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DECALOGO DELLA FIDUCIA

DEISMO   1

DELINQUENTE   2

DEMOCRAZIA VIGILATA   3

DEPRAVAZIONE   5

DEPRESSIONE   5

DIECI COMANDAMENTI   7

DIFFICOLTÀ   8

DIGNITÀ   8

DIO   8

DIRITTO NATURALE   9

DIRITTO UNIVERSALE   11

DISAGIO GIOVANILE   11

DISCERNIMENTO   13

DISNEY   14

DISPERAZIONE   14

DISTORSIONE   14

DIVENTARE MAESTRO   15

DIVORZIO   16

DONNA   16

DENIGRAZIONE DELLE DONNE  17

DONO   30

Donazione degli organi

DOTTRINA SOCIALE   30

DROGA   31

 

DEISMO

ex religione ‘naturale’, Dio c’è, ma è un Dio ininfluente sul cosmo. Segue il concetto dell’orologiaio che ha costruito l’orologio e si è separato da esso. Ora l’orologio continua a vivere autonomamente senza l’orologiaio. Dio sarebbe tanto trascendente da non essere immanente (T. Hobbes, J. Locke). Assistiamo ad un Materialismo rozzo, ad una visione meccanicistica. Ma il Positivismo, si farà, si autoeleggerà a: religione, filosofia e scienza; infatti «di Dio non c’è bisogno» e possiamo farne a meno. Sulla stessa direttiva abbiamo il Neo-Positivismo e lo Strutturalismo (L. Wittgenstein) «di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere» perché solo quello che è verificabile ha senso per la scienza. La logica matematica trasmette le proprie regole espressive alla filosofia, con il potere di elaborare delle proposizioni che abbiano senso. Ci sono cose di cui si può parlare in tali termini? Se non ci sono cose di cui non si può parlare: bisogna tacerne! Dio è per definizione il non dicibile: non si può dirgli niente con un linguaggio empirico, ovvero «utile». Si ignora che c’è anche una funzione di «gioco» nel linguaggio. Infatti il vero linguaggio è amore, cioè corteggiamento, attesa, purificazione per non rovinare qualcosa di unico. Il vero linguaggio è contemplazione è il bisogno di addomesticarsi (il Piccolo Principe), di conquistarsi reciprocamente alla fiducia, è l’emozione stupita di un incontro d’amore. Questo interlocutore divino è più delicato e puro di un neonato, egli inevitabilmente si chiude agli oggettivatori, ai volgari ed ai violenti. I grezzi di cui sopra ignorano che può esserci anche un linguaggio teo-logico, ignorano che il senso del mondo è fuori del mondo. Dio non si rivela nel mondo. Dobbiamo uscire dalla volgarità dell’interesse materiale se vogliamo amare. Il silenzio non indica una negazione della presenza di Dio, ma è solo una purificazione per prepararsi alla tenerezza di una intimità che supera ogni immaginazione. Questo silenzio esiste non perché Dio è inesistente o insignificante, ma perché trascendente tutte le nostre durezze di cuore e la nostra  incapacità ad essere amanti. L’amante è puro nel suo ideale di amore. Chi di noi è puro? Qualcuno di noi lo è certamente! Chi di noi non lo è stato per qualche periodo della propria vita? Il puro di cuore esperimenta Dio certamente.

DELINQUENTE

COME FARE DI UN FIGLIO UN DELINQUENTE:

1 - Dategli sempre tutto quello che vuole, così sarà convinto che il mondo ha l'obbligo di mantenerlo                - diventerà un parassita.

2 - Se impara una parolaccia ridete, crederà di essere spiritoso e divertente,                                             - un giono piangerete.

3 - Non dategli nessuna educazione religiosa, aspettate che abbia 21 anni per decidere da solo                           - non lo riconoscerete più.

4 - Mettete in ordine tutto quello che lui lascia fuori posto e fate voi quello che dovrebbe fare lui, così imparerà a scaricare sugli altri le sue responsabilità,                                - diventerà un pigro.

5 - Litigate spesso in sua presenza, ma non vi meravigliate quando vi mancherà di rispetto, quando vedrete impotenti disgregarsi la vostra famiglia.                                                         - diventerà prepotente.

6 - Dategli tutto il denaro che vuole e se lo spenda come crede,

                                      - diventerà un ladro.

7 - Soddisfate ogni suo desiderio e sarete le prime vittime della sua prepotenza,                           - vi aspetta l'ospizio.

8 - Prendete le sue difese con tutti e comunque. Sono tutti prevenuti con vostro figlio. Gli fanno continue ingiustizie. Lui è così intelligente e buono e loro non lo capiscono. - Ora preparatevi ad una vita di amarezze, voi l'avete voluta e non vi mancheranno!

DEMOCRAZIA VIGILATA

L’umanità oggi non è ancora matura per la democrazia e non lo sarà  mai finchè non sarà sconfitto il relativismo. Eppure la democrazia, anche se difettosa, va preservata, perchè è la forma migliore che conosciamo per tutelare l’uomo nella sua dignità. Ma l’egoismo e la mancata evoluzione interiore, trasformano la democrazia nella libertà dei corrotti, nel più fertile terreno di ogni cattiva azione. Spesso la democrazia diviene vessatoria  cittadino onesto che non vuole esprimersi nella “cultura” delle clientele. Noto spesso, come gli onesti vengano sottoposti alla vessazione dei malavitosi e delle tasse, fino al punto che giungono a rimpiangere la dittatura. Mai e poi mai la democrazia deve trasformarsi in una condizione favorevole al crimine. Democrazia non deve mai significare libertà per tutti, ma solo per coloro che ne sono degni. Un adolescente assiste allo scontro armato di due bande criminali nella piazza del paese (i veri padroni del territorio), egli stesso rimane ferito e riconosce davanti ai poliziotti alcuni dei malavitosi consentendo il loro arresto. E’ stato minacciato di morte ed ora ha dovuto rinunciare al suo nome e cognome. Con tutta la sua famiglia ha dovuto abbandonare amici, parenti, compagni di scuola, legami, radici. Sradicati vivono sotto altro nome in un’altra regione, in un’altra città sotto scorta della polizia. Questa è democrazia? Questa è anarchia! Non c’è democrazia quando gli onesti subiscono vessazioni o persecuzioni! Attraverso l’ipnosi sarebbe possibile arrestare i criminali, scoprire tutti i delitti da loro commessi e restituire tutto il mal tolto. Le proprietà oneste, sudate e sofferte devono essere sacre per la società, in quanto rapprentano il tessuto vitale in cui il cittadino può esprimere la sua personalità. Oggi nel mondo possono esprimere bene la loro arrogante personalità solo i malavitosi. Aveva visto giusto quarant’anni fa Giacomo Noventa: dopo i protagonisti dell’ideologia, verranno i protagonisti del nulla. Eccoli, sono qui in mezzo a noi. Ora la parabola si chiude, dobbiamo ripartire da zero; dagli ideali. Momento arduo in un’umanità avvilità e drogata, ma al contempo affascinante duello, nel quale saremo i protagonisti della lotta perenne fra il bene e il male, lo scontro è aperto e io sono pronto a giocare il mio ruolo. Doniamo le nostre anime e i nostri cuori per il più grande di tutti gli ideali, costruire una nuova civiltà umana ed universale, ogni uomo cittadino del mondo e mio fratello. Apriamo una nuova strada, cerchiamo un nuovo sentiero di civiltà. Una nuova generazione composta di uomini nuovi dominerà la terra. Doniamo le nostre anime e i nostri cuori per il più grande di tutti gli ideali, costruire una nuova civiltà umana ed universale, ogni uomo cittadino del mondo e mio fratello. Certo è merito della democrazia se ne lamentiamo i defetti, Churcill diceva: "La democrazia è veramente un sistema politico pieno di difetti. Ma non ne conosco uno migliore". I perfezionisti come me possono trasformarsi in terroristi, ma i lassisti sono già terroristi. La democrazia va coltivata come una giovane donna che non si vuol perdere, che non si vuol veder andar via. Non ci scoraggiamo, non ci arrendiamo.

             

DEPRAVAZIONE

La persona che non sa conservare la sua onorabilità andrà verso una limitazione dei suoi diritti civili e perderà la credibilità sociale. La sua riabilitazione sarà ovviamente possibile.

DEPRESSIONE

La depressione è la più diffusa malattia psicologica del nostro tempo. Il vuoto spirituale, la mancanza di ideali, le insicurezze sociali, creano uno stato di ansia che spesso sfocia nella depressione, poi nell’esaurimento, e in alcuni casi, purtroppo non rari, nel suicidio, o nella droga che ne è una variante. Questo fenomeno ha delle cause sociali che non siamo in grado individualmente di rimuovere, ma ha anche delle cause individuali, la nostra mancata maturità spirituale. La depressione è la condizione normale di questa società che non da certezze. Un rimedio efficace per uscire dalla depressione è quello di fortificare la nostra fede in Dio.  Meditiamo queste verità di fede ogni volta che viamo aggrediti dalla depressione. Il decalogo che presento ha avuto efficacia nel risolvere la depressione di mia madre, donna particolarmente provata dalla vita. -DECALOGO DELLA FIDUCIA. Ciò che più ferisce l'amicizia con Dio è la sfiducia. Quindi:

1.   -Non devo aver paura di nulla: né del passato, né del presente,  né del futuro,  né della salute,  né del lavoro,  né dei problemi spirituali e materiali miei o degli altri, perché Dio è sempre con me per aiutarmi, sostenermi. proteggermi, difendermi, come insegna tutta la Bibbia.

2.   -Non devo scoraggiarmi mai: se mi scoraggio tradisco la fiducia in Dio. Se tradisco la fiducia nel Signore, rompo l'amore verso di Lui e così mi trovo nel vuoto e nella tenebra.

3.   -Non devo ingrandire i problemi: perché sono tutti nelle mani di Dio, che li dosa, li adatta alle mie forze, li guida, li porta avanti e dà la forza per risolverli.

4.   -Non mi deve turbare nemmeno la mia miseria spirituale: perché Dio è misericordia infinita e onnipotente e quindi toglie qualunque miseria. Se mi affido, con cuore sincero e con piena fiducia, allo Spirito Santo ed alle anime sante, esse mi otterranno la grazia del perdono.

5.   -Non devo fare divisioni: tra problemi spirituali e materiali, perché gli uni e gli altri appartengono a Dio, e tutti Lui li risolve in un modo o nell'altro. Certi problemi materiali, anche se sono molto intelligente, non li posso risolvere da solo!

6.   -Devo seminare la fiducia: Dio è un Padre tenerissimo che ci ama come figli carissimi.

7.   -Non devo mai essere triste: ma vivere sempre nella gioia. Devo, sì, tribolare e lottare, ma lo Spirito Santo che, in me, con me, per me, combatte e vince. Questa verità deve essere la sorgente della mia gioia continua. L’amore di Dio lotta per me.

8.   -Devo vivere consapevolmente alla presenza di Dio: da mattina a sera, perché incessantemente ho bisogno di Lui.

9.   -Quando tradisco la fiducia in Dio: devo chiedere perdono, devo riparare, perché tradisco l'amicizia più grande, quella di Dio.

10.  -Devo semplificare  il rapporto con Dio: il rapporto con il Signore non deve essere burocratico, quantitativo, superficiale, ma cuore a cuore. Debbo coltivatore con Dio un rapporto intimo, caloroso, fiducioso, come di figlio con il papà. Questo è il nocciolo della vita cristiana. Piccoli atti e pensieri d’amore. [Liberamente tratto da LIETO ANNUNZIO - 13]

DIECI COMANDAMENTI

Sono i precetti che furono consegnati da Dio a Mosè sul monte Sinai e scolpiti su due tavole di pietra. Il decalogo rappresenta quei principi e valori universali che il buon senso attribuisce a tutta l'umanità. Questi valori incredibilmente si riscontrano in tutte le culture e in tutte le religioni positive. Filosofi e teologi medievali, come san Tommaso d'Aquino e san Bonaventura, affermarono che il decalogo altro non è che una esplicitazione della legge naturale, per questo conoscibile da tutto il genere uomano. Ma la proclamazione del decalogo si rese necessaria a causa del peccato originale che offuscò la conoscenza della legge naturale. Ma molto prima degli scolastici furono i padri della Chiesa, come Tertulliano e Agostino, che affermarono come il decalogo era stato posto prima nel cuore dell'uomo che sulle tavole di pietra.       Al di fuori dei dieci comandamenti non vi può essere vera realizzazione, perché essi rappresentano l’intrinseca esigenza ontologica della natura umana.

DIFFICOLTÀ

Le maggiori difficoltà per ogni uomo vengono dal suo cuore e non dalla società: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” Gesù (Mc.7,21).

DIGNITÀ

E’ il principale requisito di un cittadino all’interno una società metafisica. Onestà, fede alla parola data, educazione, rettitudine, pudore, rispetto delle leggi (poche, stabili e ragionevoli sono le leggi di una società metafisica), ecc… sono il patrimonio più prezioso di un cittadino metafisico.

DIO

Chi conosce VERAMENTE il creatore non può non amarLo, come chi raggiunge la maturità della fede non può più perderla. Non disattendiamo le esigenze spirituali e l’attitudine religiosa dell’uomo. Ora, una società che non sia fondata su questi presupposti così determinanti e costitutivi è destinata ad essere una società imperfetta, una società della crisi. Queste dimensioni sono ineludibili, per cui,  come ha dimostrato la realtà, non adorando il Creatore (gli ideali di Giustizia e Verità) l’uomo adorerà le creature (oggettivizzandosi) o se stesso (bestializzandosi). L’uomo è un adoratore perché è un collaboratore-contemplatore della bellezza. Egli si acceca della bellezza delle creature perché non conosce la bellezza del Creatore.

DIRITTO NATURALE

La legge naturale è eterna, immutabile e universalmente, per questo fonda la formazione della coscienza individuale e la valutazione della coscienza collettiva. Questa legge è prioritaria perché è immutabile la natura umana. Il diritto positivo (elaborato dal legislatore politico o dalla comunità) non è legittimo se contrasta con la legge naturale. I primi a parlare di diritto naturale furono i  filosofi greci. Già nel VI sec. a.C. Eraclito constatò che una saggezza comune tutto avvolge: "poiché tutte le leggi umane procedono da una sola legge, quella divina". Anche Aristotele parlò della differenza che intercorre tra diritto naturale o universale -che non dipende dall'essere riconosciuto- e quelle leggi stabilite dalla comunità politica che ne dovrebbero essere un'esplicitazione. Per gli stoici la legge naturale è addirittura catalogabile, infatti, il cosmo è regolato da un unico principio, il logos, identificabile anche con Dio. Ogni essere è parte del tutto, e vivere virtuosamente significa vivere in armonia. Vivere in armonia con se stessi significa vivere razionalmente (ma essendo la passione e le emozioni irrazionali sono per questo da negare, questo è un argomento limitativo del loro sistema filosofico). Cicerone definì una splendida nozione di legge naturale nel De Repubblica: "La vera legge è la retta ragione conforme a Natura; essa è applicabile universalmente, immutabile ed eterna; tale legge intima l'osservanza dei suoi comandi e scoraggia la trasgressione dei suoi divieti. Non esisteranno leggi diverse a Roma o ad Atene, o leggi diverse per il tempo presente e per quello futuro, ma un'unica legge, eterna e immutabile, sarà valida per tutte le nazioni di tutti i tempi". I cristiani perfezionarono la dottrina stoica della legge naturale, in particolare San Paolo affermò, in Romani 2.14, che anche i pagani istintivamente e onestamente si trovano conformi con la legge naturale. Il teologo Isidoro di Siviglia constatò, nel VI secolo, come la legge naturale è osservata ovunque in virtù di un istinto naturale, come dimostrano le leggi che riguardano il matrimonio e la procreazione. Queste argomentazioni furono riprese compiutamente da san Tommaso d'Aquino che nella Summa definì "legge eterna" quella legge razionale che governa il creato. La legge eterna fa in modo che tutti gli esseri compiano quelle azioni che sono consone alla loro natura. Le creature razionali, per analogia, partecipano inoltre della medesima logica divina che è somma razionalità. La "legge naturale" distingue efficacemente il bene dal male grazie alla sua luce che è un riflesso della luce di Dio nel cuore di ogni uomo. Le teorie moderne del diritto naturale sono di fatto un pervertimento dell'argomento, neanche le atrocità commesse dalla Germania nazista rappresentarono un monito per la fondazione metafisica del diritto naturale, perché i filosofi hanno preferito dilettarsi nel marxismo (è sempre stato facile salire sul carro del vincitore) e in quelle creature mostruose che da lui sono scaturite fino al relativismo. Per questo l'assemblea generale delle Nazioni Unite fu costretta a elaborare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, utilizzando una legittimazione debolmente morale, invece che una legittimazione dal solido fondamento filosofico e giuridico come sarebbe stato opportuno.

DIRITTO UNIVERSALE

La società metafisica si pone su un diritto immutabile, perché naturale e universale.

Il diritto metafisico nasce da valori metafisici, cioè che immutabili attraversano tutta la storia.

DISAGIO GIOVANILE

Molti giovani vivono senza sapere il motivo della loro esistenza. Non sanno cosa fare e si perdono diventando sempre più passivi di fronte alla società e alla vita in genere, a volte non riescono a prendere alcuna decisione. Tutti coloro che assumono questo comportamento fuggiranno ogni qualvolta si troveranno di fronte a delle difficoltà, vivranno con tante paure, il senso di impotenza li spingerà alle scelte sbagliate. La loro paura e la loro superficialità li rendono facilmente manipolabili e inattendibili. Nel 1997/98 nella IV E, si raccolgono queste analisi:

1. il giovane è insicuro, vive rapporti superficiali (Consilia Ardillo);

2. la corruzione della società, pone in negativo il giovane che si scoraggia, a questo punto si diventa massa e ci si lascia trasportare nei luoghi comuni, ma noi siamo la generazione che verrà... ricordiamoci che la via del bene e della  giustizia è la più difficile da seguire (Cutrone Nicola);

3. i giovani hanno difficoltà a comunicare tra loro ed usano strumenti di comunicazione artificiali, non avendo ideali seguono alcuni miti televisivi, ma non accettano più il sesso fine a se stesso(tranne i maschi che le prime volte possono farlo per curiosità), ma lo collegano ad un fatto sentimentale(Moraglia Giovanni); 4. mancano associazioni culturali e sportive per i ragazzi, che si abbandonano alla noia (Moretti Luigi);

5. oggi per i giovani è difficile tutto, perché più si va avanti, più l’uomo continua a distruggersi da solo e di conseguenza il giovane trova sempre meno possibilità di potersi realizzare. Se non risolveremo questi problemi per i nostri figli sarà addirittura difficile nascere (Trinci Leonardo);

6. il successo di tutte le immagini orror, o del rock metallico sono il frutto di una protesta giovanile contro una società solo in apparenza civile, ma in realtà molto violenta, orribile, ipocrita (Peragine Domenico);

7. i giovani hanno tutto, ma niente di essenziale, il loro vuoto interiore li spinge alla devianza (Proscia Tony);

8. la difficoltà con i genitori è data o da un affetto asfissiante ed impositivo o dall’abbandono. I giovani hanno paura di affrontare un problema, perché hanno paura di sbagliare, così soggiacciono alla mentalità degli altri, così non hanno ne fede in se stessi ne fede in Dio, inoltre non trovano onestà e lealta nei loro coetanei, le relazioni di gruppo rimangono superficiali(Regina Domenica); 9. il giovane è talmente fragile spiritualmente che alle prime delusioni della vita, crolla, si lascia andare, si lascia trascinare nelle vie sbagliate, il giovane demoralizzato difficilmente trova qualcuno che lo aiuta (Panebianco); 10. aver provato solo beni materiali e non conoscere quelli spirituali, porta il giovane a cercare sempre più il proibito, il malefico, la morte è frutto della noia.(Trinci Davide);

11. il giovane ha paura di sbagliare e pensa di essere niente, insicuro vive una realtà senza lealtà, senza amore e profondità, si vive per istinto, nel vuoto di personalità ci si lascia trascinare... più passa il tempo e più la droga raccoglie giovani (Vessia).

In questa società egoista, il giovane si trova nella difficoltà di trovare lo spazio necessario al suo sviluppo. Naturalmente a tutto questo si aggiunge la mancanza del lavoro di cui l’individuo ha bisogno per costruirsi il suo futuro, qualsiasi esso sia. Per far fronte a tutte queste difficoltà non bisogna lasciarsi andare, bisogna combattere, mai scoraggiarsi, aver pazienza e saper attendere perché un proverbio dice: “La pazienza è la virtù dei forti”, ed io credo che tutti noi giovani siamo forti. Ribadisco, infine, un motto che ogni giovane dovrebbe ricordare sempre e sempre meditare: “Se vuoi essere qualcuno, se vuoi farti strada, devi SVEGLIARTI e stare in campana”(cit. alunna di 5°A Grumo 1997/98).

DISCERNIMENTO

Indispensabile proprietà della mente per un discernimento razionale e dello spirito per un discernimento spirituale. E’ sia un dono naturale, che spirituale, che carismatico. Alcuni satanisti possono avere questo “potere”, come altri “doni” dallo spirito del male per i propri fini. A me è spettato esercitare questo dono, nel dovermi districare attraverso le miriadi del pensiero umano. Nell’urgenza di tracciare un percorso autentico ed attendibile al fine di elaborare il più sicuro progetto culturale a favore di tutto il genere umano.

DISNEY

Per le proteste della Chiesa protestante battista degli Stati Uniti, la Disney ha ritirato dal mercato 100 copie di un nuovo CD, che esalta in modo esplicito la necrofilia e l'incesto, anche se questo ha significato una perdita di 1 milione di dollari. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo produzioni televisive nelle quali i protagonisti sono omosessuali dichiarati, è stata la concessione del famoso parco giochi Disney World per la giornata dell’”Orgoglio Gay”. Non puoi portare a passeggio la figlia su un lato della strada del parco giochi mentre nello stesso momento sull’altro lato sfilano attivisti omosessuali, ha detto Richard Land, dirigente battista(cfr. Newsweek, 30 giugno 1997)(cfr. l’unità, 1 luglio 1997).

DISPERAZIONE

La mancanza di valori trascendenti e metafisici, porta l’uomo alla noia e anche alla disperazione.

L’uomo, animale psichico è molto debole e vulnerabile.

DISTORSIONE

“Non portare al tribunale della ragione le cause del tuo cuore”. Questa frase mi ha colpito per la sua ambiguità. In una persona equilibrata interiormente come affettivamente matura la ragione e il cuore non sono mai nemiche, ma sono nella loro armonia l’unica strada che conduce alla verità intima di tutte le cose.

DIVENTARE MAESTRO

Raggiungere la perfezione è un obiettivo necessario. Non importa se e come e quando la si raggiungerà. La bellezza di un uomo è data dai suoi ideali. Io vi dico che esiste la perfezione, come esiste la felicità, questi sono stati di grazia non permanenti in noi, ma reali. Se vai al lavoro sapendo di ricevere un grande onore ed un grande privilegio, se il tuo cuore si emoziona nel pensare agli uomini che servirai col tuo lavoro. Se ogni essere umano è per te un'anima da aiutare e servire, se sai riprendere con gioia e pazienza le realtà incompiute. Se ogni ora passa sul luogo di lavoro passa troppo in fretta, se sai innamorarti del tuo lavoro sempre più col passare degli anni. Se il tuo lavoro ti sembra sempre perfezionabile tu trasformerai il mondo. Se le tue lamentele e le tue punizioni sono rare, se le inevitabili difficoltà ti trovano sorridente. Se la tua giustizia sa rivestirsi d'amore, se combatti il male e non il colpevole. Se ogni giorno che passa ti trova migliore. Se più incatenato al tuo dovere conservi la libertà interiore, se senza esserne schiavo tu segui un metodo. Se prima di istruire tu sai educare. Se sapendo tante cose tu non ti credi sapiente; Se sai ristudiare ciò che credevi di sapere. Se sai più ascoltare che insegnare, se più rispondere che comandare o interrogare. Se sai essere accessibile per tutti. Se sai dire con parole semplici tutte le cose. Se davanti alla bellezza tu sai meravigliarti, se per la verità tu resti intransigente. Se chi ti conosce vuole somigliarti. Solo allora la tua fede è vera. (testo liberamente modificato da forf. A. Gille - Lovanio)

DIVORZIO

E’ impossibile che due fidanzati metafisici potranno giungere da coniugi al divorzio, tuttavia il coniuge più debole deve avere assistenza anche dallo Stato.

DONNA

Simon Weil e la condizione delle operaie

Nel 1935, la filosofa Simone Weil (1909-1943), mettendo in accordo la propria vita col proprio pensiero, si fa assumere in una fabbrica per provare di persona -sulla propria pelle- le condizioni di vita delle operaie. Così descrive la sua giornata di lavoro: “Ieri ho fatto il medesimo lavoro tutto il giorno (imbottitura a una pressa). Fino alle 4 ho lavorato al ritmo di 400 pezzi all'ora (ero pagata a ore nota bene, con un salario di 3 franchi), con l'impressione di lavorare sodo. Alle 4 il caporeparto mi ha detto che se non ne facevo 800 mi avrebbe licenziata: "Se da ora in poi ne fa 800, forse acconsentirò a tenerla". Capite, ci fanno una grazia permettendoci di ammazzarci sul lavoro, e bisogna ringraziare. Ce l’ho messa tutta; e sono arrivata a 600 all'ora. Nondimeno stamattina mi hanno permesso di tornare (la fabbrica è troppo mal ridotta perché il personale possa essere stabile, e poi ci sono delle commesse urgenti),  sforzandomi anche un po' di più sono arrivata a un po più di 650. Mi hanno fatto fare diverse altre cose, sempre con la medesima consegna: darci dentro a tutta forza. Per 9 ore al giorno (perché si rientra alle 13,00), le operaie lavorano così, senza un minuto di respiro. Se si muta lavoro, se si cerca una cassa, ecc., lo si fa sempre correndo. C'è una catena, è la prima volta che ne vedo una, e mi ha fatto male vederla. Mi ha detto un'operaia, che la catena ha raddoppiato la cadenza da 4 anni; e oggi il caporeparto ha sostituito un'operaia della catena alla sua macchina e ha lavorato dieci minuti a grande velocità (cosa facilissima quando, dopo, ci si riposi) per provarle che si poteva andare ancora più presto. Ieri sera, uscendo, ero in uno stato che non puoi nemmeno immaginare (per fortuna le emicranie mi davano almeno un po' di tregua); allo spogliatoio ero stupita che le operaie fossero ancora capaci di chiacchierare e non mostrassero di avere in cuore la rabbia ch'era penetrata in me. Alcune tuttavia (due o tre) mi hanno espresso sentimenti analoghi. Sono le operaie malate, quelle che non possono riposarsi. Un'operaia mi ha detto di aver avuto una salpingite e di non aver potuto ottenere d'essere messa altrove. Ora non è più alle macchine; ma la sua salute è definitivamente rovinata. In cambio un'operaia che lavora alla catena e con la quale sono tornata in tram, mi ha detto che dopo qualche anno o anche dopo un anno si arriva a non soffrire più, benché si continua a sentirsi abbrutiti. Questo mi sembra sia l'ultimo grado dell'avvilimento”. (S. Weil. Lettera a Boris Souvarine, In La condizione operaia; Milano Edizioni di Comunità, 1974, pp.29-30. /cit. in/ Collana XX secolo, Le Donne entrano in scena, Annie Goldmann ed. Giunti, casterman, p.23)

DENIGRAZIONE DELLE DONNE

(MARLYN FRENCH: LA DENIGRAZIONE DELLE DONNE, la FASCINATION DU POUVOIR, ed. de l'Acropole, 1987/ cit. in/ Collana XX secolo, Le Donne entrano in scena, Annie Goldmann ed. Giunti, casterman, p.107)(in grassetto le mie considerazioni personali) Il solo argomento che riesce a unire gli uomini al di sopra delle frontiere di classe, di colore o di altro tipo, è la donna ( se questo è vero allora io non sono un uomo ). Anche se sono diversi fra loro e parlano lingue diverse, e nonostante il fatto che la sottomissione della donna appaia loro auspicabile in diverso grado, gli uomini quasi vogliono la sua subordinazione; ne hanno bisogno e ci credono. I due temi di conversazione che li occupano e li uniscono quando si ritrovano fra loro sono la competizione e la denigrazione delle donne. Attraverso l'umiliazione, la trasformazione in oggetto e la malevolenza, il secondo tema fornisce agli uomini una delle due basi certe su cui sentirsi solidali (io non conosco o non frequento uomini che sono denigratori verso le donne). La denigrazione delle donne serve infatti principalmente a due fini, perpetuando in questo modo il patriarcato. In primo luogo, è così diffusa e ben accetta che finisce per far parte della vita quotidiana, né più né meno che le condizioni del tempo; e questo a tal punto che, in ogni analisi delle strutture umane, gli uomini non riescono a mettere in dubbio l'inferiorità femminile (non esiste una inferiorità femminile). In secondo luogo, malgrado la sua irrazionalità e la sua stoltezza, questo comportamento maschile è ormai così diffuso che gli uomini non si accorgono neppure per un attimo di quanto sia assurdo incolpare di tutti i propri guai le donne, invece che le strutture maschili. Sono millenni che le cose vanno così [...] (Il pessimismo e il maschilismo becero di queste considerazioni credo-spero che in occidente sia stato superato).

TASLIMA NASREEN: "IL REATO DI ESSERE NATA DONNA"

Medico e scrittrice, Taslima Nasreen conduce una battaglia solitaria e coraggiosa contro l'integralismo islamico e l'oppressione di cui sono vittime le donne del Bangladesh. Nel 1993 il Consiglio dei soldati dell'Islam ha emesso contro di lei una fatwa (taglia) di 1250 dollari per chi la uccide, perché è colpevole di aver pubblicato il romanzo: "La vergogna", nel quale descrive la persecuzione di una famiglia indù da parte dei musulmani. Un anno dopo, sotto la pressione degli integralisti islamici, il governo spicca un mandato di arresto nei suoi confronti, per bestemmia contro l'Islam. Costretta a vivere in clandestinità, Taslima fugge in Svezia nel 1994, avvia una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica occidentale e in seguito ritorna nel proprio Paese per subire il processo. In  “Donne, fatevi vedere”, porta questa testimonianza: “Nella folla, mille mani invisibili palpano i seni e i sederi delle donne, e non si tratta certo di mani di illetterati. Io non protesto mai contro queste aggressioni, perché mi dico che ho avuto fortuna se ancora nessuno mi ha sfigurata gettandomi addosso del vetriolo. Ho avuto fortuna a non essere stata violentata da un gruppo di uomini. Fortuna a essere ancora viva. E io temo queste violenze, perché ho commesso un reato, quello di essere nata donna. Nonostante i miei titoli di studio, la mia cultura, la mia professione, non sono un essere umano, sono meno di niente. Una donna può ben avere tutte le qualità, ma in questo Paese non viene considerata come un essere umano. [...] Come me, le donne che passeggiano per la strada non reagiscono ai commenti indecenti che ricevono quando passano. Tutte le adolescenti sanno che nessun ragazzetto sconosciuto si sentirà in colpa perché sputa loro in faccia la sua saliva mischiata a resti di betel. Rapine, vetriolo, rapimenti, omicidi, esse possono aspettarsi qualsiasi atto di violenza”. In Bangladesh, il Primo ministro e il leader dell'opposizione sono donne. Questa, che potrebbe sembrare una conquista femminile, non lo è, perché è solo grazie al padre o al marito che queste donne hanno raggiunto le più alte cariche dello Stato. Ecco cosa scrive loro Taslima Nasreen: “A che serve esser la, se non fate niente per cambiare le leggi inique e il nefasto calamitoso sistema sociale di questo Paese, quando avete entrambe i mezzi per farlo? [...] Dal momento del vostro ingresso in politica vi siete affrettate a mettervi il velo. I vostri colleghi politici non portano né la barba, né il copricapo che l'islam impone agli uomini. Se oggi vi comportate così è perché gli uomini che vi stanno intorno ve lo hanno suggerito per convincere il popolo. Volete sedurre nascondendo il vostro cervello sotto il tessuto. State commettendo un grave errore. Non avete dimenticato quante siano le proibizioni che vi minacciano da destra, da sinistra, da nord, da sud. Nessuna di noi può dimenticarlo. Perché allora non protestate contro l'oppressione che subiamo?”. (Taslima Nasreen, femmes, manifestez-vous, Paris, Des Femmes, 1994, pp. 59 e 99./ cit. in/ Collana XX secolo, Le Donne entrano in scena, Annie Goldmann ed. Giunti, casterman, p.143)

Conclusione  di Collana XX secolo, Le Donne entrano in scena, Annie Goldmann ed. Giunti, casterman, p.150-153) Di fronte agli spettacolari cambiamenti di questi ultimi decenni, ci si può chiedere: cosa vogliono ancora le donne? A questo proposito bisogna innanzitutto ricordare che i progressi si sono registrati nei Paesi democratici, laici, che riconoscevano l'uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, di religione o di condizione sociale. I regimi autoritari, i Paesi in cui il potere viene esercitato mediante la violenza, il disprezzo dei diritti dei cittadini, l'arbitrio, non possono accettare né garantire l'emancipazione femminile. Nella migliore situazione si trovano le donne dei Paesi economicamente più progrediti. Le condizioni di vita permettono loro maggiori possibilità di acquisire una formazione, un'istruzione, di proteggere la propria salute, di scegliere il proprio modo di vita. Ma non bisogna dimenticare che anche in questi Paesi non tutte le donne godono di queste opportunità. La miseria, la solitudine, la disoccupazione creano situazioni talvolta altrettanto brutali e insostenibili di quelle dei Paesi meno sviluppati. In contrasto con tutte le convenzioni internazionali sottoscritte dalla quasi totalità degli Stati, lo stipendio femminile resta inferiore a quello degli uomini, anche del 30-40%. Quanto alle possibilità di carriera, gli esempi di successo sono da prendersi con estrema cautela. Il numero di donne che occupano posizioni di comando nelle grandi imprese pubbliche e private è minimo, se paragonato ai loro titoli di studio, alla loro esperienza e soprattutto alla loro percentuale sul totale della popolazione. Secondo il rapporto del 1995 delle Nazioni unite (il Programma per lo sviluppo della Nazioni Unite), non ci sono Paesi in cui le donne abbiano pari opportunità rispetto agli uomini. Il loro livello di istruzione aumenta più rapidamente del loro accesso al mondo del lavoro. Oggi nessuno oserebbe dichiarare che le donne sono inadatte e incapaci, ma nei fatti questo pregiudizio è ancora forte e diffuso. Per riuscire, le donne devono essere al di sopra della media, dar prova di tenacia, di dedizione al proprio compito. Per riuscire, una donna deve raggiungere livelli di eccellenza. A ciò si aggiunga che in periodi di recessione la condizione delle donne diviene instabile: un divorzio, la perdita dell'impiego, i figli a carico, ed esse si trovano in una situazione disperata, potendo contare solo su modici aiuti sociali, e finiscono spesso per precipitare in una condizione di marginalità e di esclusione. La mancanza di formazione professionale le confina spesso in impieghi non qualificati e quindi mal retribuiti. Le statistiche della Comunità europea lo dimostrano: la specializzazione professionale delle donne è inferiore a quella degli uomini, in modo particolare negli impieghi legati alle nuove tecnologie. Da questo punto di vista, resta ancora molto da fare. Quanto alle donne che arrivano all'apice del potere, bisogna constatare che, piuttosto che dimostrare una vocazione a battersi per le altre, in genere esse accettano le regole del gioco politico maschile senza mai mettere in primo piano la difesa delle donne, una volta al potere, le donne ritengono di dover farsi carico del complesso dei problemi e non solo di quelli di una categoria di persone, anche se questa rappresenta più della metà della popolazione. Un diverso atteggiamento sarebbe d'altra parte deleterio per la loro carriera politica. E' per questo che le cose cambiano realmente solo quando le donne assumono le loro rivendicazioni collettivamente. Gli anni decisivi di questa fine di secolo hanno di mostrato che ogni progresso - diritto al lavoro, contraccezione, aborto (che l'aborto sia un progresso a noi sembra una grande bestialità), diritti della famiglia - è stato possibile solo grazie all'ostinazione delle donne nella lotta per la conquista dei loro diritti. E questa lotta non è ancora terminata. Perché una delle lezioni della storia delle donne nel XX secolo è proprio che niente può considerarsi acquisito definitivamente... Negli Stati Uniti, le disposizioni che riservano alle donne delle quote negli impieghi vengono rimesse in discussione in più di uno Stato. Inoltre, la violenza contro le donne è un fenomeno diffuso ovunque, poiché non sempre la coscienza morale accompagna il progresso tecnologico. Nei Paesi sottosviluppati la maggior parte delle donne è vittima della povertà, della disuguaglianza sociale, del deterioramento delle strutture familiari. Il loro ruolo nel settore produttivo è rilevante, ma scarsamente riconosciuto: in Africa, dove pure assicurano il 90% della produzione agricola, non hanno i più elementari diritti sociali e politici. La liberazione dalla miseria e l'emancipazione dalla disuguaglianza sessuale dipendono innanzitutto dallo sviluppo economico e dall'accesso delle donne all'istruzione. Ma anche il ruolo delle mentalità riveste un'importanza fondamentale. Quando la tradizione inculca il disprezzo verso le donne e la superiorità maschile, quando non accorda alla donna nessun potere decisionale sulla sua vita, la donna interiorizza le norme e non può infrangere questi limiti senza esporsi al rifiuto, al disonore, perfino alla moda. Si spiega così perché, in certi casi, le leggi che tentano di modificare queste regole risultano inefficaci: si oppone resistenza a quanto viene percepito come una intollerabile trasgressione. Anche senza sconvolgere bruscamente costumi ancestrali che hanno assicurato a lungo una certa stabilità sociale e familiare, è tuttavia necessario che queste società si orientino verso una concezione più egualitaria e rispettosa della donna, in quanto il processo di modernizzazione col quale si confronta ogni Paese tende a rimettere in discussione i vecchi schemi. Si pone quindi il problema della possibilità di adattare il modello occidentale a Paesi che hanno una storia diversa; in nome di cosa esso si presenta come il modello migliore? Si può affermare che le donne occidentali siano più felici di quelle che vivono ancora nel chiuso mondo della tradizione, protette dal mondo esterno? Alcune esperienze hanno infatti messo in luce i limiti di un tale apporto; si è registrata una destabilizzazione del modello familiare e un ritorno a un tradizionalismo intransigente. È evidente che, per avere successo, l'evoluzione della condizione femminile deve inserirsi in quella globale della società e nella prospettiva di un'emancipazione dei popoli. Una società che tratti gli uomini come oggetti consenzienti, privi di capacità di iniziativa e dei diritti elementari, che tenti di risolvere i conflitti sociali con la violenza e la repressione non può conciliarsi con la liberazione delle donne. Il modello occidentale, che resta un punto di riferimento in materia di emancipazione delle donne non è certo privo di squilibri. Il doppio fardello che grava sulle donne che lavorano e hanno famiglia, la solitudine di quante hanno sacrificato tutto alla carriera, le difficoltà di intesa all'interno della coppia derivanti dallo scontro tra esigenze femminili e paure maschili che portano talvolta a vere e proprie rotture, fonti di sofferenza e di incomprensioni, sono il rovescio delle conquiste femminili. Ma se non esiste un modello che sia garanzia di felicità, non per questo bisogna cessare di promuovere le condizioni per offrire alle donne la libertà di scegliere. Libertà di scegliere di lavorare o meno, di avere o non avere figli, di organizzare la propria vita come si vuole, di assumersi responsabilità nella società di cui si fa parte. Negli anni Settanta il movimento femminista era portatore di una dimensione utopica che ne ha costituito la principale forza. Si trattava di cambiare non solo la condizione della donna, ma anche la società intera, opponendo all'esaltazione della produttività, della competizione, del successo economico, i valori dello sviluppo della personalità, della qualità della vita, in definitiva di una società più umana. Il progetto femminista si presentava come rivoluzionario; da questo punto di vista, si può dire che abbia fallito. Sia il mondo del lavoro che quello della politica, richiedono il controllo dei sentimenti e delle emozioni di fronte alle esigenze della concorrenza o alla brutalità dei rapporti di potere, sono poco compatibili con l'utopia. Tuttavia, anche se quegli obiettivi si sono dissolti nell'integrazione col mondo reale, resta il fatto che la diversità dello sguardo femminile e femminista sul mondo ha introdotto una nuova dimensione. È infatti proprio per la sua fiducia che il mondo possa essere migliore, che il femminismo è qualcosa di più di un movimento particolare, poiché riguarda gli uomini non meno delle donne.

La Legislazione sul lavoro femminile in Francia

( Ecco le vere date dello sviluppo dell’umanità. Fa impressione constatare come esse siano recenti e ancora utopia per la maggior parte delle donne del pianeta)

Il 9 maggio 1874 Divieto di assumere minori di dodici anni nelle manifatture. Limitazione della giornata di lavoro a 12 ore. Per donne, divieto di lavorare in in miniere e cave; per le donne minori di 21 anni, divieto di lavoro notturno.

1886 La donna può affiliarsi alla cassa pensionistica senza consenso del marito.

1892 L'età minima per lavorare è portata a 13 anni. La giornata di lavoro viene limitata a 10 ore per le donne minori di 16 anni, con un massimo di 60 ore lavorative settimanali. Per le maggiorenni e le donne giornata di lavoro di 11 ore. Proibizione generalizzata del lavoro notturno.

1900 "Legge delle sedie": in ogni negozio ci deve essere un numero di sedie pari a quello delle impiegate.

1902 La giornata di lavoro viene portata a 10 ore e mezzo.

1904 Giornata di lavoro ridotta a 10 ore.

1907 Diritto di disporre liberamente del proprio salario per la donna sposata. 1909 La donna incita può beneficiare di un congedo per maternità di 8 settimane (senza stipendio),e il datore di lavoro non può rescindere il contratto durante il periodo di congedo.

1910 Congedo di maternità di 2 mesi a stipendio pieno per le maestre.

1911 La misura viene estesa alle impiegate delle Poste, telecomunicazioni e telefoni.

1913 Si proibiscono i lavori pesanti a una donna che ha appena partorito.

1915 Salario minimo per le lavoranti a domicilio.

1920 Creazione di un Comitato centrale per gli assegni familiari. Una donna può affiliarsi al sindacato senza l'autorizzazione del marito.

1922 Un'ora in meno di lavoro a partire dal sesto mese di gravidanza per le impiegate delle Poste, telegrafi e telefoni.

1925 La donna incinta in congedo riceve un sussidio fissato dai comuni.

1928 La giornata di lavoro per l’allattamento é diminuita di un'ora per un anno.

1928 Congedo per maternità (due mesi) a salario pieno per la funzione pubblica.

1936 Il Comitato degli assegni familiari passa sotto il controllo dello Stato.

1937 Gli assegni familiari sono aumentati del 142%.

1945 Il congedo per maternità è obbligatorio (2 settimane prima e 6 settimane dopo il parto) e indennizzato al 50%.

1965 Riforma del diritto matrimoniale: il marito non può opporsi all'esercizio dell'attività professionale della moglie.

1966 congedo per maternità a 14 settimane.

1972 Una legge per la pari retribuzione per lavori di uguale natura.

1975 Proibite le discriminazioni di sesso nelle assunzioni.

1980 Divieto di licenziare una donna incinta. Il congedo per maternità viene portato a 16 settimane. Riconosciuto lo status di coniuge collaboratore per le mogli degli artigiani e dei commercianti. Misure che riconoscono l'attività professionale delle mogli degli agricoltori.

1983 La legge sull'uguaglianza professionale vieta discriminazioni di sesso.

1986 È legale l'uso del femminile per i nomi che indicano mestieri e funzioni.

(Collana XX secolo, Le Donne entrano in scena, Annie Goldmann ed. Giunti, casterman)

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LA DONNA è IN TUTTO UGUALE ALL’UOMO, SIA DAVANTI A DIO CHE NELLA SOCIETÀ CIVILE. TUTTAVIA, è NECESSARIO CHE ESSE SIANO IN POSSESSO DI UN PIÙ GRANDE AMORE E VIRTÙ RISPETTO ALL’UOMO IN CONSIDERAZIONE DELLA MATERNITÀ CHE LE POSSIEDE. IN CONSIDERAZIONE DELL’ESEMPIO RICEVUTO DALLE SANTE DONNE, VOGLIANO LIBERAMENTE E PER AMORE SUBORDINARE I LORO DIRITTI AL PIù GRANDE DEGLI OBIETTIVI: LA VITA.

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L’uomo e la donna sono ambedue interconnessi, infatti non può esistere l’uomo senza della donna e viceversa. Chi rivendica il femminismo o il maschilismo si dimostra immaturo nell’amore, portatore di diversi complessi di inferiorità e di un notevole grado di stupidità. L’uomo e la donna sono due lati perfetti ed uguali dell’unica medaglia della vita. Con lo stesso numero di cromosomi concorrono alla procreazione di un essere umano. Sono uguali anche davanti a Dio e davanti a lui hanno uguale dignità, Dio tutti giudicherà soltanto in considerazione della fede e dell’amore. Gesù ha compiuto scelte in assoluto contrasto con la mentalità maschilistica della sua società. Tuttavia, a questa perfetta uguaglianza, corrisponde una perfetta disuguaglianza, infatti sono uguali in tutto ma anche in tutto diversi. Alla donna è stata concessa la maternità, che quando è vissuta consapevolmente rappresenta il vertice di tutti i valori umani e sovrannaturali. Il Creatore operando così ha fatto un “torto” all’uomo perché ha dato alla donna, in virtù della maternità, più doni spirituali e più sensibilità interiori, infatti essa è la parte migliore dell’uomo: il suo cuore. Bisogna anche dire, però, che la depravazione di una donna proprio a causa della sua sensibilità, può supera quella di un uomo. Essi sono due diversi ed imperfetti modi di pensare e di interpretare la realtà e trovano stabilità-equilibrio solo nella collaborazione che è frutto di amore. Ma cosa è l’amore nel matrimonio? Dare la propria vita! Quando dai una cosa è come se la hai persa. Quando ti sposi non appartieni più a te stesso, ma all’altro. Dare tutto di se all’altro, farsi un dono per sempre. Ma non tutti hanno questa maturità spirituale, umana ed affettiva...

Vi possono essere molti legittimi modelli per poter essere coppia nella società. Addirittura ogni coppia nella creatività dell’amore è chiamata all’unicità del proprio modello di comunione. Alcune coppie possono vivere liberamente (senza imposizione) il modello mistico, di un amore trasfigurato da una forte esperienza soprannaturale. 1- Il modello biblico; 2- Il modello evangelico di Ef. 5 3- il modello del corano 3- o di altra religione o consuetudine sociale, purché rimane salva la libertà reale della coscienza personale. In realtà la vita matrimoniale è un rinnegare se stessi a favore della promozione dei figli e di quella del partner. Su questo fondamento naturale si può edificare il fondamento soprannaturale di una unione più esigente sul piano interiore. L’uomo e la donna,  direttamente sottomessi al Signore hanno compiti sacerdotali verso i figli e verso quella porzione di società in cui sono coinvolti.  Il fidanzamento è il tempo ideale per trovare entrambi concordi nel cammino e nell’operatività degli ideali spirituali e politici e sociali (un amore che non abbia queste dimensioni è solo una forma ipocrita di egoismo), ma per molti questo rimane un’utopia di impossibile realizzazione per questo sono destinati ad una drammatica vita coniugale. Se occorre l’uomo deve essere disposto anche a morire per proteggere la sua donna: il suo cuore, proprio come Cristo che non esitò a donare la propria vita per la sua sposa: la Chiesa. “Siate dunque imitatori di Dio, come suoi figli diletti; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per voi in offerta e sacrificio a Dio, qual profumo d’odore soave”(Ef. 5; 1-2).

Come mi piacciono le donne! Vorrei amarle tutte e da tutte vorrei essere riamato per poter uccidere con la forza del loro amore la lussuria che m’insidia. Ho paura di poter neutralizzare con il possesso egoistico il mistero che è in loro. Come sono belle, di che incredibile mistero sono portatrici! Nel loro cuore, nel cuore di tutte vorrei stare.               Lorenzo Scarola

 

L'utero di ogni donna è, e deve essere un luogo santo, infatti qui Dio scende per far germogliare la vita. Ma quando una vita nascente è costretta a svilupparsi in un luogo profanato riceve la più grande ingiuria, e quello che è più grave, a causa proprio della sua abbrutita ed ignara madre. Simbolo universale di pace è l’immagine di una donna che stringe al petto il suo bambino. Entrambi hanno bisogno di essere protetti. Se dessimo il governo del mondo a giovani mamme intente al loro neonato, il mondo diventerebbe tanto bello che non lo riconosceremmo più. Essi sono il simbolo dell’umanità viva e protesa in un futuro i cui contorni sfuggono alla nostra comprensione. Non chiameremo pace il cimitero, ma il sorriso di questa madre col suo bimbo. Noi faremo di tutto perché ogni mamma ed ogni bambino possano sorridere. Allora pace con Dio e con tutte le sue creature, pace fra noi e gioia per tutti i bambini.

 

DONO

La donna infatti è un dono per l’uomo. Ma tutti dobbiamo essere dono per l’altro.

DOTTRINA SOCIALE

Per alcuni sembra guardare a sinistra perché è favorevole allo stato sociale e ad un massiccio intervento dello Stato nella realtà economica, mentre per altri sembra guardare a destra per la difesa della proprietà privata. Ma la Dottrina Sociale della Chiesa non può prestarsi a queste, come ad altre strumentalizzazioni. L'insegnamento sociale della Chiesa, come oggi lo intendiamo, risale al Papa Leone XIII con l'enciclica Rerum novarum del 15 maggio 1891, affrontava la questione capitale-lavoro, nel contesto della rivoluzione industriale. Tutti temi ripresa da Giov. Paolo II che rivendica la dignità altissima del lavoratore, che non può essere ridotto a mero elemento della produzione. Giov. Paolo II afferma le esigenze della giustizia e della solidarietà, come l'inseparabilità dell'economia dalla morale, come l'intervento regolativo dello Stato nei conflitti economici per tutelare i diritti dei più deboli, come contro gli errori di tutte le ideologie comuniste, socialiste e liberiste. Vengono applicati al mondo del lavoro e alla realtà più ampiamente sociale i principi del cristianesimo, partendo dall'esperienza e dal contributo delle scienze umane. Tuttavia la dottrina sociale indica le linee portanti, non entra nel merito dell'attuazione pratica per il grande rispetto che si deve ai laici e alla loro maturità, in considerazione anche della complessità delle questioni sociali. La dottrina sociale della chiesa riveste il carattere della riflessione teologico-morale ed ha quindi un carattere pratico, non si deve intendere come un pronunciamento dogmatico. Tutto deve passare attraverso:

1 - il vedere con l'analisi attenta e profetica delle situazioni che mutano continuamente;

2 - il giudicare attraverso la Parola di Dio, la fede e il contributo di tutte le scienze umane ed economiche;

3 - l'agire, indicando l'operatività e la fattibilità di un'azione economica al fine di proporla a tutti gli uomini di buona volontà amanti della pace, della giustizia e della solidarietà.

DROGA

La proposta di somministrazione di eroina di Stato ventilata dal Procuratore générale della Cassazione, in occasione dell'inizio dell'anno giudiziario in corso, ha suscitato un'indignazione générale in tutto il Paese. Tra le numerose reazioni contrarie vogliamo ricordare quella di un "tecnico", il prof. Gaetano di Chiara, ordinario di farmacologia presso il Dipartimento di Tossicologia dell'Università di Cagliari, autore di lavori pubbli-cati sulle più importanti riviste scientifiche internazionali.

In che cosa consiste una terapia con eroina? L'eroina viene somministrata per via endovenosa rapida. E qui cominciano i problemi, poiché questa via di somministrazione non consente di mantenere un livello costante del farmaco. (...) Il secondo problema è che l'eroina ha una vita media nell'organismo di circa 3 ore.  Perciò una persona con molti anni di dipendenza può necessitare délla sostanza anche dopo tre o quattro ore, pena l'insorgenza di sintomi d'astinenza.

,   E' possibile diminuire gradatamente le dosi?

Generalmente no. (...) Con l'eroina è molto difficile stabilire la dose efficace: se la dose è bassa, non fa effetto e il drogato rimane in crisi di astinenza, se è troppo alfa si rischia l'overdose.

Proviamo ad immaginare il funzionamento di un Servizio Sanitario pubblico...

II servizio pubblico riesce a gestire la richiesta di metadone, perché il drogato vi si reca una sola volta al giorno, prende sempre la stessa dose,  per giunta per bocca. Tutto è semplice da realizzare. Se la misura evocata dal procuratore générale fosse estesa alla massa di eroinomani, ci sarebbe un flusso continuo di pazienti proprio per la breve durata dell'eroina. Un servizio affollato ed ad alto rischio.

In Svizzera sostengono di averlo fatto ... In Svizzera non l'hanno fatto (...) Si è trattato di un progetto sperimentale realizzato su un migliaio di drogati su circa 30.000 presenti sul territorio. Si provi ad estendere questo servizio a tutti. Per gestire la somministrazione di eroina c'è solo una soluzione: il consumo domiciliare. E infatti in Svizzera oggi si parla proprio di questo.

Funziona?

Ho i miei dubbi per almeno due motivi. Il primo è ancora connesso al bassissimo indice terapeutico dell'eroina, e cioè alla vicinanza tra dose efficace  (quella che soddisfa) e dose tossica (che minaccia).(...)

II secondo è connesso al fatto che ogni qualvolta si è sperimentata la distribuzione domiciliare ne è conseguito il commercio illégale. A meno di non voler  somministrare eroina ai bambini, ai soggetti affetti da malattie psichiatriche, da Aids ecc. si dovrebbe provvedere ad una limitazione, ad una selezione degli aventi  diritto. (...) D'altra parte, l'Italia ha già sperimentato la distribuzione della morfina 80, e l'esperimento fu chiuso proprio perché non sortì i benefici attesi, mentre d'altra parte alimentava un mercato illecito.

Immaginiamoci di possedere un sistema sanitario più svizzero della Svizzera, che riesce dove gli svizzeri non possono riuscire. Mettiamoci per un attimo nei panni del drogato, quali sono gli aspetti positivi?

Vede, assumere droga ad orari non è paragonabile all'assunzione di una qualsiasi medicina, mettiamo l'insulina per un diabetico.

Se il diabetico non prende l'insulina sono guai seri. Per il diabetico non conta il luogo dove prendere l'insulina, ma solo prenderla. Per l'eroinomane non è cosi. Consumarla in un ospedale e un non senso. Lui la deve prendere dove vuole lui.

Non per ripetermi, ma non è un caso che in Svizzera si parli di distribuzione domiciliare. Lui non ha alcun interesse a prenderla in ospedale.  L'assunzione dello stupefacente di per se da l'emozione ovunque la si assuma. Ma l'emozione è solo un punto di partenza. E  un'esperienza complessa, che va vissuta in un determinato ambiente, insieme a determinate persone, in un determinato contesto, altrimenti è un'esperienza avviata ma non completata.

I primi a preferire la droga da strada sono proprio loro, gli eroinomani. In Svizzera, la distribuzione pubblica ha sortito l'effetto di migliorare la roba da strada, è la legge del mercato. Prodotto migliore e prezzi più bassi. A questo punto il drogato non va certo in infermeria, prende la “robae va dove dice lui.

Le elenco i successi più significativi vantati nell'esperienza svizzera: integrazione sociale e possibilità lavorativa...

Dubito che questo sia il caso dell'eroina. L'esigenza della sostanza è troppo frequente perché si possa  affrontare con la dovuta serenità e costanza qualunque tipo di attività.

(Intervista di Antonio Savo apparsa sul "Secolo d'italia" dal 22.1.98)