miei slip e se ne impossessa finalmente, trovandolo nudo e bruciante; sei un po' sorpresa dalle sue dimensioni, ma lo stringi con frenesia e, come se avessi dei ricordi ancestrali, ne fai scivolare in giù la pelle e ne accarezzi la testa, dalla pelle dolce e delicata, che si dilata sotto la carezza; ne senti l'afrore e ti abbassi su di lui per sentirlo meglio il mio odore, lo guardi attentamente per vedere finalmente da vicino quello che da sempre ti aveva incuriosito, noti la testa che si dilata sotto i miei impulsi, avvicini il naso e la bocca, lo baci, poi incoraggiata da una mia lieve carezza sulla testa e dalla mia leggera pressione, apri la bocca e lo fai entrare.

Non ce la faccio più ad aspettare; tu non sai come si fa l'amore con la bocca e ti muovi maldestramente ma i pochi movimenti della tua lingua, quasi a cercarne il sapore, ed il vedertelo in bocca sono sufficienti a vincere ogni mia resistenza e a riempirtela del mio piacere con lunghi fiotti che sei costretta ad ingoiare per non soffocare.

Ti faccio sollevare e ti riabbraccio come prima, ma tu non lo lasci e lo tieni sempre stretto nella tua manina, senti che diminuisce di volume e quasi ti dispiace; riprendo a baciarti, sento sulla tua lingua il sapore del mio piacere e lo trovo salato ma non mi dispiace; l'interno della vettura è carico dell'odore dei nostri corpi accaldati e sento in più il sentore del tuo sudore che riaccende il mio desiderio e me lo fa ritornare duro; tu lo stringi ancora ed io riprendo ad accarezzarti tra le cosce e poiché finora non mi hai negato niente non c'è ragione che mi fermi... io oso di più.

Ti faccio scendere le mutandine, afferrandole dall'elastico e tirandole verso il basso, tu mi aiuti sollevando leggermente il bacino, te le faccio scendere fino alle ginocchia e te le sfilo dai piedi... me le metto in tasca per avere un tuo ricordo; ti faccio sollevare e scivolo sul sedile accanto dove non c'è lo sterzo ... per avere più spazio, ti faccio mettere a cavalcioni su di me, in ginocchio uno di fronte all'altra... una coscia a destra e l'altra a sinistra delle mie gambe, le tue cosce sono aperte e il tuo nido anche; la tua gonna a pieghe nasconde la tua nudità e comunque, a quel punto, non te ne frega più niente di eventuali passanti; la mia mano sotto la tua gonna accarezza le tue cosce, il nido, il buco dietro ... tu mi abbracci nascondendo il volto tra il mio collo e la mia spalla, dandomi umidi e frenetici baci ... poi io lo impugno e comincio a strisciarlo avanti e indietro e quando penso di aver trovato il vergine ingresso mi fermo ... lo tengo puntato e do un piccolo colpo da sotto in su; tu dici "ahi" ed io mi fermo ancora e ti dico di calarti... di pesare su di me e di continuare e cercare di farlo entrare finché puoi:

"Ma non entrerà mai... è troppo grosso" mi dici tu spaventata;

"Stai tranquilla che entra... vedrai", ti rassicuro io e tu ti lasci facilmente convincere, piena di buona volontà e di curiosità di vedere come il mio grosso arnese possa entrare nella tua piccola fessura, ma soprattutto perché la tua piccola fessura non ti ha mai dato queste sensazioni sconvolgenti, non ti si è mai scaldata tanto, tanto da volere che qualcosa di grosso e caldo la penetrasse, la riempisse; ti siedi quasi su di me, cercando con piccoli movimenti adatti di facilitare la penetrazione e la testa comincia a dilatare l'ingresso ... tu insisti pesando ancora di più ma dopo un po' ti fermi esitante e timorosa ed io , per non perdere il momento favorevole all'entrata, ti tengo ferma per i fianchi con le mani sotto la gonna e do un forte e deciso colpo in su e te lo ritrovi dentro; tu quasi urli... io mi fermo tenendoti stretta su di me, tenendotelo piantato dentro in attesa che ti abitui alla sua presenza dentro di te e che ti si calmi ildolore; con ritmiche contrazioni lo faccio dilatare ed indurire di più, questo ti piace e ti eccita e tu cominci a muoverti dolcemente, il dolore non lo senti più o non ti importa e lo sopporti, il piacere lo supera ed io comincio a farti andare su e giù, ora lentamente poi sempre più veloce ed a fondo fino a che tu godi... perché con me tu allora hai goduto... me lo ricordo... poi ti dico che tra poco goderò anche io ... ma che mi ritirerò perché non voglio venirti dentro... c'è il rischio che tu resti incinta... tu mi dici che non c'è pericolo.. che il tuo amico rosso se ne andato due giorni fa ... ed allora non resisto più, spingo ancora più a fondo e ti inondo con la più copiosa eruzione della mia vita.

Restiamo fermi ed abbracciati, godendo ancora di qualche nostra residua contrazione, fino a che riprendiamo fiato e diminuendo di volume quasi scivolo fuori; poi col mio fazzoletto ti tampono il mio piacere che fuoriesce misto al tuo sangue ... specie in quella posizione... te lo lascio ed io mi ripulisco con le tue mutandine e lo rimetto nei pantaloni... e sono costretto a ridarti le mutandine per tenere fermo il fazzoletto... non puoi rientrare a casa col rischio che qualcosa ti coli lungo le gambe.

Mi guardi con dolcezza e mi dai un lungo bacio sulla guancia... poi scendi dall'auto e, prima di chiudere la portiera, mi dici, sussurrando:

"Grazie! So che devi partire; non ti dico arrivederci ma nemmeno addio; sarà quel che sarà"

"Si, io parto domani.. debbo partire ma ritornerò tra un mese... verrò a casa tua e ti chiederò ai tuoi... e se non vogliono ... ti rapisco ".

Richiudi la portiera e ti allontani, ti giri e mi fai un gesto di saluto con la mano, un sorriso ancora; poi giri l'angolo e ti vedo sparire; divento triste ... ma so, ora so che ritornerò.

Amore, sarebbe stato bello se le cose fossero andate così... ma non ci siamo nemmeno incontrati... non ci siamo mai visti e ci incontriamo 28 anni dopo su Internet ... a lavorare di fantasia... meglio così che niente.

Però... sarebbe stato bello!

Ti amo.

Vittorio

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