I RAPPORTI DI GREENPEACE

GREENPEACE ITALIA
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Chernobyl dieci anni dopo:
le cause, le conseguenze, le alternative

Scheda sintetica a cura di Giuseppe Onufrio - Greenpeace aprile 1996

Il disastro di Chernobyl è stato descritto come "la peggiore catastrofe tecnologica della storia umana". Lo shock causato dall'incidente ha provocato la cancellazione di programmi nucleari ed è stato un vero punto di svolta nell'evoluzione dell'industria nucleare nel mondo.

Dieci anni dopo, si comincia a vedere quanto possa essere grave l'impatto di un incidente nucleare. Circa 9 milioni di persone sono state colpite, centinaia di migliaia gli evacuati che non torneranno più nelle loro case, migliaia i bambini che stanno tuttora vivendo in aree fortemente contaminate.

"Prima, quando gli amici di mia madre venivano a trovarla, ridevano e parlavano per lo più di politica e di arte. Dopo, le loro conversazioni si concentravano sempre di più sulle malattie dei loro bambini e deli guai delle famiglie dei loro amici e conoscenti" (Alexsandr Sirota, bambino di 9 anni al tempo dell'incidente).

1. Le cause

Solo nel 1993, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), riconosceva i difetti progettuali del reattore tipo RBMK, e le carenze nella sua gestione, cancellando l'ipotesi dell'"errore umano" come causa dell'incendio.

L'incidente è stato causato durante un test effettuato per dimostrare che in caso di emergenza, nei tre minuti richiesti per azionare il generatore diesel, l'energia immagazzinata in un generatore turbo era sufficiente ad azionare il sistema di raffreddamento d'emergenza.

Il reattore del tipo RBMK presenta numerosi difetti progettuali, che lo rendono pericolosamente instabile in alcune situazioni specifiche, oltre a non avere alcun sistema di contenimento.

2. Le conseguenze

La contaminazione

E' stato stimato che il rilascio di radioattività dal reattore n.4 di Chernobyl sia stato circa 200 volte superiore alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki messe insieme. Ma sulla quantità effettiva di radioattività vi sono stime molto incerte. La maggior parte delle fonti ufficiali la stimava in 50 MegaCurie (gas nobili esclusi); recentemente l'agenzia nucleare dell'OCSE ha valutato una emissione pari a 4 volte questa quantità.

In tutto, sono state seriamente contaminate aree in cui vivono 9 milioni di persone: 3 in Russia, 3,5 in Ucraina e 2,5 in Bielorussia, per un totale di 160.000 kmq. In Bielorussia, il 30% del territorio nazionale è contaminato dal Cesio-137. Il Governo dell'Ucraina stima che 42.000 kmq sono state rese inservibili e che il 40% delle foreste risulta fortemente contaminato; in Russia l'area contaminata è di 57.650 kmq.

In Gran Bretagna, a causa dell'incidente, ancora lo scorso gennaio vi erano restrizioni e controlli in 219 fattorie che coinvolgono 1097 kmq e 317.400 pecore.

In Ucraina, Russia e Bielorussia, circa 400.000 persone sono state evacuate, mentre altre 270.000 vivono in aree la cui contaminazione richiede restrizioni nell'uso del cibo prodotto localmente.

I danni economici

In Gran Bretagna il costo della compensazione agli allevatori e agricoltori è di circa 30 miliardi di lire; in Germania, di circa 500 miliardi e in Austria di 150 miliardi di lire.

L'Unione Europea non è stata in grado di calcolare il costo economico totale dovuto alle conseguenze dell'incidente di Chernobyl, includendo le restrizioni alimentari, la perdita di prodotti alimentari, le campagne di misura e controllo della radioattività, i programmi d'emergenza.

Il Governo della Bielorussia valuta che i costi economici totali che dovrà sopportare fino al 2015 ammontano a 370.000 miliardi, 21 volte l'intero PIL del 1991; nel 1995 la spesa dovuta alle conseguenze di Chernobyl è stata di 4043 miliardi di rubli, il 13,5% del bilancio statale. Questa cifra è solo un terzo di quello che sarebbe necessario.

I fondi richiesti nel 1995 dal Ministero per Chernobyl in Ucraina erano di 2,3 miliardi di dollari; ne sono stati reperiti circa un terzo.

L'analisi più dettagliata dei costi economici di Chernobyl è stata condotta dal prof. Yuri Koryakin, economista che dirigeva a suo tempo l'Istituto di Ricerca e Sviluppo di Ingegneria Energetica dell'URSS, e riportata dal Wall Street Journal nel 1990. Tra il 1986 e il 2000 i costi totali sarebbero di 170-215 miliardi di rubli dell'epoca, pari a 20 volte le valutazioni fino ad allora circolate.

I danni sanitari

Il rapporto presentato dall'AIEA nel 1991 stabiliva che molto difficilmente le conseguenze sanitarie dell'incidente saranno osservabili in futuro, le ricerche concluse pochi anni dopo, mostrano un incremento estremamente preoccupante, specie tra i bambini.

Nella regione Gomel della Bielorussia l'incidenza del cancro alla tiroide nei bambini è letteralmente esplosa: un aumento di 100 volte tra il 1991 e il 1994. Nello stesso periodo, in Russia si registra un aumento di 10 volte e in Ucraina di 7 volte.

Secondo il Presidente della European Thyroid Cancer Association, Dilwyn Williams sostiene che nei prossimi 30 anni saranno migliaia i casi di cancro contratti: il 40% di quelli che avevano 1 anno all'epoca dell'incidente.

In Ucraina 2 milioni di bambini vivono in zone contaminate e 900.000 dei quali in zone ad alto rischio. Sia in Russia che in Bielorussia vivono circa mezzo milione di bambini in aree ad alto rischio.

Secondo l'Unicef in Bielorussia nel 1990-94 vi è stato un forte aumento di varie patologie tra i bambini: del 43% del sistema nervoso e sensoriale, del 28% al sistema digerente, mentre i problemi al tessuto connettivo, alle ossa e ai muscoli sono aumentati del 62%.

Un altro aspetto riguarda i cosiddetti "liquidatori": 800.000 persone che furono impiegate, ognuna per poche decine di secondi, per spegnere l'incendio. Non vi è nessuno studio internazionale completo sullo stato di salute di queste persone, nonostante le elevate dosi di radiazione a cui sono state sottoposte.

Secondo le stime di una organizzazione non governativa - la Chernobyl Union - circa il 10% sono invalidi al lavoro, mentre il Ministero per la Difesa Civile della Russai sostiene che il 38% dei liquidatori presenta problemi sanitari.

Il Ministero della Sanità dell'Ucraina, nel 1993 il 60% delle morti tra i liquidatori erano dovute alle dosi di radiazione assorbite a Chernobyl; questa quota è salita al 77% nel 1994. In Bielorussia si registra tra i liquidatori un aumento delle malattie di 2,7 volte.

3. Le alternative

Un sarcofago che si va sbriciolando

Il reattore 4 fu coperto da una struttura di contenimento chiamata "sarcofago", che fu ultimata nel novembre del 1986, in condizioni estremamente pericolose. Dentro il reattore ci sono ancora 400 kg di Plutonio, oltre 100 tonnellate di combustibile nucleare e centinaia di migliaia di metri cubi di detriti che rimarranno radioattivi per 10.000 anni.

Progettato per resistere 30 anni, il sarcofago presenta fratture, buchi e crepe per 250 m2. Lo scorso marzo il Ministero ucraino dell'Ambiente dichiarava che "vi è un reale pericolo che una migrazione termochimica del combustibile nucleare dall'interno delle scorie contenute nel reattore numero 4, possa portare a concentrazioni critiche provocando un repentino aumento della temperatura e a una esplosione termica".

Uno studio concluso nel 1995, nell'ambito del programma della Comunità Europeo TACIS, stabiliva che a causa delle condizioni del sarcofago e per la forte contaminazione radioattiva, un rafforzamento della struttura per resistere a lungo termine è impossibile. L'unica possibilità proposta è quella di costruire un secondo contenitore arcuato o cubico, con una preferenza per il primo. Il costo è stimato in 1,6 miliardi di dollari e la sua durata nel tempo non supera i 100 anni.

Chiudere Chernobyl senza finanziare ancora il nucleare

Lo scorso dicembre i governi del G7 e la Commissione dell'Unione Europea hanno firmato un "memorandum d'intesa" con il Governo dell'Ucraina, in vista di un accordo per la chiusura di Chernobyl entro l'anno 2000 in cambio di un aiuto finanziario per rendere quel Paese energeticamente indipendente.

Come parte dell'accordo, la Commissione Europea ha messo a disposizione del Governo ucraino 400 milioni di ECU (circa 800 miliardi di lire) per finire la costruzione di due reattori nucleari, rimasti a metà dopo il crollo dell'ex URSS: Khmelnitsky II e Rovno IV. Per il loro completamento si stima necessario un ulteriore investimento di altri 920 milioni di ECU (oltre 1800 miliardi di lire).

Analisi sbagliate alla base dei finanziamenti

Si tratta di due reattori del tipo VVER-1000 della potenza complessiva di 2.860 MW. Il guscio di contenimento del nocciolo di questi reattori non contiene rinforzi in acciaio ed è progettato per reggere, in caso di incidenti, a una pressione considerata non adeguata secondo l'AIEA.

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha condotto un'analisi del fabbisogno energetico dell'Ucraina che è stata ampiamente criticata dal Battelle Laboratories degli USA su due piani: si sovrastima il bisogno di energia e si sottostima il potenziale di risparmio energetico.

Secondo il Battelle, l'Ucraina usa da 2 a 3 volte più energia per produrre beni e servizi rispetto ai Paesi occidentali e le perdite della distribuzione di gas ammontano al 45% (rispetto all'1-3% della media europea). Scrive il Battelle: "il rischio è che il G7 finanzi per miliardi di dollari l'Ucraina per coprire una domanda energetica che non si materializzerà mai. Non abbiamo alcuna remora nel dire che l'analisi della BERS è sbagliata e che non può esser presa come base né per la politica energetica dell'Ucraina, né per sviluppare programmi internazionali di assistenza".

In Ucraina, nel periodo 1990-94, c'è stato un decremento della produzione industriale del 43,3% e una diminuzione dei consumi energetici del 30,8%.

Finanziare l'efficienza energetica e le altre fonti

Un recente rapporto sul potenziale di risparmio energetico nell'industria ucraina, elaborato congiuntamente dal Ministero ucraino per l'Energia e l'Elettricità, dal Centro per l'Efficienza Energetica Nazionale dell'Ucraina, e dalla società di consulenza Hagler Bailly ha mostrato che:

* ad un costo di 3 cents/kWh - il costo considerato accettabile dal rapporto di Lahmeyer International - è possibile risparmiare 14 miliardi di kWh all'anno. Ciò equivale circa al doppio del potenziale di risparmio economicamente conveniente stimato dal rapporto Lahmeyer, su cui si basa l'analisi della BERS;

* con un Programma di gestione della domanda energetica e del carico elettrico di soli cinque anni, si può ridurre di 2000 MW la potenza elettrica richiesta sulla rete a un costo di 905 milioni di dollari, con interventi tecnologici in sette impianti industriali. Ciò da solo eliminerebbe la necessità del completamento dei due reattori Khmelnitsky II e Rovno IV.

Greenpeace, in un suo recente rapporto - "Ukraine: the potential for energy saving" - mostra come non sia affatto necessario continuare a finanziare il nucleare in Ucraina e che gli investimenti dovrebbero essere orientati invece sulle misure di miglioramento dell'efficienza energetica e su tecnologie che possono rendere energeticamente indipendente quel Paese, a fronte di una chiusura del nucleare.

Le conclusioni principali del rapporto di Greenpeace - elaborato insieme a esperti ucraini - sono:

* in Ucraina l'uso di energia per unità di PIL è superiore da 8 a 10 volte quello della media europea, il che dà una misura del potenziale di risparmio energetico;

* il miglioramento dell'efficienza energetica consentirebbe una riduzione del 65% dei consumi energetici attuali; la massima parte di questo potenziale di risparmio è nel settore industriale;

* l'energia geotermica può sostituire dal 7 al 10% della produzione di elettricità da fonti fossili;

* il potenziale eolico tecnicamente sfruttabile nelle regioni della Carpazia, Crimea e del Mar Nero, è di circa 2-3 volte la potenza elettrica totale odierna;

* l'idroelettrico di piccola scala può raggiungere 4 volte la potenza totale oggi installata.

Infine, contributi rilevanti si possono ottenere dalla modernizzazione degli impianti a gas naturale e dallo sviluppo della cogenerazione industriale.

Conclusione

Nonostante la crescente gravità degli effetti sanitari e gli aiuti finanziari pervenuti nell'ex URSS, non vi è stato alcun miglioramento della sicurezza nucleare e nessuno dei reattori ad alto rischio è stato finora chiuso.

Anziché finanziare programmi di efficienza energetica e di sviluppo delle fonti alternative al nucleare, la maggior parte delle risorse sono ancora dirette verso il nucleare. Se non vi sarà un rapido cambiamento della politica dei Paesi occidentali e si avvierà al più presto un serio programma di chiusura dei reattori ancora funzionanti, il rischio di un altro incidente continuerà ad incombere su tutti noi.  (fonte: greenpeace italia)

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