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INTRODUZIONE
Una domanda infrequente
"Adesso occorre
che noi consideriamo il problema e il dogma, spesso passato sotto silenzio, ma
che proprio per questo motivo io voglio indagare con maggiore impegno:
questo prezioso sangue divino.
-Per qual motivo è stato pagato un tale prezzo?"[1]
L'esclamazione di S.
Gregorio Nazianzeno mostra che l'indagine sul senso di Cristo nel piano divino
ha impegnato sin dai primi secoli i credenti, i quali si sforzano non soltanto
di vivere la dedizione al proprio Signore, ma anche di motivarla dinanzi a chi
li interroga sulla speranza che è in loro.
Perché Gesù Cristo?
Perché solo in lui è dato trovare salvezza? Perché Dio è intervenuto
decisivamente ed immanentemente in un punto determinato e caratterizzato della
storia umana? Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo? Cur Verbum caro?
Di solito l'indagine si
concentra sull'evento dell'incarnazione per coglierne le finalità, la sua
necessità, i riflessi nei confronti dell'uomo. È una prospettiva per così dire dal basso, che esplora il "Cur Deus homo", per coglierne -ad
esempio- le finalità, le ragioni per cui era necessaria, il collegamento con la
creazione e con il peccato di Adamo, i suoi riflessi nei confronti del presente
dell'uomo e del suo destino ultimo, le implicazioni in campo cosmologico.
Numerosissimi sono gli interventi in tale linea. Cominciando dai Padri,
passando per l'opera celebre di sant'Anselmo, confrontandosi con il dibattito
tra scotisti e tomisti, sino ai giorni nostri è facile trovare nei testi di
cristologia pagine dedicate al Cur Deus
homo.
Ma è molto più raro
trovare l'interrogativo trattato in una prospettiva dall'alto, una prospettiva cioè che sviluppi la tematica dal punto
di vista del soggetto che si incarna. Ciò potrebbe avvenire in due modi:
considerando i cambiamenti che l'evento dell'incarnazione determina nei
rapporti intratrinitari, oppure cercando di capire che cosa significhi che sia il Verbo ad incarnarsi.
Ci muoveremo precisamente in tale direzione.
Perché è stato il Verbo
a farsi uomo? Potevano incarnarsi il Padre o lo Spirito Santo? Cosa significa
tutto ciò per la Trinità, per l'uomo e per il mondo?
Piano e scopi della ricerca
Dopo aver contestualizzato il nostro
interrogativo nella problematica più ampia dei motivi dell'incarnazione,
confronteremo la risposta che offrono la teologia medievale e la teologia
contemporanea, esemplificate
rispettivamente da Bonaventura da Bagnoregio e Karl Rahner. Trarremo
quindi delle conseguenze, mostrando la necessità di una 'pericoresi' tra i vari
trattati della teologia dogmatica.
Crediamo di poter
mostrare così che la risposta data al "cur
Filius homo?" non è un theologoumenon antiquato ma, in quanto punto di
congiunzione tra dottrina trinitaria e cristologia, l'osservatorio privilegiato
per misurare l'intensità del nesso tra Trinità immanente e Trinità economica in
un sistema teologico.
[1] Gregorio Nazianzeno, Discorso XLV, 22 (cit. in H.U. von Balthasar, Teologia dei tre giorni, Brescia 1990, 17).