la
Grande Anima:
Se
potessimo cancellare l'Io e il Mio dalla religione, dalla politica,
dall’economia ecc. Saremmo presto liberi e porteremmo il cielo in terra. Chi
cerca la verità non può permettersi di essere un egoista. Le capacità di un
individuo sono limitate e il momento in cui si illude di poter intraprendere
qualsiasi compito, Dio è pronto ad umiliare il suo orgoglio. Il desiderio
sincero e puro del cuore è sempre soddisfatto. La Verità è la prima cosa da
cercare, dopo di che la Bellezza e la Bontà si aggiungeranno da sole. Dove c’è
paura non c’è religione. L’uomo è l’artefice del proprio destino, nel senso che
è libero di scegliersi il modo in cui usare tale libertà, cioè non ha il
controllo dei risultati. Non appena si illude di averlo fallisce. Soltanto
quando Dio regnerà nel cuore degli uomini essi saranno in grado di abbandonare
la loro aggressività. Una mente che non si fissi su Dio è destinata a vagare e
a mancare della qualità di tempio di adorazione. La legge di Dio è diversa
dalla legge dello Stato. Se dovessimo travalicare i limiti della sua legge
(legge naturale), il mondo sarebbe perduto (Harijan, 19 maggio 1946, p. 136).
La spiritualità consiste nel coltivare il cuore, sviluppando una forza
incommensurabile. L’assenza di paura è il primo requisito della spiritualità. I
codardi non possono mai essere morali. La purezza non può venire imposta
dall’esterno. Deve procedere da un’evoluzione interiore e, perciò da uno sforzo
individuale. E’ mia ferma convinzione che la forza dell’anima cresca di pari
passo con la sottomissione della carne. Un conto è l’uomo, un conto sono i suoi
atti. Una buona azione suscita consenso e un’azione malvagia disapprovazione,
i loro
autori meritano sempre rispetto o pietà a seconda dei casi. “Odia il
peccato, non il peccatore” questo viene praticato raramente, ecco perché il
veleno dell’odio dilaga nel mondo. Ci sono principi eterni che non ammettono
compromessi e per la cui pratica occorre essere pronti a sacrificare anche la
vita. Verità e Amore – ahimsa - sono le sole cose che contino. Dove ahimsa è
presente, tutto, alla fine, si aggiusta. Questa è una legge che non contempla
eccezioni. Penso che sia sbagliato aspettarsi certezze a questo mondo, dove
tutto ciò che non sia Dio, che non sia Verità, è incertezza. All’uomo non è
dato conoscere tutta la Verità. Il suo dovere sta nel vivere secondo la verità
che riesce a vedere, e così facendo, nel ricorrere ai mezzi più puri, cioè,
alla non violenza. Dio solo conosce la Verità Assoluta. Perciò ho spesso detto
che la verità è Dio. Ne consegue che un uomo, un essere finito, non può
conoscere la Verità Assoluta. La Verità è il principio sovrano, che implica
numerosi altri principi. Nulla è, o esiste, nella realtà, tranne al Verità.
Quando vorrete trovare la Verità come Dio, il solo inevitabile mezzo sarà
l’Amore, cioè la nonviolenza. Dio è pura ed immacolata coscienza, è eterna
energia, è l’essenza della vita. Tuttavia, abbastanza stranamente, non tutti
sono capaci di trovare beneficio o rifugio nella vivente presenza che tutto
pervade. Eppure ci è vicino , più vicino di quanto le unghie non lo siano con
le dita. Noi non siamo, Egli solo è. Danziamo, allora, al ritmo del suo Bansi,
il liuto, e tutto andrà per il meglio. Dio è l’Alchimista Supremo, in sua
presenza tutto il male si trasforma in bene. E’ la più pura essenza. La Verità
non danneggia mai una causa giusta. Temiamo Dio e cesseremo di temere l’uomo.
L’assenza di paura non significa arroganza o aggressività. Quest’ultima è in se
stessa un segno di paura. L’assenza di paura presuppone la calma e la pace
dell’anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio. I razionalisti
sono esseri ammirevoli, ma il razionalismo è un momento orribile quando si
professa onnipotente. Non propugno la soppressione della ragione, ma il dovuto
riconoscimento di ciò che in noi
santifica la ragione stessa.
Un uomo di fede resterà fedele alla verità anche se il mondo
intero dovesse apparirgli avvolto nella menzogna. La fede non contraddice la
ragione, ma la trascende. La fede è una sorta di sesto senso che opera nei casi
in cui la ragione non può competere. La moralità assoluta, valida per ogni
tempo, non esiste. Ma c’è una moralità relativa che è abbastanza assoluta per
quegli imperfetti mortali che siamo noi. Io non credo in chi parla agli altri
della propria fede, specie se a scopo di conversione. La fede non ammette
parole. Bisogna viverla e solo allora potrà accadere che si propaghi da sé. Una
rosa non ha bisogno di predicare. i limita a diffondere il proprio profumo. La
fragranza della vita religiosa e spirituale è molto più raffinata e sottile di
quella della rosa. Dite addio all’umiltà nel momento in cui affermate che la
vita non è sufficiente e che dovete aggiungervi la parola. Il linguaggio
dell’anima non si presta mai all’espressione. Infatti il linguaggio è una
limitazione della verità, che può essere testimoniata solo dalla vita. Il pensiero di Gandhi si fonda sulla
metafisica: l'universo è regolato
da un principio supremo chiamato satya (verità), partecipato in tutti gli
esseri viventi, in special modo nell'uomo, nel quale diviene autocoscienza. Dell'essenza divina partecipano tutti gli
uomini, per questo essi sono chiamati a costituire un'unità. L'amore
rappresenta l'unica forma opportuna di relazione tra gli uomini. Gandhi
relativizzava lo stato come espressione di coercizione e di uniformità. Esso è
tuttavia indispensabile finché gli uomini non giungano alla loro evoluzione
spirituale che si manifesta con l’essere socialmente responsabili. Per Gandhi
possedere il superfluo, quando molti muoiono di fame, è un "peccato contro l'umanità".
Il consorzio delle nazioni deve mobilitarsi senza indugi sul piano
militare la dove si realizza un genocidio o la soppressione della identità
nazionale o delle libertà fondamentali e di espressione.
In un solo uomo che viene schiacciato tutta l’umanità viene
schiacciata.
Una delle più grandi rovine, certamente la più grande rovina è non
avere una retta gerarchia dei valori.
Ma per questo, adesso, ci siamo noi metafisici.
Inoltre, nella società metafisica non si sono classi sociali, ma
tutto è strutturato gerarchicamente.
L’autorità e il potere sono senza ombre e ambiguità, affinchè si
abbia sempre un responsabile da punire se sbaglia, sarà certa l’attribuzione
delle responsabilità e delle inattitudini.
I posti di comando in una società metafisica sono
inequivocabilmente dei migliori.
In primo luogo l’onestà, in secondo luogo la competenza, in terzo
le doti di governo.
capitale del mondo!- Città della
pace e della fratellanza!
E' giusto che Gerusalemme sia la capitale della Palestina, è
giusto che essa sia la capitale di Israele. E' giusto che essa sia la capitale
di tutti quelli che amano Dio e la capitale della pace universale, della
riconciliazione dell'umanità. Ma Dio da che parte sta’? Dalla parte degli
israeliani o dalla parte dei palestinesi? Anche un bambino capirebbe osservando
gli oltre 4000 anni di storia come un popolo non è mai riuscito a prevalere su
di un altro semplicemente perché Dio è con entrambi, Dio ama entrambi. Per
entrambi sono state le benedizioni del padre Abramo ed in loro sono benedette
tutte le nazioni, anch'esse abbracciando l'amore unico ed assoluto di Dio che è
Giustizia e Verità , entrano a pieno titolo nella Grande Speranza. "Cerca
di contare le stelle del cielo e la sabbia del mare - disse Dio ad Abramo -
così numerosa io renderò la tua discendenza". Sulla polemica poi su chi
sia l'erede di Isacco e chi di Ismaele, io non ho dubbi. E' scritto che Ismaele
era invidioso e che si burlava del fratello, così sarà sufficiente mettere
insieme una delegazione dei due popoli ed osservare chi delle due burla,
critica, invidia o deride l'altra, sarà facile capire allora con precisione
scientifica chi è dei due popoli discendente da Ismaele. Giusti di tutto il mondo
vi chiamo ad una guerra santa, marciamo su Gerusalemme con i fiori in mano. Si,
le sue sante porte si apriranno definitivamente e noi ne prenderemo il
possesso. Con l'amore noi opereremo quello che le armi non potranno mai
operare, e se vorranno bastonarci, noi ci lasceremo bastonare, se ci cacceranno
noi ritorneremo, si stancheranno sicuramente prima i bastonatori dei bastonati.
Prendiamo pacificamente possesso della Città Santa per la Gloria di Dio.
Gerusalemme non può essere esclusiva di un solo popolo, essa appartiene di
diritto a tutti i popoli. Andiamo a Gerusalemme capitale del mondo. Tra i due
litiganti goda il mondo intero di Gerusalemme! GERUSALEMME MADRE DI POPOLI: Festeggiamo i tremila anni della città
santa culla delle tre grandi religioni monoteistiche. Questa città è viva come
ogni città e come ogni città ha una evoluzione ed una vocazione. La vocazione
di Gerusalemme è unica al mondo. Certo ci troviamo in una città ebraica, Gesù
ebbe un rapporto particolare con questa città che immolandoLo lo avrebbe
offerto al mondo, Maometto da qui ascese al cielo. Ma Gerusalemme è
preesistente a Davide ed al suo divenire ebraica. Davide la sottrasse ai
Gebusei (2Sam 5,6-9) e questo particolare è fondamentale per comprendere la
vocazione di questa città. In Salmi 86,1-4 si dice: "Le sue fondamenta
sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di
Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Raab e
Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti
là sono nati". Altri passi della Bibbia mostrano questa realtà:
Gerusalemme è madre dei popoli! Se questo non lo fosse antropologicamente lo
rimane certo spiritualmente. Gerusalemme è il cuore del mondo! Questa città per
essere autentica e fedele a se stessa deve mostrarsi ed essere unitaria e
concorde nella pace, trionfo di pluralismo e civiltà. Il Paradiso è
rappresentato come la Gerusalemme del cielo, Gerusalemme è così la capitale
dello Spirito, la via per il cielo. "Alla fine dei giorni, il monte del
tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: Venite,
saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi
le sue vie e possiamo camminare per i sui sentieri. Poiché da Sion uscirà la
legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e
sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri le loro lance
in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un'altro popolo, non si
eserciteranno più nell'arte della guerra" (Isaia 2,2- 4). Andiamo a Gerusalemme e tutti insieme ricostruiamo
il tempio del Signore, -- IL PRIMO
TEMPIO UNIVERSALE E MULTICONFESSIONALE -- in esso si levino, canti, salmi e
lodi al Dio Onnipotente da tutti gli uomini e da tutte le religioni della
terra. Entreremo a Gerusalemme non con arroganza, ma con grande rispetto per i
padroni di casa, gli Ebrei, e riceveremo la loro ospitalità e la loro
benedizione e il loro grande amore. E benediremo e ringrazieremo Dio per loro e
che in loro ci ha molto beneficato rivelandosi ed alleandosi con i loro padri,
che sono anche i nostri padri. Il valore di Gerusalemme è proprio la vera
Gloria di Dio, ma satana si accanisce contro questa Gloria, ovvero amarsi di
cuore in Dio e pregarlo indifferentemente e gioiosamente se al nostro fianco
c'è un musulmano, un cristiano, un ebreo o ogni uomo di buona volontà. E'
questo l'insegnamento di Gerusalemme, altrimenti tanto vale starsene a casa e
continuare ad illudersi che il "nostro" Dio, quello che ci siamo
fatti noi a misura della nostra grettezza e del nostro egoismo non è razzista.
Ma Dio ci chiama ad una grande gioia, molti a Gerusalemme saranno uccisi
dall'amore e da una gioia tanto grande. Moriranno inondati dall’amore molti più
uomini di quanti non ne ha potuti uccidere l’odio. A Gerusalemme si morirà
grazie a un amore ed una gioia tanto grandi da violentare i limiti umani. A
Gerusalemme più nessuno morirà per odio! La vera ricchezza e la vera gioia sarà
quella di ricevere l'amore di Dio dal fratello di un'altra confessione
religiosa. Tutti assetati di Dio, innamorati di Dio, tutti a Gerusalemme. Poter
morire a Gerusalemme rappresenterà un privilegio. Ed ora tutti a GERUSALEMME: "Gerusalemme, Gerusalemme se ti dimentico si paralizzi la mia destra si
attacchi la lingua al palato. Esultammo quando ci dissero, andiamo alla città
del Signore degli eserciti, ed ora i nostri piedi si fermano alle tue porte
Gerusalemme. Gerusalemme è costruita come città salda e compatta, là salgono
insieme le tribù del Signore, per lodare il nome del Signore." (Bibbia)
Il gioco d’azzardo con grosse somme è gravemente immorale.
Le somme dei giocatori, se scoperte devono essere subito
incamerate nelle casse dello Stato.
Tuttavia, anche qualsiasi gioco con una base pur minima di
interesse economico snatura il senso di gratuità e di gioia che il gioco deve
suscitare.
Per grande somma si deve intendere quella che è sufficiente a
comprare 50 bottiglie d’acqua.
E’ comunque immorale la concezione di ricevere degli utili che non
siano il frutto del proprio onesto lavoro all’interno di una società
metafisica.
Quindi al gioco del gratta e vinci o della schedina del
totocalcio, o di altre forme di gioco, che in realtà non servono che ad
incrementare le tasse che si sono già pagate allo Stato.
Lo stato è abile a imporre questa tassazione nascosta quando
attraverso la sua televisione da risalto alle vincite, e fa precipitare
nell’illusione una serie sempre più grande di polli da spennare.
Il gioco col denaro rappresenta sempre una forma di immaturità
psicologica e spirituale.
“L’albero” di Lorenzo Cherubini, in arte Giovanotti è più di un
bel disco. Forse un po difficile. Un pò afro, perché registrato in parte in Sud
Africa, patria della rivolta antiraziale e della pace ritrovata; un pò cubano,
per le sue percussioni; un pò junky-rap. E’ pieno di mille colori, i colori
della speranza, della pace, della bellezza della vita nel dialogo tra un “lui”
e una “lei”, nelle sofferte parole contro un sopruso di un capitalismo
selvaggio, che produce povertà e guerre. Azzurro, rosso, verde, giallo,
arancione: i colori del dialogo tra le religioni e le razze, tra le speranze e
i desideri dei giovani di tutto il mondo. Tra quelli che stanno meglio, come
noi occidentali, e quelli che stanno malissimo, africani, arabi, indoasiatici.
E qui la musica acquista un ruolo speciale. Non più della musica per fare
musica con amici, ma una vera danza incessante a colpi di batteria e
percussioni, per far festa dentro l’anima. Per continuare a sorridere. Una
musica positiva, perché la vita è positiva. Perché la musica la impreziosisce
come una gemma che scintilla. “L’albero” è un viaggio verso il mondo, a
contatto con tutte le culture e le poesie. Giovanotti si consacra come un nuovo
profeta, che con semplici messaggi cerca di incoraggiare la nuova generazione
verso il raggiungimento di un mondo migliore. Giovanotti, infatti, porta avanti
una evoluzione culturale per tutti i giovani di oggi. Essi sono figli della
noia, della frustrazione e della mancanza di un punto di riferimento. Sono molto fragili e per loro e molto
difficile costruirsi un futuro. Giovanotti pone l’uomo come l’ombellico del
mondo, cioè lo spazio dove generare la nuova umanità. I giovani infatti devono
farsi forza ed essere duri come la roccia e devono essere liberi dalle cose,
dai sistemi di potere, perché sono loro che devono scegliere la propria realtà.
Il mondo infatti vuole tenerli ignoranti, sommersi dalle incertezze e dalle
paure, tanto da renderli pessimisti nella possibilità di un mondo migliore. In
sostanza i discorsi di Giovanotti portano tutti ad un obiettivo: spingere i
giovani a coltivare le speranze, a farsi forza, a combattere contro un mondo che
li vuole sconfitti.(Benedetta Occhiogrosso classe IV°A - 1997/98)
Solo l’uomo metafisico può giudicare!
Perché solo lui ha la retta comprensione del bene e del male.
Solo lui, infatti, sa cosa è universalmente e oggettivamente bene
e cosa nel contempo è male. Dall’idea assoluta e fondamentale non sarà poi
impossibile trovare la soluzione morale a ogni atto particolare.
Abbiamo il dovere di insegnare e predicare in tutto il mondo,
aiutati da una luce infusa da Dio nel cuore di ogni uomo. La luce pone il
pagano dinanzi alla decisione pro/contro. La giustificazione non è meritata
dalla fede o dalle buone opere! Tuttavia deve rappresentare il massimo impegno
del credente, secondo la collaborazione di ciascuno, l'uomo è davvero giusto, anche
se può cadere in peccati veniali. L'AUMENTO DELLA GIUSTIFICAZIONE avviene
attraverso la collaborazione alla grazia attraverso la fede e le buone opere. I
comandamenti non sono fuori dalla nostra portata: occorre sforzarsi di
cooperare. IL DONO DELLA PERSEVERANZA va invocato perché la vita è un
combattimento, e non siamo certi che vinceremo, a causa della nostra infedeltà
dobbiamo vivere in una condizione di vigilanza continua. La grazia si perde con ogni peccato grave che è volontaria
opposizione alla legge di Dio, ma la
fede si perde solo per il peccato contro la fede. Ma le nostre opere buone
ci dispongono alla vita eterna con la grazia e la nostra attività, con la
nostra collaborazione il premio. Dio ama porre il suo tempio nel cuore
dell'uomo e ama inabitare nel popolo, l'attività del popolo è l'ascolto della
sua delicata e soave presenza. L'inabitazione inizia quando si verifica uno
stato mistico di amore. Dio creatore della natura crea l'uomo come immagine
dell'unico Dio, per questo l'uomo vive in Dio, Dio vive nell'uomo, occorre
pregare perché la grazia susciti la conversione in tutti. La grazia in sé va creduta e nei suoi effetti
può essere sperimentata. Tutti gli uomini sono figli di Dio, i credenti
soltanto ne sono consapevoli. Figli di Dio per grazia, cioè per elezione e non
secondo la carne. La figliolanza va accolta e testimoniata attraverso le opere,
le chiacchiere non servono a nulla. In quanto a noi: gli illuminati (adoratori
di Dio misericordiosissimo in tutti i modi e in tutte le forme delle diversi
religioni), doniamo agli altri quello che a nostra volta abbiamo ricevuto. LA
CONCUPISCENZA ci tenta, non Dio, 1Gv 2,16: concupiscenza della carne, degli
occhi, superbia della vita. La mentalità del mondo ci insidia continuamente,
sicché assistiamo permanentemente ad una lotta tra la "carne" e lo
spirito. Purtroppo la lotta contro la concupiscenza non sarà mai vinta
definitivamente su questa terra, proprio per la nostra dimensione costitutiva
di essere combattenti di satana. La nostra sostanza originaria è ugualmente
impastata di bene e di male, con l’ascesi e la penitenza dobbiamo purificare
tutto quello che di male la nostra natura ci ha “regalato”. Così c'è divisione
nel cuore dell'uomo, non solo nell'individuo, ma anche nell'attività della
comunità, tuttavia non ci abbandoniamo né al pessimismo né all'ottimismo
esagerati. Qual’è la concupiscenza
nell'uomo? Ogni impulso disordinato, l'inclinazione al male. Abbiamo il
dovere di essere sensibili e spirituali. Da
dove viene la concupiscenza? 1.
dal peccato originale; 2. dall'eredità
caratteriale; 3. dai peccati personali; 4. dall'ambiente influenzante. La concupiscenza non è subito cancellata
all'atto dell'adesione a Dio ma la grazia (atteggiamento di benevolenza di
Dio verso di me) può aiutarmi a patto di
non dimenticare d'essere nella benevolenza di Dio e di non dimenticare di
lasciarci aiutare dagli altri. La collaborazione umana è importante.
L'individuo umano per conoscere i suoi difetti ha bisogno dell'altro. Le opere
buone non apportano un profitto a Dio, esiste sempre una sproporzione tra le
opere dell'uomo e la ricompensa divina, se poi si considera che le opere buone
dell'uomo sono sempre un dono di Dio cosa dovremmo dire? Le buone opere sono
gradite solo a motivo della fede perché l'uomo non confida in sé ma in Dio.
L'uomo nel suo agire sviluppa l’immagine di Dio e lo rappresenta. Dio per il
proprio amore è sempre positivo verso il peccatore e cercherà fino all'ultimo
momento di vita terrena di rendere amico il peccatore ed elevarlo al piano
soprannaturale. Solo i puri di cuore possono vedere Dio, mentre ora possiamo ammirarlo come in uno specchio
opaco, poi nella gloria lo vedremo come egli è. Il desiderio di vedere Dio è il
primo desiderio naturale, ma attualmente noi non siamo in grado di sostenere
l'immensità inesauribile del suo amore, esso ci fulminerebbe con la visione di
tanta bellezza e felicità, che ora non siamo in grado di sostenere. Ma se Dio
mette tale desiderio, l'uomo deve essere in grado di raggiungerlo. Certo la vita
eterna e la grazia non sono dovute all'uomo, ma sono soprannaturali, solo
l'amore di Dio sottrae l'uomo all'oblio e al nulla eterno. L'incontro con Dio
deve essere libero, ma egli ci ha infuso il desiderio esistenziale di vederlo e
di amarlo. Esiste un desiderio naturale
di incontrare Dio come persona? Sì! L'uomo essendo persona tende verso
l'altro, ha bisogno dell'altro. 1 Tm. 2:
Dio salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano a conoscere la
verità: quanto abbiamo da predicare e pregare perché questo si realizzi
pienamente. Essere cristiani è un dono: chi più ha ricevuto è più responsabile
di dover dare.
LA FEDE: un cammino dalla grazia
alla gloria, dalla creazione, alla rivelazione, per comunione di vita che tende
alla partecipazione affinchè, Dio possa rendersi accessibile senza
distruggerci. Grazia, è il disegno di Dio di far partecipare l'uomo alla
propria vita, in questo Dio si è esposto e si è compromesso per te.
La "giustizia distributiva" riguarda la distribuzione
dei diritti e dei doveri sociali. La "giustizia retributiva" riguarda
l'applicazione pene. La "giustizia commutativa" è per oneste
condizioni di scambio. L'idea di dare a ciascuno ciò che giustamente gli è
dovuto è un principio universale e incontestabile. Il senso di equità legittima
un sistema legislativo. I greci scoprirono che la Giustizia si fonda sia nella
natura che nelle convenzioni sociali. I cristiani estesero questo concetto di
natura, nel concetto di natura creata, questo aprì il concetto di etica e di giustizia
alla dimensione divina da cui l'uomo proviene e a cui l'uomo è ordinato. Gli
scettici, ritengono queste affermazioni maschere di egoismo e ipocrisia ma le
intenzioni ed i fatti dimostrano proprio il contrario. I moderni sostenitori
del relativismo culturale si rifanno alla ingloriosa concezione greca dei
sofisti secondo cui la giustizia dipende dalle convenzioni sociali o da quello
che è egoisticamente utile. Ma è proprio il percepire l'ingiustizia che prelude
ad una evoluzione morale che porta alla riforma sociale. La giustizia come
virtù cardinale interpella la coscienza e disciplina i conflitti nella società, conflitti che scomparirebbero in un mondo
moralmente evoluto. Il concetto di giustizia è connesso al concetto di equità e
di misericordia, visto che a certi crimini mostruosi vanno al di la di una
qualsiasi soddisfazione. Non si può trattare un criminale come una vittima. A
motivo del repentino sviluppo tecnologico il concetto di giustizia si va sempre
più universalizzando.
"Un buon governo implica due cose: primo la fedeltà allo
scopo del governare, cioè la felicità della gente; secondo la conoscenza degli
strumenti con cui tale fine può essere raggiunto". Lo diceva il politico
statunitense James Madison e non solo lui, anche noi riteniamo che la felicità
non è solo una utopia, ma un obbiettivo concreto di un uomo realizzato in
tanti,tantissimi rapporti d'amore. Si la felicità è NON SOLO il nostro fine
ultimo, uno scopo più che sufficiente per dare senso alla vita. Se l'amore o l'amicizia
vera sono un'utopia allora, e solo allora anche la felicità è un'utopia. In
realtà quello che si attendono i cittadini da uno stato è la serenità, viste le
precarietà gravi in cui oggi sono costretti a vivere la gran parte degli
uomini. Eppure la pretesa di felicità non è esagerata, ne è convinto il
sociologo padovano Sabino Acquaviva che ha scritto: Progettare la felicita, ed. Laterza "La società
ottimale - afferma il sociologo - è quella che è così flessibile da adattarsi
ai bisogni del singolo, deve trattarsi di una società che stimoli la capacità
di amare, di sentirsi a proprio agio fra la gente, di lavorare in maniera
creativa, di attribuire significati profondi alla vita. Il peggio consiste in un mondo che lungi dal
proporsi e raggiungere obbiettivi di questo tipo, finisca di creare ostilità,
sospetto, sfruttamento, alienazione, solitudine, mancanza d'amore". Non è
necessario il benessere per essere felici, infatti il benessere economico ed il
consumismo spesso allontano dalla felicità quando non vi è la maturità
spirituale per gestirli. Oggi il consumismo ha soppiantato la religione, perché
essa è una religione della materia ed è per questo che si è di gran lunga
incrementato il numero dei suicidi. Se la morte diventa un limite invalicabile
l'uomo non può essere felice, ma è la certezza dello spirito che svincola
l'uomo dalle catene della morte e della tristezza. Infatti la felicità è di
natura spirituale non psicologica, nasce dal terreno degli ideali assoluti e
trascendenti, da una fede vincente che ci faccia relativizzare ogni sconfitta
in attesa della certezza di una vittoria finale: la vittoria della vita,
dell'amore, del bene. E' importante saper vivere, molti questo non lo sanno
fare, saper amare e saper farsi amare, soddisfare il proprio bisogno di amare e
di essere amato. Di riempire di gusto e di intensità la propria giornata.
Quindi un intervento politico vero non può restringersi solo all'economia o
alla giurisprudenza. Abbiamo bisogno di creare modelli diversi dalle ideologie
che conosciamo, di sperimentarli su una piccola area e poi di diffondere il
modello vincente. Le religioni positive hanno un ruolo importantissimo
nell'aiutare la società civile a riscoprire le vie dello spirito che possono
dare completezza, equilibrio ed autocontrollo all'uomo. Abbiamo assistito a
questo febbrile secolo ventesimo, al fallimento di una scienza o progresso
scientifico che ha preteso una emancipazione dai valori spirituali. I valori
religiosi sono fondamentali per la costruzione dell'uomo e sono a pieno titolo
parte integrante di un vero progetto politico. Così è necessario generare
progetti politici che siano in funzione della felicità e non solo in
riferimento a strategie per il soddisfacimento di bisogni materiali.
PROCESSI DI GUERRA: O TUTTI O
NESSUNO
O la legge è uguale per tutti o per nessuno. La targa è presente
in ogni aula di ogni tribunale della Repubblica, eppure è come se fosse
invisibile. Almeno in certi casi. Non mi riferisco alla discrezionalità di
certi magistrati rispetto a reati come l’abuso d’ufficio o la fuga delle
notizie dalle Procure, ma a quando rappresenta oggi il “caso Priebke”,
indipendentemente dalle sue conclusioni, come evento emblematico. La sorte
dell’ex capitano delle SS passa quasi in secondo piano rispetto a quanto di
simbolico assume il suo processo. E che si può riassumere nel titolo di un
libro recentemente pubblicato da Einaudi: “Processate il nemico”, una analisi
dei processi “politici” e “ideologici” nella storia dell’umanità, da Socrate a
Galileo, giungendo fino a Norimberga. Il nemico, soprattutto il nemico
sconfitto, assurge a simbolo di tutti i mali del mondo e, magari grazie a
forzature, a leggi prima inesistenti e create appositamente, a testimoni
specialissimi, ad acrobazie interpretative, deve essere condannato grazie alla
“sacralità della legge” dopo essere stato vinto dalla “forza delle armi”. Il
nodo della questione, al di la di ogni ipocrisia moralistica, di ogni
manicheismo ideologico, sta tutta qui: il
vinto viene processato. Se la seconda guerra mondiale l’avesse vinta il
Patto Tripartito avremmo di sicuro avuto due o tre processi di Norimberga alla
rovescia: in Germania Italia e Giappone, nei confronti dei generali alleati
sconfitti per le colpe da loro commesse nei confronti delle inermi popolazioni
civili tedesche, italiane e giapponesi sottoposte a bombardamenti terroristici.
C’è ad esempio, una giustificazione militare per le decine e decine di migliaia
di morti causate dagli inglesi a Dresdra? E per le centinaia di Grottaferrata,
o le migliaia di Treviso causati dai bombardamenti americani dopo l’8
settembre? Non ci sono. Eppure, avendo vinto gli alleati, al pianificatore dei
bombardamenti terroristici sulla Germania, il generale Harris, soprannominato
Bombing Harris, è stato fatto un monumento; avesse vinto l’Asse, il generale
Harris, dopo regolare processo per i suoi “crimini contro l’umanità”, sarebbe
stato consegnato al cappio del boia. In questa prospettiva, dunque, non ci si
deve meravigliare se, ad esempio durante la guerra del Vietnam, gli avviatori
abbattuti sul Nord e catturati, siano stati dileggiati per le strade di Hanoi e
processati e condannati per aver fatto quello che ritenevano loro un dovere,
gli altri un atto criminale. Erano in quel momento dei Vinti. E lo stesso vale
per la recente guerra del Golfo: con una Norimberga alle spalle gli occidentali
non si dovevano meravigliare... Per tornare ad oggi, bisogna chiedersi: questa
voglia di intemerata giustizia è da considerarsi una semplice vendetta dopo
mezzo secolo?
La risposta potrebbe essere che è ancora qualcosa di giusto, ma:
1)sempre che di veri colpevoli si tratti e non di capri espiatori; 2) se la si
pone come una questione di principio; 3) se la si mitiga con l’ottica di quanto
è avvenuto in 50 anni; e 4) se essa appare rivolta in tutte le direzioni. Non
sembra che questo sia stato il caso di Erich Priebke. Come ha giustamente
scritto Mario Cervi (l’unico sulla “grande stampa” italiana ad aver assunto una
posizione realistica ed anticonformista, anche più di Montanelli), quella del
procuratore militare Intelisano è una vera “crociata”, con tutti i buoni da una
parte, e tutti i cattivi dall’altra, che ha lo scopo, sembra indubbio di far
condannare l'ex capitano delle SS in quanto nazista, per esaltare l'evento
resistenziale e la “Repubblica nata dalla resistenza”. Sembra di essere tornati
al 1945-47 e non di essere nel 1996. Perché? Perché, proprio come allora, il
nemico continua ad essere uno solo, il nazifascismo (anche se non esiste una
"categoria" di questo genere, come hanno dimostrato gli storici).
Continua ad esserlo non soltanto per il procuratore militare, ma anche per
quasi tutti i mass media italiani. Si dovesse effettuare un florilegio di
quanto letto su quotidiani e
riviste o ascoltato alla radio o alla televisione, esso
risulterebbe istruttivo di come, una volta individuato il 'nemico', sia
possibile parlare a ruota libera senza paura di essere smentiti: a cominciare
da quel "Priebke colpevole del massacro delle Fosse Ardeatine" (ma Kappler, allora?), sino all'avergli
addebitato addirittura la morte della principessa Mafalda di Savoia e del
sindacalista socialista Bruno Buozzi... Pur di continuare a fare titoli ad
effetto tutto è ammissibile. Come si spiega tanto accanimento, non mostrato,
come si vedrà, in altre circostanze? Perché, io credo che il
"nazi-fascismo" (usiamo per comodità onnicomprensiva questo termine
coniato per la lotta ideologica) dopo il 1989 è stato resuscitato come il
nemico per eccellenza, contro cui scagliarsi e far fronte in nome
dell'Occidente", della "democrazia", dell'"umanità"
ecc.. eccetera. Sconfitto sul piano ideologico, sociale, politico e militare il
comunismo (indipendentemente dai suoi recenti "ritorni"), era
necessario trovare qualcosa d'altro al suo posto, un nemico che fosse comune
anche all'ex avversario ora anch'egli sulla via redentrice della
liberal-democrazia: il nemico sconfitto (ma a quanto pare non domo) nel 1945.
Dopo il crollo del "socialismo reale" e del sovietismo, ecco allora
riemergere i fantasmi (ottantenni) dell'antico nemico comune. Priebke è
veramente colpevole? Ha veramente sulle spalle alcuni morti delle Ardeatine o
altri morti? L'omicidio, la strage, il
genocidio non si estinguono: sia condannato. Ma siano condannati anche
tutti coloro i quali, siano essi vinti o vincitori, si sono macchiati degli
identici delitti, o anche peggiori. Ce lo dice, pur nella sua rozzezza, Oskar
Piskulic: "Perché non processate
gli americani che hanno buttato la bomba atomica su Hiroshima o non avete messo
alle sbarre Pertini per la fucilazione senza processo di Mussolini? Io sono
innocente come loro, ho fatto solo il mio dovere da partigiano" (il
Giornale, 7 luglio 1996). Chi è costui? L'ora 76enne, era ex capo della polizia
segreta di Tito a Fiume, accusato di aver fatto uccidere oltre 500 italiani
dopo il 1945. Di lui, il pubblico ministero romano Pititto ha chiesto il rinvio
a giudizio per omicidio plurimo pluriaggravato. Il Tribunale per il riesame ha
accolto le richieste del PM dopo che un giudice per le indagini preliminari -di
cui è meglio ignorare il nome per carità di patria- le aveva respinte
sostenendo che quei delitti erano stati commessi in territori non italiani (se
era in buona fede, è un ulteriore segnale delle carenze della scuola italiana). Ma tutto ciò, tutto l'iter
dell’inchiesta è stata praticamente
ignorato dai mass-media italiani: nessuna cassa di risonanza rispetto al
processo Friebke, anzi quasi un senso
di noia e di fastidio. Ovvio: da un lato un "vinto", dall'altra un
"vincitore" (anche se entrambi ex); da un lato una ideologia
sconfitta, il "nazi-fascismo"; dall'altro, una ideologia che vinse
insieme all’"Occidente" e che comunque ha dalla sua ancora tanti
simpatizzanti, fiancheggiatori, compagni di strada e utili idioti, il comunismo.
Eppure i delitti di cui è accusato Piskulic non sono quantitativamente e
"qualitativamente" più efferati di quelli cui è accusato Priebke? Ma
qui non è la giustizia in se che conta, ma l'uso politico della giustizia, l’utilizzazione mediatica del processo. E
allora: o tutti processati, o nessun processato. Perché, volendo, ci sarebbe
tanto da fare per il procuratore militare Intelisano. Le notizie criminis
abbondano: stanno su migliaia di libri, ed esistono ancora centinaia di
testimoni. Non dirò di andare a cercare negli archivi statunitensi i nomi dei
piloti che bombardarono Grottaferrata e Treviso ed altre inermi città italiane,
o i nomi dei comandanti che ordinarono quegli attacchi terroristici e
innovativi dal punto di vista strettamente bellico; dirò invece di indagare a
casa nostra: lo sa o no, lo sa il procuratore militare che anche gli italiani
fecero durante la guerra durissime rappresaglie in Croazia? Si vada a leggere
“Santa Messa per i miei fucilati” di padre Piero Brignoli (Longanesi, 1973);
era giustificabile, oppure no? Erano meglio o peggio della rappresaglia per
l’attentato di Via Rasella? Oppure, potrebbe volgere gli occhi in Italia: ha
mai sentito parlare il procuratore militare -fra le centinaia di vendette
dell’aprile-maggio 1945- dell'eccidio dell'ospedale psichiatrico di Vercelli
compiuto dopo il 25 aprile dai partigiani contro soldati della Rsi feriti o li
ricoverati? È una mattanza che fa rabbrividire ancora oggi a leggerne le
modalità. I corpi degli uccisi non si sa ancora oggi dove siano sepolti dopo
mezzo secolo, mentre le famiglie li cercano sempre, la procura militare
potrebbe avviare una importante inchiesta che segnerebbe una svolta storica. Ma
ho qualche dubbio in proposito. All’inizio del "caso Priebke" proprio
il Pm Intelisano si adontò perché qualcuno voleva approfittarne “per fare il
processo alla resistenza”?
C'è da pensarci su...
O tutti o nessuno. Lo richiede l'onestà, il buon senso, la logica,
l'onore, non soltanto la giustizia. E’ possibile chiederlo all'Italia dell’Ulivo
che ci è stata presentata come "serena", "normale",
"seria" durante la campagna elettorale? Sono queste la serenità, la
normalità, la serietà? Quelle cui stiamo assistendo?
(Gianfranco de Turris, AREA - Sett.1996)
Ho l’impressione che sono molti i libri di storia e le
enciclopedie che dovranno essere bruciate. Interi secoli dovranno essere
riscritti quando sorgerà una generazione di intellettuali onesti. Non abbiamo
diritto alla verità storica nel secolo dei lumi e in quello delle ideologie!
(vedi Foibe)
Amore o violenza? Guai se non si passa dalla coscienza dell'io alla coscienza del tu. Se non si comprende che il
senso della mia vita non può essere il vivere per me stesso, ma il fare della
mia vita un dono d'amore.
E' necessario accettare l'altro e farmi difensore delle sue
necessità, come lui si fa difensore delle mie. Se ognuno cerca
individualisticamente di perseguire le proprie necessità allora è la guerra.
Ma la pace è la vittoria culturale della fede, nel superamento
degli schemi limitanti del mondo e degli egoismi senza compassione.
"Il tratto più notevole di questa mostruosa epopea, un fatto
senza precedenti e che in ciascuna delle nazioni scese in guerra, la
maggioranza delle persone fosse favorevole alla guerra. E' come un contagio, di
furore assassino, che al pari di una grande ondata si propaga e percorre tutto
il corpo della terra. Pochi hanno resistito a questa epidemia, non un pensiero
libero che sia riuscito a tenersi fuori dalla portata del flagello, sembra che
su questa mischia dei popoli, nella quale qualunque ne sarà la fine, l'Europa
sarà mutilata, plani una certa ironia demoniaca.
(Ecco il pericolo di ogni ideologia!
Invece la società Metafisica rimane sempre una società
personalistica e liberista.)
Non sono soltanto le passioni di razze a lanciare ciecamente
milioni di uomini, gli uni contro gli altri, come dei formicai, e dei quali gli
stessi paesi neutrali risentono il pericoloso brivido, è la ragione, la fede,
la poesia, la scienza, tutte le forze dello spirito che sono irreggimentate e
si mettono in ogni stato al seguito degli eserciti. Nelle elite di ogni paese,
non uno che non proclami e che non sia convinto che la causa del suo popolo è
la causa di Dio, la causa della libertà e del progresso umani" (fonte
sconosciuta).