La ragazzina

"Dimmi zio, dopo quello che abbiamo fatto la mia purezza è salva?"

Trentadue anni dopo quello che avevano fatto questa frase risuona ancora nella testa di Sergio, suscitandogli latenti sensi di colpa, ogni volta che la memoria lo riporta a quell'episodio lontano ma non dimenticato.

Più che un episodio era stata quasi una storia e lui non aveva fatto niente perché succedesse, aveva fatto tutto Lia.

Lia non era veramente sua nipote ma la petulante cuginetta quattordicenne di Annamaria, una maestrina elementare sua coetanea di 35 anni, con la quale faceva sesso quando capitava; non erano fidanzati ma amici, affettuosi amici, e si frequentavano perché stavano bene insieme; era una relazione tranquilla e non impegnativa nella quale tutti e due trovavano il loro vantaggio.

Annamaria era una donna intelligente; non si faceva illusioni sul suo futuro di zitella, sebbene fosse una donna dolce e piacente, ma non aveva rinunciato ai piaceri del sesso e si accontentava di quello che Sergio le offriva; non lo opprimeva con richieste di future promesse matrimoniali, lo faceva sentire libero e non debitore verso di lei e Sergio, agente di commercio spesso assente per lavoro, la ricambiava lasciandola libera delle sue azioni, di prendere altrove il suo piacere se le fosse capitato, così come faceva lui; non era geloso perché in realtà non gliene fregava niente pur volendole bene, ma forse proprio per questo non gli dispiaceva se Annamaria frequentava altri uomini; sperava che lei trovasse qualcosa di meglio e più di quanto era disposto ad offrirle lui. E glielo diceva.

In seguito spesso pensò di aver commesso un errore nel non aver saputo valutare meglio Annamaria; i successivi, deludenti e dolorosi incontri finiti male lo convinsero che sarebbe stata la migliore delle mogli, dolce ed affettuosa com'era.

Era un gaudente scapolo di 35 anni abbastanza piacente, che le donne guardavano con simpatia e diffidenza insieme; dicevano che era un farfallone che andava di fiore in fiore, ma lo giudicavano anche maturo per una prossima ed eventuale caduta nella trappola del matrimonio, e un po' tutte le sue amiche, più o meno apertamente, ci provavano con lui.

Ci provò anche Paola, la sorella di Annamaria, di due anni più giovane e un po' più carina, che un pomeriggio gli capitò in casa con una scusa: "pensavo di trovare mia sorella", disse; la fece accomodare in cucina e le offerse un caffè e da come si svolse la conversazione, dai sorrisi che lei dispensava e dal continuo e rivelante accavallamento di gambe Sergio capì che era pronta per essere colta.

La condusse in camera da letto - Paola si schernì un po', tanto per la forma - la spogliò e le accarezzò a lungo la schiena e le natiche, insistendo su queste e tra queste, quasi a volerle trasmettere le sue intenzioni che non parvero spiacere a Paola; gravando sulla schiena di lei la prese a lungo davanti e sentendo vicino l'orgasmo di lei, cambiò porta, continuò masturbandola con la mano e, mentre lei godeva, la sodomizzò.

Quell'episodio gli confermò che il sesso a 35 anni, oltre al piacere finale, poteva offrire ancora le emozioni e i turbamenti dei 18 anni; dipendeva da situazioni al di fuori della norma e la potente erezione, che era seguita a quell'eccitazione nuova, lo convinse che più del variare la donna con cui fare l'amore non era estraneo il fatto che Paola fosse la sorella di Annamaria; avevano contribuito molto il tradimento, la slealtà, il senso del quasi proibito; si sentì un po' in colpa verso Annamaria ma poi pensò che se non si era fatta scrupoli Paola nel tradire la sorella non c'erano motivi validi per farsene lui.

Ad Annamaria voleva bene ma non ne era innamorato, gli stava bene quel tipo di rapporto senza scosse, come succede ad una coppia che sta insieme da tempo, piacevole ma senza esaltazione.

Spesso Sergio si sorprendeva a pensare a quanto la vita sarebbe stata più semplice e vivibile se con tutte le sue amiche, o meglio se in genere tra amici maschi e femmine, ci fosse stato questo scambio di affettuosità e di sesso; così come ci si scambiano gli inviti a cena, al cinema, favori vari ed anche prestiti di libri o soldi, perché no gli inviti al letto? ci si saluta con strette di mano, perché no con strette di altro? perché non fare l'amore con una amica piuttosto che dover convincere e non sempre con successo una estranea? non dovrebbe l'amicizia favorire questo tipo di rapporti senza complicarsi la vita con coinvolgimenti sentimentali? solo il sesso? Certo spesso succede anche questo ma non è la norma.

Sciocchezze, utopie! si diceva poi sorridendo tra sè; intanto, se così fosse, il mondo sarebbe un unico enorme casino e poi ci vorrebbero una società ed una umanità più intelligenti, non guastate dall'educazione, dalle cosiddette conquiste sociali, dal progresso e dalla civiltà o almeno non frenate da idee in contrasto con gli istinti naturali sia degli uomini che delle donne; dicono che gli uomini hanno in testa "solo quello", perché le donne che hanno in testa? rosari e preghiere?

Facevano d'estate gite domenicali al mare o in montagna, da soli ma più spesso in comitiva con altri amici; l'indomani, una domenica di luglio, sarebbero andati al mare con Ivo, sua moglie, i due bambini, il cane Pillo, il gommone con pagaia e la barchetta a vela caricati sul tetto della vettura di Ivo e vettovaglie a base di polli arrosto, melanzane ripiene, frutta, bibite e vino.

Il sabato sera Annamaria gli fa:

"Ti dispiace se domani viene con noi una mia cuginetta? Mia zia mi ha chiesto di portarla con me, non ti darà fastidio".

"Perché dovrebbe dispiacermi, ci sono due posti liberi in macchina, non debbo portarla in braccio; quanti anni ha?"

"E' una ragazzina, quattordici anni."

Speriamo non rompa troppo le scatole, si augurò Sergio.

Alle nove del giorno dopo Sergio passa a prelevare Annamaria a casa di lei e da lì a prendere Lia, la cuginetta; la mamma di questa, una bella e ancor giovane donna matronale sul tipo della casalinga con l'aria onesta della mamma di famiglia, gli riempì il portabagagli con tegami di buona roba da mangiare, cucinata da lei la mattina presto, con cui si sarebbe potuto sfamare un orfanotrofio; si disse felicissima di averlo conosciuto, gli fece le solite raccomandazioni di andare piano, di non rientrare troppo tardi; armati di ombrellone e sedie a sdraio, passarono da casa di Ivo che, già con la vettura in moto, spazientito aspettava da 10 minuti che la moglie scendesse dopo un'ultima spazzolata ai capelli, che i bambini ed il cane avessero fatto pipì e, finalmente tutti a bordo, in tandem si diressero verso il mare.

E durante il viaggio Lia, ragazzina di quattordici anni alta per la sua età e un po' pienotta ma ben fatta e proporzionata, che anni dopo sarebbe diventata come sua madre, con un vestitino a fiori scampanato e sandali bassi, viso tondeggiante da adolescente con due begli occhi neri sorridenti e pieni di malizia, nel complesso figurina piacente ma niente di eccezionale, cominciò a rompere le scatole; Sergio ed Annamaria non potevano scambiare una frase che lei interveniva a mettere il suo granello di sale, con la petulanza caratteristica delle ragazzine della sua età quando vogliono far vedere di sapere tutto di tutto e dicono di tutto, ma solo per sottolineare che ci sono anche loro e non consentono che ci si dimentichi di questa importante presenza; Sergio cominciava ad innervosirsi ma taceva sorridendo per riguardo ad Annamaria, che lo invitava con lo sguardo ad aver pazienza; a volte la zittiva oppure la sfotteva dicendole:

"Ma lo sai che mi stai facendo riflettere? Mi stai aprendo nuovi orizzonti."

"Dice davvero, signor Sergio? non mi prende in giro?"

"E come mi permetterei!? Sai tante cose tu e le dici così bene che sembri più grande dei tuoi 14 anni, almeno 17", rispondeva Sergio strizzando l'occhio ad Annamaria;

"Davvero mi dà 17 anni?"

"Per come parli, si".

Lia non si accorgeva dello scherzo che finì comunque quando, dopo mezz'ora, arrivarono alla spiaggia.

Scaricate le vetture, piantati gli ombrelloni, aperte le sdraie venne il momento di mettersi in tenuta da mare ed ecco dalla crisalide sbocciare la farfalla; l'insignificante ragazzina, tolto il vestitino scampanato e restando in bikini, si rivelò una piacevole e conturbante sorpresa; quel vestitino non le rendeva giustizia e le due gambe da concorso, il seno ed il suo posteriore erano da diciottenne e facevano dimenticare i suoi quattordici anni.

Sergio, a bocca aperta e quasi senza fiato, la guardò ammirato e la troietta se ne accorse:

"Mi trova bella?", gli chiese sorridendo e facendo una giravolta;

"Beh! Non sei male", minimizzò lui, che sentiva il sangue scorrergli veloce e pensava a tutto quello che sarebbe stato possibile fare con tutto quel che Lia mostrava.

E per quanto a volte in vettura fosse stato brusco con lei, Lia non sembrava essersela presa, anzi gli gironzolava sempre intorno, gli sedeva vicino sotto l'ombrellone e non perdeva occasione per stare proprio a contatto fisico con lui, di cercarlo soprattutto giocando in acqua durante i numerosi bagni: "apri le gambe che nuotando sott'acqua ci passo in mezzo", non perdendo l'occasione di strusciarsi con i fianchi e le natiche contro l'alto delle gambe di lui e "ora vediamo se sei capace di farlo tu" ed era ancora lei a stringere impercettibilmente le cosce per farsi strusciare ed ancora "ti monto sulle spalle e mi tuffo" e montandogli sulle spalle era uno strusciarsi ancor più evidente, a volte imbarazzante ma che a Sergio poi non dispiaceva più di tanto, visto che accettava il gioco; imbarazzo camuffato dal gioco, al quale credeva solo chi voleva crederci.

Per far cessare lo "sconcio" e un po' per restare sola con lui Annamaria fa:

"Ci facciamo un giro sul gommone, Sergio?"

"Certo, andiamo!", dice Sergio, prendendo il gommone di Ivo.

"VENGO ANCH'IO", urla la peste; il NO, TU NO! non era stato ancora scritto a quei tempi e Lia monta con loro.

Annamaria fa la faccia cupa e sbuffa.

Annamaria e Sergio siedono uno di fronte all'altra nel piccolo gommone ed in mezzo, tra le loro gambe allargate con le spalle rivolte a Sergio, Lia che prende a pagaiare; per pagaiare meglio si spinge più indietro, poggiando il fondo schiena contro il basso ventre di Sergio... per avere un punto fermo d'appoggio su cui fare leva.

A questo punto Annamaria si incazza sul serio e le dice che è veramente una rompi coglioni e che mai più l'avrebbe portata con lei, zia o non zia cugina o non cugina, che è una stronzetta che non capisce un cazzo, indiscreta ed invadente e per di più cretina.

La stronzetta non fa una piega e continua a pagaiare, allontanandosi dalla spiaggia di almeno 150 metri.

Sergio, già eccitato, per evitare altre storie dice:

"Sto scomodo così, sto troppo stretto"; puntellandosi con le mani sui bordi del gommone si solleva e siede sul bordo alle sue spalle, un po' per calmare Annamaria e un po' per lasciare più spazio a Lia per la sua pagaiata; ma Lia ha sempre bisogno del suo punto d'appoggio e si fa ancora indietro, fino a toccare con la schiena il basso ventre di Sergio che, tra una pagaiata e l'altra, comincia ad assumere proporzioni vistose e che eccedono la norma. Non è possibile che Lia non si sia accorta del gonfiore e sembra anzi accentuare la pressione ed i movimenti laterali della schiena mentre pagaia.

Sergio non si domina più e, in un momento di lucida follia, scosta dall'alto verso il basso lo slip da bagno denudando la bestia bollente, dura e pulsante e gliela appoggia contro la schiena; il movimento di Lia non solo non si ferma ma sembra ancor più deciso e appoggiato; Sergio smarrisce il dominio di se stesso ed il risultato è una repentina e violenta manifestazione del suo piacere, che le sarebbe finita sulla schiena se non si fosse precipitosamente rovesciato in mare a completare nell'acqua quell'inaspettato e sconvolgente godimento, fornendo abbondante alimento ai piccoli pesci presenti nelle vicinanze.

"Io rientro a nuoto", gridò con voce roca alle due ragazze, "continuate voi".

Si diresse verso riva nuotando lentamente per darsi il tempo di ritornare normale e sentiva Annamaria inveire ancora contro Lia.

Il resto della giornata trascorse a mangiare, a sonnecchiare sotto l'ombrellone, a prendere il sole e a calmare Annamaria che non si dava pace; non che si fosse accorta di qualcosa, la sagoma di Lia le aveva nascosto (ma forse l'aveva intuita) l'eccitazione di Sergio, ma non riusciva a smettere di mormorare:

"Sta stronzetta! Che rompicoglioni! E' l'ultima volta che la porto con me", e Sergio: "Ma dai calmati, in fondo è solo una ragazzina, forse curiosa e che ha fretta di crescere, vuole giocare a fare l'adulta, sarà capitato anche a te alla sua età", e Annamaria ancora più incazzata:

"Si, difendila pure; con me ha chiuso, e se continui chiudo anche con te".

Gli convenne vigliaccamente tacere e si limitò a cingerle le spalle e a baciarla sulla guancia.

Intanto Lia continuava la sua maliziosa e forse inconscia seduzione con Sergio; aveva un grosso dilemma; in macchina gli dava del lei e durante i giochi in acqua il tu:

"Non so come fare, se ti do del tu mi sembra di prendermi troppa confidenza con te, se le do il lei sembra che la voglia tenere a distanza; è un bel problema!"

"Chiamami zio Sergio e dammi del tu, così come lo dai ai tuoi zii", le rispose Sergio, che da quel momento per Lia fu "zio Sergio".

"Continua a stuzzicare, piccola troietta, e vedrai che ti combina lo zio Sergio!" pensava intanto tra se e se.

Ragazzina curiosa, aveva detto ad Annamaria, e pensava che non poteva essere altro se non la curiosità a spingere Lia a fare quel tipo di manovre; spesso le cose vietate sono quelle che più incuriosiscono e a voler approfondire la conoscenza delle stesse.

Di certo non era sessualmente matura, forse provava qualche turbamento, le prudeva e si accarezzava in bagno o la notte a letto, forse senza raggiungere l'orgasmo; probabilmente aveva parlato con amiche più grandi che le avevano acceso la fantasia, ma le descrizioni non le bastavano e voleva vedere con i suoi occhi e da vicino, toccare con mano; forse non era ancora del tutto risvegliata agli stimoli sessuali ma per dio gli stimoli sessuali li suscitava eccome!

"Ma non dovrei essere io, uomo adulto ed esperto, a saper dominare la situazione e a non lasciarmi coinvolgere in queste storie da una minorenne, che tra l'altro è pure pericoloso e rischio di finire in galera per un momento di piacere?" si chiedeva Sergio. "Non dovrei piuttosto redarguirla e dirle che certe cose alla sua età non si fanno e che c'è un tempo per tutto? riuscirò a convincerla che sbaglia o si incaponirà di più? e poi non sono un prete (te li raccomando quelli! il mondo e pieno di figli di preti), suo padre o veramente suo zio; lei mi vede come l'amico quasi fidanzato di sua cugina e per questo pensa di potersi prendere delle confidenze, come se l'andare a letto con sua cugina desse un diritto su di me anche a lei. Mi vede come un uomo adulto e forse la mia maggiore età le dà più affidamento di un suo coetaneo, che magari poi andrebbe in giro a vantarsene con i suoi amici; comunque mi ha scelto per fare queste cose, per fare queste esperienze, vuole vedere come è fatto un cazzo ed è lei che mi cerca e mi stuzzica; se io le dico no cosa ottengo? che mi sta a sentire? pensa tu! finirà per odiarmi perché si sentirà offesa dal mio rifiuto e si rivolgerà a qualcun altro che magari non si pone tanti problemi e se la fotte; allora, cazzo, se deve finire fottuta da un altro per la sua testarda curiosità meglio che me la fotto io."

C'erano due voci che litigavano nella sua testa; una gli diceva: "Lascia che sia un altro ad iniziarla e a portarsi dietro il rimorso, non assumerti questa responsabilità, non gravarti la coscienza; le donne non ti mancano, che te ne frega di una fottuta in più o in meno?", e la seconda voce che ribatteva: "forse se lo fai tu avrai la coscienza un po' pesante ma potresti anche salvarla da qualcuno che se ne approfitterebbe troppo, che potrebbe anche ricattarla per fottersela quando e quanto vuole e magari la prostituisce pure; e poi non capita a tutti nella vita di vivere una storia del genere, iniziare una ragazzina e comunque l'eventuale rimorso - ma poi non la stai uccidendo, no? le stai dando quello che lei stessa chiede, non la stai violentando con la forza, non le stai tendendo un agguato per sorprenderla come una vittima ignara e indifesa, non è uno stupro - sarebbe ampiamente bilanciato dal piacere e dall'emozione che proverai".

Aveva un bel catechizzarsi ma nei giorni che seguirono, ripensando spesso a quella domenica al mare, il ricordo lo eccitava sempre.

La famiglia di Lia per le vacanze di agosto aveva preso la casa al mare e per il ferragosto erano stati invitati da sua zia, gli disse Annamaria, e loro andarono; furono accolti come due principi, trascorsero una favolosa giornata di sole e di mare e a pranzo mangiarono di gusto; Lia per quanto affettuosa e petulante come sempre si comportò come se mai nulla fosse successo.

"Che abbia già trovato modo di soddisfare la sua curiosità, o la strigliata di Annamaria ha fatto effetto? Mah!", rimuginava Sergio un po' perplesso.

A sera, al momento di partire per rientrare in città, Sergio chiese a Lia se poteva prendere dei fumetti di Diabolik che aveva visto su un tavolino, Lia disse di si ma gli raccomandò di non perderli perché non erano suoi e a fine agosto, al rientro dalle vacanze, glieli avrebbe richiesti per restituirli.

Infatti un pomeriggio della prima settimana di settembre gli telefonò:

"Ciao zio, sono Lia, potresti riportarmi quei fumetti per cortesia?"

"Oh! ciao Liuccia, te li porto subito, stavo appunto per uscire di casa; va bene per te se vengo ora?"

"Si, benissimo, ti aspetto, ciao."

"Ciao, a subito."

Aprì la porta che il trillo del campanello ancora risuonava; forse l'aveva visto arrivare guardando dalla finestra. Si salutarono con un bacio sulle guance; era abbronzantissima.

"Accomodati che parliamo un po'."

"Solo pochi minuti, giusto il tempo per salutare tua madre."

"Mamma è uscita ed è andata a far visita ad una sua amica, ma tu entra lo stesso."

"Sei sola?"

"Si ma tra poco dovrebbe rientrare mio fratello."

Troppo forte era la tentazione e troppo bella l'occasione, non ci pensò due volte ed entrò. Segui Lia in sala da pranzo; posò i fumetti sul tavolo, vi si appoggiò restando in piedi e la guardò:

"Bella la tua abbronzatura", le disse, "sei stata sempre al sole, vedo. Ti sei divertita? Come hai trascorso le vacanze? Raccontami."

"Casa e spiaggia, spiaggia e casa, nulla d'eccezionale; ah si! sai che mi è successo?"

"No, dimmi."

"Ero sulla spiaggia con una mia amichetta, erano quasi le due del pomeriggio ed aspettavo che mamma chiamasse per dire che era pronto da mangiare; la spiaggia era deserta a quell'ora e c'era solo un ragazzo steso sulla sabbia che ci guardava; ad un tratto abbassa il costume da bagno, resta scoperto e ce lo fa vedere; era eccitato ed era molto grosso."

"Cosa vi ha fatto vedere e cosa era molto grosso?", fa Sergio fingendo di non capire.

"Il coso."

"Che coso?"

"Dai che hai capito."

Sergio si chiese se non era un modo per dirgli che si era accorta di quanto era successo sul gommone, durante quella gita al mare, ma anche se le era successo veramente quanto raccontava e per il solo fatto che lei gliene parlasse lo mise in uno stato di forte eccitazione; se lo sentiva crescere rapidamente nei pantaloni e non resistette più:

"Lo vuoi vedere il mio?"

"Il tuo cosa?", fa a sua volta Lia, falsamente ingenua;

"Il mio coso."

Lia si dovette dire che finalmente c'era, esitò un attimo poi, un po' sognante, sussurrò:"Si."

"Aprimi la patta e cercalo tu stessa."

Gli si avvicinò passandogli il braccio sinistro intorno al collo e si appoggiò contro il suo fianco, mentre Sergio le passò il braccio destro intorno alla vita, stringendola di più a sé; gli era diventato durissimo e l'esitante mano di Lia che lo cercava maldestramente aumentò la sua eccitazione; lo trovò, lo estrasse e si mise a guardarlo curiosa e affascinata, avida di sapere senza perderne un solo dettaglio; la bestia calda e viva pulsava aritmicamente nella manina che la stringeva; da sola tirò in giù la pelle mettendo a nudo il glande, sentiva che bruciava nella sua mano e Sergio vi aggiungeva le contrazioni che la facevano pulsare, trasmettendole sensazioni nuove.

"Masturbami", le ordinò.

Vedendola esitante le insegnò come fare, guidandola inizialmente stabilendo la pressione della stretta e il ritmo, poi la lasciò continuare da sola. Lia vi si applicò con entusiasmo, mentre la mano di Sergio, che le accarezzava il culo, andò sotto al vestitino, le accarezzò le cosce e per un lungo momento il sesso; poi s'insinuò sotto l'orlo delle mutandine iniziando a massaggiarle la calda pelle delle natiche sode e piene e, premendo su queste, la attrasse maggiormente contro di lui, baciandole e leccandole il collo; disse a Lia di accelerare e dopo un po' le piantò il dito nel buco, mentre cominciava a godere spargendo con copiosi e lunghi getti il suo piacere sul pavimento.

Pensò, irriverente, che il buon vecchio Onan non ne aveva mai sparso tanto in una sola seduta e comunque lo spargeva da solo; lui almeno si faceva aiutare da una amichevole e volenterosa manina.

Lia aveva assistito attenta e piena di meraviglia a quel fenomeno zampillante, nuovo per lei; forse non si era nemmeno resa conto del dito che le aveva violato lo sfintere.

Sergio le disse di pulire il pavimento prima che arrivasse la mamma e, avendo ora fretta di andarsene, la salutò, si baciarono promettendosi di rivedersi, ed usci.

Non riusciva ancora a crederci; gli era veramente successo? Quanto più sembra che la vita sia noiosa tanto più succede qualcosa che la vivacizza.

Cominciò il nuovo anno scolastico e Lia gli telefonò verso metà ottobre, alle 8,45 di un lunedì mattina. Stava ancora dormendo e rispose assonnato:

"Si?"

"Ciao zio Sergio, sono Lia!"

"Ciao bella, che ti succede? Non dovresti essere a scuola a quest'ora?", le rispose dopo una rapida occhiata all'orologio;

"Dovrei entrare tra 15 minuti ma stamattina non ho voglia di andarci, è una giornata troppo bella per rinchiudersi in un'aula; voglio farmi un giorno di vacanza ma nessuna delle mie compagne vuole venire con me, sono sola mi annoio e non so dove andare; posso venire a trovarti? Ti dispiace?"

"No che non mi dispiace, penso solo che faresti meglio ad andare a scuola e poi non ho tutta la mattina libera; a mezzogiorno ho appuntamento con un cliente e ti posso dedicare solo un paio d'ore, ti va?", rispose Sergio già sotto pressione e con la paura di averla convinta a non venire, ma Lia fugò subito i suoi timori:

"Bastano ed avanzano; arrivo tra 10 minuti." E riattaccò.

E mo' la convincevo quella! Bastano e avanzano! A che?, pensò Sergio fiondandosi in bagno a far pipì, per una rapidissima doccia e lavaggio denti; si asciugò, indossò un pigiama pulito, le pantofole e andò in cucina a fare il caffè e mentre questo cominciava ad uscire squillò il campanello; andò ad aprire e vide Lia in tenuta scolastica, libri sotto al braccio e grembiule nero con collettino bianco, per fortuna senza il fiocco rosso come alle elementari perché sarebbe stato un vero choc; la accolse con un bacio sulla guancia, le disse di entrare e si precipitò in cucina a chiudere la fiamma del gas sotto la caffettiera.

La fece sedere in cucina, sulla stessa sedia dove si erano sedute Annamaria prima e Paola poi (pensò che aveva fatto l'amore con due sorelle, ora con la cuginetta e se arrivava a farsi anche la mamma di Lia avrebbe potuto dire di essersi fatto... una famiglia), e le chiese se ne voleva un po'; Lia disse che non beveva caffè e che la mamma le dava solo latte e orzo e che lei era troppo piccola per bere caffè.

Ora la picchio questa, pensò Sergio; già con il suo grembiule dimostra tutti i suoi 14 anni, poi dice che la mamma la ritiene troppo piccola per bere il caffè, mentre lei pensa di essere abbastanza grande da prendere un cazzo in mano e magari anche altrove; ma guarda tu! Una mamma cresce la sua piccolina con tanta attenzione ed amore e poi la piccolina va a trovare un vecchio porco per soddisfare le sue curiosità; ora la caccio fuori e che vada a farsi fottere altrove; ma chi me la ha mandata questa? ma chi la ha cercata mai, perché venga a rovinare la mia pace?

"Ah! sai zio, sabato scorso la professoressa di lettere ci ha detto di non fidarci mai degli uomini, di non credere mai a quello che dicono perché dicono una cosa e ne pensano un'altra, che hanno in testa solo quello."

"E tu?"

"Io niente, la guardavo e... "

"... e pensavi, sentendoti logicamente, data la tua grande esperienza, più matura di lei... brutta cretina, se tu avessi in bocca quello che io ho avuto tra le mani saresti troppo occupata per parlare e saresti meno acida... vero?", concluse Sergio per lei.

"Ma sei diabolico zio! Come fai ad indovinare i miei pensieri?"

"Lo hai detto, sono diabolico, se no che mi serve leggere i fumetti di Diabolik; vieni !" le disse strizzandole l'occhio

Si alzò ormai deciso, la prese per mano e la condusse nella stanza da letto. Le sue ultime resistenze erano cadute, i residui scrupoli spariti e pensò solo ad approfittare dell'opportunità che la sorte gli offriva; non era un santo ne voleva esserlo ma si chiese se anche un santo sarebbe stato capace di... scegliere il Paradiso.

Comunque, per lui, il paradiso in quel momento era quello.

La spogliò piano come si sfoglia una margherita e Lia rimase nuda; non che ci fosse rimasto molto più da vedere di quanto aveva visto al mare, ma era la prima volta che poteva ammirarne il piccolo seno sodo con la piccola aureola ed i minuti capezzoli ed il pube col triangolo di peli non molto folti ma sufficienti per creare l'illusione della diciottenne; sembrava che per ogni capo che le toglieva crescesse di un anno; le sfiorò i capezzoli lievemente e glieli bacio ma non vide nessuna reazione, nessun indurimento, nessun brivido, solo un po' di pelle d'oca; l'indurimento ed il brivido lo ebbe lui che si liberò del pigiama e si allungò stendendosi accanto a lei.

I loro corpi si toccarono; Sergio appoggiato sul gomito la guardava e prese ad accarezzarle i piccoli seni, si chinò a baciarla sulla bocca mentre la mano scendeva piano sullo stomaco, la pancia, tra le gambe che le fece allargare e finalmente si posò sul pube; il dito medio separò le grandi labbra e stuzzicò dolcemente il clitoride.

Lia ebbe come un sussulto e si strinse di più a Sergio che ritrasse la mano e la bestia, libera da impedimenti si allungava verso il pube e trovò alloggio tra le cosce che Lia aveva leggermente aperte per accoglierla per poi stringerle; poi la fece girare e prese ad accarezzarle la schiena ed i glutei; la baciò e la esplorò tutta con la lingua fino a che si sistemò col viso tra le cosce di lei, guardò attentamente com'era fatta una giovanissima vergine, annusò inebriandosi la fresca fragranza dei 14 anni ed iniziò un lungo lavoro di lingua, nel tentativo di condurla all'orgasmo; dopo mezz'ora, l'unico risultato fu che gli dolevano la lingua e le mascelle.

Si vedeva che a Lia tutto quello che lui le faceva piaceva ma più che pochi sussulti e qualche contrazione non succedeva; restava asciutta, bagnata solo dalla saliva di Sergio ma non per le sue quasi inesistenti secrezioni.

Si fermò per riposarsi e chiese a Lia di fare la stessa cosa a lui; Lia lo prese in mano, denudò il glande e si mise a leccarlo come un cono gelato; Sergio la lasciò fare per un po' poi le fece un esempio prendendo in bocca il pollice di Lia e le disse di fare la stessa cosa:

"Ma ti farò male con i denti così", disse apprensiva Lia.

"No, se tu apri la bocca, serri le labbra, poi muovi la lingua intorno e vai su e giù", le spiegò Sergio.

Apprendeva molto rapidamente e bene la ragazzina, tanto che Sergio dopo un po' stava per godere ma non volle farlo nella sua bocca e la fermò; non voleva schifarla, non era pronta per quello.

Veramente non era pronta per nessuna di quelle pratiche, anche se le aveva cercate e le stava trovando, ma cercava di risparmiarle almeno le cose meno piacevoli o, almeno per lei, non ancora apprezzabili.

Si ridistese accanto a lei, riprese ad accarezzarla e le chiese se quello che avevano fatto le fosse piaciuto; rispose di si.

"Ma non hai goduto", le fece osservare Sergio.

"Si che ho goduto."

"Quello non è godere, non hai avuto un orgasmo; tu hai provato piacere, il piacere di toccare e farti toccare."

"Che cos'è un orgasmo?" chiese sempre curiosa Lia.

"Un orgasmo è più di un piacere, è il piacere che comincia con un gran caldo qui", le disse posando la mano sul pube di lei, "ti senti bagnare e ti viene da mordere e da gridare per il piacere, il più grande e non posso descrivertelo; lo proverai un giorno se avrai la pazienza di aspettare. Non avere fretta Lia".

Intanto che parlavano continuava ad accarezzarla e la mano era sui glutei; aveva un bel fare il moralista ma aveva voglia di godere ora.

La bestia, esasperata, cercò e trovò ancora rifugio nell'inforcatura tra le cosce che Lia serrò; i loro corpi aderivano ora strettamente e Sergio, assecondato da Lia, iniziò un lungo e lento va e vieni fino a che esplose il suo piacere, premendo senza forzare tra le grandi labbra della vergine porta.

"Com'è caldo! Quasi brucia", esclamò meravigliata Lia.

Sergio non rispose.

Calmatisi gli ultimi sussulti riprese fiato; disse a Lia di andare a lavarsi subito e con acqua fredda; Lia si alzò ed andò in bagno mentre Sergio, dopo essersi ripulito alla meglio con i pantaloni del pigiama, si accese una sigaretta.

Dopo un po' Lia, sfrontatamente giovane e nuda, ritornò, gli si stese accanto e gli chiese:

"Dimmi zio, dopo quello che abbiamo fatto la mia purezza è salva?"

Sergio stette un po' in silenzio, poi: "vuoi sapere se sei ancora vergine? Si, sei ancora vergine; come hai visto non sono entrato in nessuno dei tuoi due buchi; questo tipo di purezza è salvo", le rispose vagamente irritato.

"Perché, c'è qualche altro tipo di purezza?"

"Eh si! c'è la purezza morale."

"Oh! di quella me ne infischio."

"Menomale! sei fortunata allora", ribatté ironico, "perché quella non l'hai perduta oggi ma quel giorno al mare sul gommone, quando hai fatto finta di non accorgerti di quello che succedeva e provocato dalle tue manovre; non avresti dovuto farlo quel giorno e nemmeno oggi; non a 14 anni."

"Ma se è male tu perché non mi hai respinta?"

Ben mi sta!, pensò Sergio, beccati questo nelle gengive! te la sei spupazzata? Ti è piaciuto? E che cazzo di bisogno hai ora di metterti a fare il moralista del cazzo? Ma vaffanculo, stronzo!

Stette in silenzio, tirò una boccata dalla sigaretta e, dopo un po', le rispose:

"Non è male in sé, è male per te che sei troppo giovane; tua madre non ti fa bere il caffè perché sei troppo piccola e poi te ne vai in giro a conoscere cazzi."

Sapeva di essere cattivo nel dirle questo ma stranamente provava il desiderio di ferirla; la riteneva quasi colpevole della sua debolezza, di non avere saputo controllare la situazione.

Lia rifletteva intensamente; si sentiva quasi il movimento degli ingranaggi del suo cervello; poi, un po' sostenuta, disse:

"Io non vado in giro a conoscere cazzi; ho voluto vedere il tuo perché ti conosco, mi sei simpatico e mi è piaciuto; ero curiosa di vedere e se non ci provavo con te con chi altri avrei potuto?"

"Già! Con chi altri? Lo so, eri curiosa! Beh! ora hai visto e spero per te che ti basti".

Spense la sigaretta nel posacenere e ne accese subito un'altra; poi continuò:

"Non ti ho respinta per tre motivi: il primo è che ho temuto di mortificarti respingendoti; secondo, vista la tua testaccia dura, ho avuto paura che respingendoti avresti cercato di soddisfare comunque la tua curiosità con qualcun altro che forse non avrebbe rispettato il tipo di purezza al quale tieni tanto; terzo, avrai 14 anni ma è difficile per un uomo resistere a certi richiami sessuali. Tu non sarai matura per il sesso ma io si, porca Eva!, e non sono fatto di legno!"

Si fermo un attimo per riflettere e per dare un'altra boccata alla sigaretta, poi continuò:

"Spero, ora che la tua curiosità è stata soddisfatta, che non cercherai di voler sapere di più e che aspetterai il tempo che ci vuole; sono solo tre o quattro anni, cresci per Dio! e poi farai quello che vorrai".

Lia taceva mortificata e lui si sentì una merda.

Era incazzato, più con se stesso che con Lia, ma era un problema suo.

"Comunque noi due non ci incontreremo più per fare queste cose. Io sono troppo vecchio per te perché per noi possa esserci un futuro; se ci incontreremo ancora tra noi sarà come se mai fosse successo niente e non succederà mai più niente; ora rivestiti e va a fare una passeggiata ai giardini; io tra venti minuti ho quell'appuntamento".

Lia aveva i lucciconi, lo abbracciò e nascose le lacrime contro il suo petto.

Le carezzò la testa e la baciò sui capelli.

Da amico.

**

Si rividero altre volte e non successe niente.

Poi la perse di vista.

La vita spesso divide.

Ma il ricordo è ancora lì.

 

***