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il mio PROFILO PERSONALE


 

LA SCHEDA:

- nome e cognome : Giuseppe Maria Quarta (nick: Gimaqu)

- cittadinanza : Italiana

- nato il : 2 ottobre 1946 a Lecce. Segno zodiacale : Bilancia con ascendente in Ariete.

- residente in: Emilia Romagna

- professione: Medico- Chirurgo, Odontoiatra

- stato civile: coniugato, padre di 2 figli

- hobbies: la famiglia e la casa, viaggiare liberamente senza vincoli, la fotografia, scrivere di viaggi, i cani di razza boxer e più in generale tutti gli animali, la natura, le culture diverse, vivere tra la gente comune, la buona cucina, il buon vino, la compagnia degli amici sinceri e disinteressati.


PROFILO del VIAGGIATORE:

La passione per i viaggi ha costituita da sempre una parte dominante del mio carattere, carattere di sicuro non facile che autodefinirei irrequieto e piuttosto esigente: il viaggiare è sempre stato considerato un lusso costoso accessibile a pochi, pertanto, quand'ero un ragazzo e le tariffe molto più elevate di oggi, dovetti industriarmi per poter trovare il sistema di poterlo fare a costi contenuti al massimo. Non era un problema insormontabile: bastava restare il più possibile con i piedi per terra e quindi non spingersi oltre fino a confondere i sogni con ciò che era effettivamente possibile realizzare ed avere un grande spirito di adattamento! Quindi, fin da ragazzo, cominciai a girare con ogni mezzo di tipo economico: in autostop, in bicicletta, in scooter, in treno, in macchina, in nave, il più delle volte avendo in tasca il biglietto ed un minimo di denaro sufficiente per l'eventuale carburante se il giro era meccanizzato e qualche panino. Ogni pretesto era quello buono per indossare lo zaino e partire anche senza mete precise, assaporando di volta in volta il gusto affascinante dell'imprevisto e dell'imponderabile: il più delle volte tentavo di coinvolgere qualche amico fidato un pò più avventuroso degli altri ma molto spesso me ne andavo in giro da solo.

Quello del viaggiare da solo od in compagnia, è sempre stato un concetto molto dibattuto dalla mia natura personale: se il condividere assieme ad altri determinate emozioni rappresenta indiscutibilmente il modo più bello per arricchire le proprie esperienze sommandole a quelle altri, dietro un'altra ottica ciò è spesso molto limitante per la libertà individuale di programmarsi i tempi, per stabilire le scelte di itinerario, per trovare le sistemazioni, per le capacità emotive e fisiche di affrontare determinate situazioni. Un compagno di viaggio scelto in modo superficiale rappresenta un grosso rischio potenziale di buttar via tempo e denaro, di essere esposti a discussioni continue, di rovinare irrimediabilmente quello che poteva essere un bel viaggio! Più il nimero dei partecipanti è elevato, tanto maggiore è il rischio: un numero superiore ai due, oltretutto, comporta spesso la formazione di vere e proprie fazioncine "contro o pro" che inesorabilmente danneggiano la serenità e l'omogeneità di tutto il gruppo! Per me il viaggiare è un piacere di grande rilievo, un grande arricchimento interiore, il modo più interessante ed intelligente di impiegare tutto il proprio tempo libero disponibile e, come ogni altra cosa molto importante, deve essere protetto da inutili azzardi che possano comprometterne o danneggiarne il vero significato!.

 Coerentemente con queste premesse, anche i semplici ritorni a casa durante le vacanze universitarie avevano spesso dell'avventuroso rappresentato da alcune "varianti" di 4 o 5 giorni lungo il percorso.

Tutto ebbe inizio quando un compagno di università, (ero iscritto allora al primo anno di Architettura presso l'Università di Firenze), uno dei pochi fortunati che aveva potuto portarsi la "Lambretta 125" all'Università, mi disse che per le lunghe vacanze estive l'avrebbe spedita giù a Lecce in treno: era proprio quella l'occasione giusta che aspettavo! Gli proposi di portargliela giù io per la metà della cifra che avrebbe spesa per spedirla! Lui accettò con entusiasmo allettato dalle lirette in più che gli sarebbero rimaste e che avrebbe potute spendere durante le vacanze. Così fu che un bel giorno partì da Firenze in lambretta, con tendina canadese e sacco a pelo, alla volta di Lecce; per quel tempo e tenendo in debito conto che le strade di allora non erano confortevoli come le attuali, era già una bella impresetta! Fu certamente uno dei viaggi più belli e divertenti fra tutti quelli che val la pena di ricordare in modo speciale: durante il tragitto che feci durare 5 o 6 giorni, ho ascoltate le storie di vita dei miei quasi sempre fantastici incontri fortuiti, storie spesso bellissime, altre volte tristi. Visitati e vissuti, magari soltanto per poche ore, paesetti interni e sperduti molti dei quali non ricordo nemmeno che nome avessero mentre ne ricordo invece spesso ancora oggi molto chiaramente le voci, i sorrisi, le espressioni della gente della strada, i suoni del risveglio nei borghi, le luci dell'alba, le ombre della notte, il profumo ed il sapore del pane appena sfornato, i rumori del buio: tutte sensazioni magiche!

 In seguito, spesso con il denaro di cui disponevo per il biglietto ferroviario unito a qualche risparmio, invece di salire sul treno partivo in autostop allungando sempre di più il passo ed arrischiandomi in esperienze di volta il volta un pò più impegnative anche all'estero, ma sempre "nelle vicinanze". Memorabile fu un viaggio in autostop di una settimana in giro per tutta la Svizzera in compagnia di un amico, con cinquemilalire per ciascuno nelle tasche alla partenza, lo zaino, la chitarra...ed il cappello in mano! Al ritorno, dopo aver sempre mangiato e bevuto in abbondanza, essere stati anche trattenuti per una notte in gendarmeria ed aver fatta conoscenza con tutti o quasi i preti ed i conventi esistenti in Svizzera ad i quali di volta in volta chiedevamo l'ospitalità del viandante (non sempre con successo però, vedi la notte in gattabuia...), io avevo nello zaino 3 long play nuovi di pacca dei Pink Floyd introvabili da noi, svariate tavolette di cioccolato, sigarette e trentunmilalire ciascuno in tasca!

 Un giorno mi decisi finalmente ad allungare il collo "oltre lo steccato"e lo feci alla grande: decisi di avventurarmi fino in India! Mi sentivo sufficientemente maturo ed esperto nella conoscenza di me stesso, delle mie esigenze, delle mie reazioni a ciò che può accadere viaggiando, per poter tentare di fare il grande salto di qualità! Progettai a lungo l'itinerario che ritenevo probabile anche se valutandolo con una certa approssimazione vista la scarsa disponibilità dei mezzi di informazione dell'epoca: andai da "Alinari" a Firenze, tramite un amico che allora ci lavorava: era un editore specializzato in fotografia ma anche in cartografia e grafica ed ebbi libero accesso alle mappe più aggiornate del momento. Avevo intanto messi da parte molti risparmi, avevo avuta in regalo da mio Padre, preoccupato del fatto che solitamente la prendevo in prestito da amici, una motocicletta ed avevo acquistata l'anno prima una Citroen Dyane4 di seconda mano: conoscevo alla perfezione i due mezzi, spesso me li riparavo da solo con mezzi di fortuna, ma principalmente ne conoscevo molto bene i limiti estremi di autonomia ed il colore rosso della spia della riserva-carburante perennemente illuminata! Quando arrivò l'occasione giusta per i miei programmi, vendetti tutto, con il ricavato comperai un furgone Ford d'occasione che venne via ad un prezzo incredibile dato che era stato importato dall'Inghilterra ed aveva la postazione di guida situata a destra e lo attrezzai quindi per quello che sarebbe stato "Il grande Viaggio", il primo della mia vita! Dopo aver realizzata quell'esperienza fantastica, della quale ne pubblico il racconto ed alcune fotografie nella sezione che ho riservata a i miei viaggi , dedicai in seguito per anni molti dei viaggi alla conoscenza delle città europee anche perchè le risorse per andare più in là non c'erano e perchè il forcing finale degli studi lo imponeva! Più tardi invece, a professione avviata e famiglia aumentata numericamente, ripresi a girare per il mondo con balzi di volta in volta sempre più lunghi, ma sempre proporzionatamente alle mie personali finanze ed al tempo che potevo rubare al lavoro ed alla famiglia.

 Ed eccomi qua! Il tempo con gli anni sono trascorsi molto velocemente, talvolta me ne rendo conto, talaltra no, eppure nel mio cuore restano indelebili le sensazioni assorbite nel tempo con tutte le varie esperienze tra genti diverse, culture lontanissime, paesi dal fascino meraviglioso, tutte motivazioni che continuano prepotentemente a spingermi a ripartire, a tornare "a modo mio" fra la "mia" gente, quella più semplice, quella che amo veramente ovunque si trovi nel mondo! Sgattaiolo via lontano non appena mi è possibile intravedere un piccolo varco socchiuso nell'uscio, con la fedele macchina fotografica a tracolla e senza arrecare disturbo a nessuno, possibilmente!


Da qualche anno in qua ho scoperto che, volendo, esiste anche un' altro modo di viaggiare: ho cioè iniziato a dedicare un periodo della mia vita, quando ciò è possibile, a coloro che sono meno, molto meno fortunati di noi, rendendomi disponibile per il volontariato. L'idea mi è stata suggerita da alcuni amici e colleghi che già lo fanno da molti anni: nulla di eroico in ciò, intendiamoci, bensì soltanto il desiderio di poter rendermi un pò utile anche laddove potesse risultarlo la mia professione! La professione che esercito normalmente, infatti, essendo spesso compatibile con le richieste di aiuti, mi ha fortunatamente consentito di poterlo fare ed anche con tanto ritorno a livello di soddisfazione personale. Oltre che il poter vivere a stretto contatto con la gente nel suo ambiente normale quotidiano, così come amo fare da sempre, ho provate e traggo da questa attività assolutamente spontanea e priva di secondi fini, sensazioni di gratifica umana personale straordinarie, mai provate prima, anche se vissute sempre tra i risvolti di una realtà molto triste. Fino ad ora la mia attività relativamente a ciò, l'ho svolta in Costarica, in una zona molto bella del paese, dove sono ritornato per tre anni: ci sono stato complessivamente per tre mesi lavorando duro, ma anche approfittandone per dedicarmi alla conoscenza approfondita dei luoghi nel tempo libero; la situazione ambientale è poverissima, tra gli abitanti dei numerosi piccoli villaggi del luogo, ma la natura laggiù è fortunatamente ricca e generosa pertanto le condizioni di vita, seppur molto disagiate e spesso primitive, non sono da considerarsi assolutamente altrettanto drammatiche rispetto ad altre in altri luoghi non così favoriti dall'ambiente naturale e da situazioni socio-economico-politiche profondamente differenti. Lo scorso anno, mi sono recato in Bangladesh per circa due settimane complessivamente: con quel minimo di esperienza già acquisita, volevo tentare di far qualcosa di utile anche laggiù, visto che il precedente programma in Costarica, con il quale sono sempre comunque in contatto e che attualmente gode di un discreto turnover internazionale di colleghi ed è ben attrezzato, funziona ormai in modo abbastanza soddisfacente e stabile. Ho raggiunta nel sud - ovest del Bangladesh la località di Chalna, nel distretto di Khulna, uno dei tanti piccoli villaggi disperati dei quali è disseminato il gigantesco delta del Gange: ho girato in lungo ed in largo la zona rendendomi subito conto della sostanziale drammatica differenza rispetto alle volte precedenti e raccogliendo spunti sui quali lavorare in seguito. Rientrato in Italia ho ottenuto, grazie alla generosità di amici e colleghi, un notevole quantitativo di attrezzature e di materiale d'uso,( purtroppo indispensabili per poter esercitare il mio lavoro), con l'intenzione di inviarli laggiù e quindi di poter finalmente iniziare a far qualcosa di operativamente concreto: ma le cose non sono andate così liscie come credevo e speravo e tutto si è risolto, in conclusione, con una notevole delusione personale ed un colossale fallimento! La dogana bengalese, ha pretese "fees" elevatissime per consentirne l'entrata, tasse talmente elevate da superare di gran lunga il valore effettivo delle attrezzature stesse e da rendere sconsigliabile anche la eventuale raccolta dei fondi necessari ad assolverne il pagamento! Il progetto si è così bloccato innanzi ad una ottusa e corrotta burocrazia locale! Per fortuna, da una parte, lo spedizioniere doganale cui era stata delegata la spedizione del container, tramite un suo referente di Dhaka è riuscito a venirne a conoscenza ancor prima che la merce fosse stata spedita, quindi, perlomeno, il prezioso materiale si è salvato! Attualmente ho allo studio un nuovo progetto alternativo al Bangladesh molto importante, anche se ancor più complesso e difficile, rivolto ad un'altro paese che, se mi riuscirà di realizzarlo come spero, sarà certamente molto bello anche questo e, per me in particolare, ancor più significativo! Se ciò sarà possibile come auspico, potrò farvi confluire questo ed altro materiale che spero verrà: le idee sono molte, le motivazioni anche, però la delusione è sempre lì dietro l'angolo pronta a fare la sua indesiderabile comparsa ed è quindi ancora troppo prematuro per darne ulteriori anticipazioni sui dettagli: spero di poterlo fare più avanti!


 

  grazie, a tutti coloro che hanno voluto leggermi!

  Cordialmente:

  Beppe Quarta

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