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Agostino,
De Trinitate
Libro I
Per comprendere qualcosa della luce di Dio,
occorre purificarsi e credere.
n P F S non sono tre
dei, ma un solo Dio. I Tre sono inseparabili nelle loro azioni ad extra, ma alcune azioni dalla
Scrittura sono attribuite ad una sola delle Persone (la voce al Padre,
l’incarnazione al Figlio, la colomba allo Spirito Santo).
n Quale la differenza
tra la generazione del Figlio e la processione dello Spirito?
n Quando la Scrittura
dice F < P, intende riferirsi all’incarnazione.
Quando
dice F = P, intende riferirsi alla natura divina.
n Talora la Scrittura
dice di una sola Persona, ma per intenderle tutte e tre, nell’unità
sostanziale.
Libro II
n a- testi che dicono F < P
b- testi che dicono F = P
c- testi un po’ ambigui, che dicono
l’origine eterna del F dal P
n MISSIONI
Nel mondo, ogni Persona c’è da sempre
insieme alle altre. La missione è una relazione nuova della Persona con la
creatura cui è mandata: non è mutazione né inferiorità rispetto a chi manda, ma
manifestazione nel mondo, una
teofania
n MISSIONE DEL FIGLIO n MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO
- nascere da una
donna -
manifestarsi in colomba e lingue di fuoco
- unione personale
alla natura umana -
senza unione personale
- unione durevole -
senza unione durevole
- unione
beatificante -
senza unione beatificante
® La natura umana di Cristo è opera di tutta la Trinità, ma è
unita alla sola persona del Figlio e solo lui manifesta. (Così come la colomba
manifesta solo lo Spirito).
n TEOFANIE ad Adamo il
Padre
ad
Abramo tutta la Trinità, in
quanto Dio unico, senza distinzione di persone
roveto ?
nube
e fuoco ?
Sinai ? lo Spirito santo? il
dorso divino è la carne di Cristo.
Daniele il Padre
® la natura divina è invisibile, ma ognuno dei tre può
manifestarsi in segni
Libro III
Dio si manifesta
attraverso segni e miracoli. Tutto è operato da lui, anche quando spiriti
(buoni o cattivi) ottengono da Dio il permesso di agire sulle ragioni seminali.
Il ruolo degli angeli nelle teofanie.
Libro IV
Cristo è unico
mediatore e redentore. Luce, unità. Morto e risorto. Vittima di valore
infinito. tale è lo scopo della sua missione.
n Ogni missione implica
dipendenza di colui che è mandato da colui che manda
Essa indica l’origine eterna, cioè la
processione di una Persona dall’altra in rapporto ad un effetto prodotto in una
creatura
n Dio è sempre presente
dappertutto ® la missione denota una presenza nuova, una nuova attività
n la missione rispecchia,
continua nel tempo la processione intradivina
® sono mandati F e S, non il P
® possono inviare il P e il F, non lo S
® nessuna persona può inviare se stessa
n MISSIONE VISIBILE n MISSIONE INVISIBILE
unione di una persona invisibile senza
manifestazioni sensibili:
con una forma visibile solo
un effetto spirituale
(incarnazione, lingue di fuoco) per
santificare le anime
n Missione NO® disuguaglianza,
perché denota l’origine eterna, e l’origine non è ¹
n la Trinità opera
inseparabilmente, ma non può manifestarsi inseparabilmente a causa dei limiti
della creatura attraverso la quale deve manifestarsi (così come noi, sebbene i
Tre siano unum, non possiamo
pronunciare contemporaneamente i loro nomi).
n il F si è manifestato ad
opera degli angeli anche prima dell’incarnazione, ma la missione incomincia
solo con l’incarnazione
lo S era dato ed agiva anche prima di
Cristo, ma la sua missione incomincia solo dopo l’incarnazione
Libro V
In Dio non vi è accidente: ciò che in noi
sarebbe accidentale (es. l’azione), in lui è sostanza (Dio non ha azione, ma è azione).
In Dio non vi è accidente, ma non tutto
quello che si predica di Dio si predica secondo la categoria della sostanza. P
- F - S si predicano secondo la relazione. Le relazioni sono sostanziali e non
accidentali, perché non sono mutevoli; ma non si dicono della sostanza.
Dunque
in Dio nulla ha un significato accidentale, perché in lui non vi è accidente, e
tuttavia non tutto ciò che di lui si predica, si predica secondo la sostanza.
Nelle cose create e mutevoli, ciò che non si predica in senso sostanziale, non
può venir predicato che in senso accidentale. [...] Ma in Dio nulla si predica
in senso accidentale, perché in lui nulla vi è di mutevole; e tuttavia non
tutto ciò che si predica, si predica in senso sostanziale. Infatti si parla a
volte di Dio secondo la relazione; così il Padre dice relazione al Figlio e il
Figlio al padre, e questa relazione non è accidente, perché l’uno è sempre
Padre, l’altro sempre Figlio. [...] Poiché il Padre non è chiamato Padre se non
perché ha un Figlio ed il Figlio non è chiamato Figlio se non perché ha un
Padre, queste non sono determinazioni che riguardano la sostanza. [...] Queste
sono denominazioni che riguardano la relazione e non sono di ordine
accidentale, perché ciò che si chiama Padre e ciò che si chiama Figlio è eterno
e immutabile. Ecco perché, sebbene non sia la stessa cosa essere Padre ed
essere Figlio, tuttavia la sostanza non è diversa, perché questi appellativi
non appartengono all’ordine della sostanza, ma della relazione. (5, 5, 6
[241]).
Es. La relazione P-F: indica distinzione,
ma non disuguaglianza, perché la distinzione non supera la relazione e non
tocca la sostanza. Il F è = al P in senso assoluto e sostanziale.
Ü ogni denominazione di tipo
relativo designa una sola persona
e non alla Trinità insieme considerata
Ü ogni denominazione di tipo
assoluto (sostanziale) si applica alla singola persona
& alla Trinità al singolare
Es. lo Spirito
Santo
la denominazione utilizzabile anche
per P e F suggerirebbe che lo S è la comunicazione personificata di entrambi
la denominazione ‘dono di Dio’ lo
conferma
Libro VI
Contro gli Ariani,
le tre Persone sono perfettamente uguali. Es. il Figlio è potenza e sapienza,
ma anche il Padre lo è: il P è sapiente per la sapienza che ha generato, il F è
sapiente in quanto è la sapienza del P Ü ogni attributo assoluto non si applica
all’uno senza l’altro: ogni nome che manifesta la sostanza li concerne entrambi
e sono propri delle Persone solo i nomi relativi.
Se la sostanza è
identica e semplice, le tre Persone sono perfettamente uguali.
Le tre Persone sono
mutuamente immanenti Ü Dio è trino, ma non triplice.
Il P viene chiamato
Dio dalla Scrittura, ma solo per appropriazione, perché Dio si può dire in
senso proprio anche del F e dello S.
Gli attributi
essenziali non sono proprietà di uno dei Tre, ma appropriazioni.
Un’essenza, tre
persone. Ma sono termini ‘provvisori’.
Libro VIII
Reg: unità delle
Persone senza confusione, distinzione senza ineguaglianza.
L’anima è creata ad
immagine della Trinità: ricorda -
comprende - ama sé.
ricorda
- comprende - ama Dio.
La verità, la bontà, la giustizia e l’amore sono in noi, ma provengono da Dio:
vediamo Dio in esse.
Dio è amore, ogni
vero amore proviene da Dio, l’amore ci fa conoscere Dio.
L’AMORE: 1. colui
che ama, 2. ciò che è amato, 3. l’amore.
Libro IX
Per amarsi, lo
spirito deve conoscersi: 1. spirito, 2. conoscenza, 3. amore.
(Lo spirito consce
bene quando giudica a partire dalle ragioni eterne).
Lo spirito genera
un verbo, se ne compiace nell’amore.
Lo spirito genera,
il verbo è generato, l’amore procede da entrambi.
(L’amore non è
generato, perché l’amore procede dalla conoscnza, ma come un peso, un movimento verso la cosa).
Libro X
Quando si conosce
una cosa, la si ama (altrimenti la si ignorerebbe).
LO SPIRITO: 1.
memoria, 2. intelligenza, 3. volontà: una sola realtà.
Libro XI
ÇImmagini della Trinità.
ÉVestigia della Trinità nell’uomo esteriore.
PERCEPIRE: 1. forma
dell’oggetto percepito, 2. forma impressa nel senso, 3. volontà che fissa il
senso sull’oggetto.
RICORDARE: 1. forma
impressa nella memoria, 2. visione interiore dello spirito, 3. volontà che
tiene lo sguardo dello spirito fisso sulla forma impressa nella memoria.
[forma del corpo
percepito Ü forma nel senso di chi percepisce Ü forma nella
memoria Ü forma nel pensiero]
Libro XII
L’immagine di Dio
nella parte superiore (contemplazione delle cose eterne) dello spirito, non in
quella inferiore (azione sulle cose temporali).
Il peccato.
Scienza &
Sapienza
«Alla
sapienza appartiene la conoscenza intellettiva delle cose eterne, alla scienza
invece la conoscenza razionale delle cose temporali» [499].
«Haec
est sapientiae et scientiae recta distinctio, ut ad sapientiam pertineat
aeternarum rerum cognitio intellectualis; ad scientiam vero, temporalium rerum
cognitio rationalis» [12, 15, 25; 498]
Libro XIII
La felicità:
ottenere un bene in modo stabile: l’immortalità.
La fede: come
arrivare all’immortalità: Cristo.
«Itane defuit Deus
modus alius quo liberaret homines a miseria mortalitatis huius, ut unigeniutum
Filium Dei sibi coaeternum, hominem fieri vellet, induendo humanam animam et
carnem, mortalemque factum mortem perpeti?» parum est sic refellere, ut istum
modum quo nos per Mediatorem Dei et
hominum hominem Christum Iesum Deus liberare dignatur, asseramus bonum et
divinae congruum dignitati; verum etiam ut ostendamus non alium modum
possibilem Deo defuisse, cuius potestati cuncta aequaliter subiacent; sed
sanandae nostrae miseriae convenientiorem modum alium non fuisse, nec esse
oportuisse (13, 10, 13 [528]) (cf. 10, 17, 22 - 18, 23; De agone christiano 11, 12) [qui si incomincia ad usare il
vocabolario della convenienza/non-obbligatorietà perché c’è lo sfondo dei diritti del diavolo, e si vuole evitare
l’idea di un debito da parte di Dio]
INCARNAZIONE
1. impedisce di disperare della
beatitudine.
2. vince il diavolo non per la via della
potenza ma della giustizia.
3. la croce ci giustifica nel sangue di
Cristo.
4. mostra all’uomo il suo livello tra le
realtà create.
Libro XIV
14, 4, 6
n GRANDEZZA DELL’UOMO
L’uomo è
naturalmente capax di Dio, cioè è
capace di essere elevato fino alla contemplazione immediata della Trinità: un
mutabile aperto all’Immutabile.
n IMMAGINE DI DIO
L’immagine di Dio è
tale capacità, impressa indelebilmente nella sostanza immortale dello spirito,
naturalmente capace di conoscere Dio.
n GIUSTIFICAZIONE
Non crea, ma
restaura l’immagine divina, che il peccato ha deturpato ma non distrutto.
Lo spirito è
immagine di Dio, perché è capace di Dio, in quanto lo ricorda - comprende -
ama.
Libro XV
Il verbo mentale
nell’uomo è simile per certi aspetti al Verbo divino; dissimile per altri.
Conviene farsi
guidare dalla fede, e pregare.