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6. TEOLOGIA TRINITARIA

 

 

 

I. LA TRINITÀ NELLA RIVELAZIONE: RAPPORTO FRA TRINITÀ ECONOMICA E TRINITÀ IMMANENTE

     Vat I: la Rivelazione è proposizionale: Dio rivela delle verità: qual è a questo punto il rapporto ragione-fede? c'è conoscenza naturale e soprannaturale.

     Vat II: Dio non rivela delle cose su se stesso, ma senz'altro se stesso, e Cristo è l'apice della rivelazione.

    

     K. Barth in particolare ha preparato nel nostro secolo tale seconda impostazione, dando inoltre nuovo impulso anche alla teologia trinitaria. Prima tale dottrina era stata trascurata, tanto che Schleiermacher la pose nell'appendice. Barth invece l'ha collocata all'inizio, dando un'impostazione trinitaria a tutta la dommatica.

     Se la rivelazione è un avvenimento, un atto, siamo portati ad una comprensione trinitaria della fede. Per Barth, a causa della sua finitudine ( Kant) e del suo peccato ( Calvino), l'uomo non può conoscere Dio. Ma Dio può rivelarsi all'uomo. Il Dio nascosto diventa il Dio rivelato, altro nome per indicare Gesù Cristo. Dio nascosto è Dio Padre. Ciò che il Padre rivela è il Figlio identificazione tra Rivelatore e Rivelato.

     Ciò accade nella storia. Dunque è passato. Ma ancora è attuale. L'attualità della rivelazione dipende dallo Spirito santo. La rivelazione avviene in noi e non è solo passato, ma anche presente. Cristo è l'aspetto oggettivo, ma c'è l'aspetto soggettivo, la rivelazione in me, che è lo Spirito santo.

         P *Rivelatore

         F *Rivelato

         S *essere rivelato

     Se poi Dio rivela se stesso, Trinità immanente = Trinità economica, cioè v'è corrispondenza tra il modo in cui Dio si rivela e il modo in cui Dio è.

     È una impostazione cristologica.

 

     K. Rahner adotta invece una impostazione antropologica, cominciando dall'uomo, dal soggetto. Dio è il "mistero assoluto".

     Quanti sono i misteri della fede cristiana?

     # Vat I: mistero è qualcosa di incomprensibile e accettato solo per l'autorità di Dio.

     Ma così non si evidenzia il nesso tra i misteri. C'è invece solo un solo mistero, il mistero assoluto di Dio stesso, esplicantesi in tre misteri  grazia

                                          incarnazione

                                          Trinità

     L'uomo come tale è apertura al mistero di Dio. L'uomo è colui che interroga la propria realtà.

     CONOSCENZA                      orizzonte infinito implicito

     AUTOCONOSCENZA              S O        DIO

     CONOSCENZA OBBIETTIVA   dinamismo in ogni atto di conoscenza

Conoscendo l'oggetto, l'uomo conosce se stesso: Ma la conoscenza di se stesso è soggettiva, implicita. L'aspetto oggettivo è categoriale, mentre l'aspetto soggettivo è trascendentale. Tale conoscenza è comunque sempre dinamica, perché sono spinto ad una nuova conoscenza: finalmente verso Dio, che è l'orizzonte presente implicitamente nella mia conoscenza. Si conosce il finito attraverso l'infinito.

 

     LIBERTÀ                    orizzonte finito

     AUTODETERMINAZIONE   S O         DIO

     LIBERUM ARBITRIUM  spinta Dio presente implicitamente in ogni scelta

Nella libertà scelgo un oggetto. Io ne scelgo sempre uno concretamente. Ma mentre scelgo un oggetto sto scegliendo anche me stesso, perché la mia scelta crea la mia storia. La libertà ha un aspetto oggettivo ed uno soggettivo. Ma ogni oggetto è limitato, nessun oggetto può realizzarmi: La libertà presuppone Dio. Se non ci fosse Dio, io sarei determinato. L'uomo è per natura apertura al mistero.

     Ma al termine di tale discorso filosofico, c'è un'aporia: sappiamo che l'uomo ha a che fare con Dio, ma non sappiamo se l'uomo vuole avere a che fare con l'uomo. Dio rimane silente: Ed ecco che entra in gioco la rivelazione.

     GRAZIA Dio abita in me, Dio si avvicina fino al punto da inabitarmi: Dio fa parte della mia soggettività, principio co.costitutivo. Questa esperienza è universale: Dio si offre ad ogni uomo. Questa che si attua nell'inabitazione è la grazia increata, cioè lo Spirito santo (non la grazia creata, che ne è l'effetto.

     Ma se Dio si offre in tal modo, Cristo non è forse superfluo?

R.: no, perché l'uomo non è solo trascendentalità, ma anche categorialità: dunque l'uomo va salvato nella sua storia, nella sua soggettività. Inoltre c'è una meta a cui tende questa storia di grazia: l'incarnazione.

     INCARNAZIONE Gesù è Realsymbol, simbolo reale di Dio nella storia.

         Dio  simboleggiato

         Gesù simbolo (sacramento)

Simbolo è l'autorealizzazione facente parte della sua costituzione sostanziale di un ente nell'altro. Un ente per esprimersi crea un simbolo, che è diverso dall'ente simboleggiato, però ne fa parte: distinzione + inseparabilità. Es.: il mio io: per essere me stesso, il mio io produce il corpo che produce il soggetto: io e corpo sono distinti ma inseparabili.

Quando Dio/ il Logos vuole esprimersi al di fuori di se stesso, produce l'umanità di Gesù. L'umanità di Gesù è la espressività del Logos, in cui c'è unità ontologica ma anche distinzione (cf. Calcedonia).

     TRINITÀ

         antropologia       teologia

         trascendentale     grazia

         soggettività       Spirito Santo

         categoriale        incarnazione

         mondo, storia Gesù Cristo

Tutto ciò è l'economia della salvezza: Ma se Dio rivela se stesso, c'è una corrispondenza con ciò che Dio è in se stesso, nella vita trinitaria.

 

     W. Kasper, pp. 364-369

     1^ La salvezza non può essere qualcosa d'altro che Dio stesso.

     2^ La salvezza la vediamo nell'incarnazione, in cui c'è identità fra Trinità economica e Trinità immanente.

     3^ Nello Spirito Santo diventiamo figli e figlie di Dio

La Trinità immanente è  la Trinità economica. È = Dio liberamente si manifesta nella storia: Dio non ha bisogno della storia. L'identità presuppone l'autocomunicazione libera di Dio nella storia. Quando Dio entra nella storia ha così un nuovo modo d'essere: succede qualcosa che non c'era prima. C'è differenza tra prima  e dopo l'incarnazione: Dio-con-noi. Con l'incarnazione Dio diventa storia, non nel senso hegeliano di una necessità, ma con libertà.

 

II. IL MISTERO PASQUALE COME EVENTO TRINITARIO

 

     Moltmann: vera base dell'evento trinitario è la croce.

     La Trinità è il principio ermeneutico per interpretare la croce. Cf. ciò che ha detto Kant: i concetti senza immagini sono vuoti, ma le immagini senza concetti sono cieche. Inoltre c'è unità croce-risurrezione. È un mistero pasquale con due aspetti: la risurrezione del crocifisso e la croce del risorto. La croce significa una nuova comprensione di Dio, una comprensione trinitaria, al di là del teismo e dell'ateismo.

     La forma d'ateismo più importante è quello di protesta, nel nome della sofferenza dell'uomo. La fede dovrebbe darci qualche risposta alla sofferenza dell'uomo. Ateismo e teismo hanno un punto in comune: un Dio che non può soffrire. Ora, il Dio di Gesù Cristo può soffrire e condivide la nostra sofferenza. Cf. l'abbandono di Gesù sulla croce (Mc 15,34: Dio mio, perché...?). La croce è Gesù abbandonato.

     (Anche von Balthasar riflette su tale tema, con 2 Cor 5,21: colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo ha fatto peccato. Peccato è separazione da Dio).

     Moltmann cita anche Rom 8,32: il P ha consegnato (paredwken) il F alla morte. La morte è l'inferno, il peccato, la separazione da Dio.

     Inoltre, Gal 2,20: il F ha consegnato se stesso per me.

Consegna ex P

         ex F

     Si potrebbe quasi dire che la prima persona della Trinità "caccia via" la seconda.

     E lo SS? C'è. È lo Spirito della comunione tra P e F nella mutua consegna. Nella scissione c'è l'unione che è lo Spirito santo: concetto dialettico della croce.

     Dunque si può affermare la sofferenza di Dio. Che soffra il F è ovvio, e interrompe l'assioma dell'impassibilità e dell'immutabilità. Ma anche il P soffre. Il F perde il P, il P perde il F: doppia perdita.

[] Troppa importanza alla consegna del P, poca alla consegna del F, che avviene non solo nella storia ma anche nella TR. IMM.: la croce presuppone già la risposta del F nella Trinità.

[] Trascurata la TR. IMM. a vantaggio della TR. ECON. Non distingue. Identifica soltanto, quasi su un registro hegeliano: la storia di Dio sarebbe Dio stesso.

 

     von Balthasar mette in evidenza l'aspetto eterno, immanente. La croce è il dramma tra Dio ed il mondo, c'è un'azione per la redenzione nella croce. Ma il dramma storico presuppone il dramma eterno. Il dramma tra Dio e mondo si suppone nel dramma intratrinitario: il dramma eterno è una visione dinamica di Dio.

     La TR. IMM. è un dramma d'amore: il P offre se stesso, il F risponde di sì, con tutto se stesso. Lo S è il frutto di questo dramma, che apre la Trinità al mondo.

     Il dramma apre la Trinità al mondo. Il mondo si trova all'interno della Trinità; perché al di là di Dio non c'è niente. Lo spazio del mondo è lo Spirito santo. C'è dunque separazione tra P e F, che si risolve però nell'unione dello S.

     Che Dio Padre possa donarsi + Che il Figlio riceva il suo essere non soltanto come prestato ma anche lo possieda parimenti all'amore del Padre Una separazione incomprensibile e impossibile di Dio da se stesso, cosicché ogni altra separazione -anche la più oscura e la più amara- può avvenire soltanto fra questa scissione divina.

 

III. ANALISI DELLA NOZIONE DI PERSONA

     In origine, problemi di modalismo (= Dio in sé è monade, ma verso di noi è tre) e di subordinazionismo(= il Logos è inferiore al P)

     Nicea: il Logos è homoousios.

     Cappadoci:    ousia

              ypostasis: presentazione oggettiva della Trinità: c'è vera distinzione fra i tre in Dio.

     Tertulliano: una substantia

                tres personae.

     Agostino: hypostasis in latino = substantia; ma c'è pericolo di triteismo, dunque meglio persona. Ma cosa sia la 'persona' non lo sa: "ne taceamus".

     Boezio in vista della cristologia: sostanza individuale di natura razionale. L'accento è sulla individualità.

     Tommaso:  fa appello a Boezio ma modificando: relazione sussistente: l'accento è sulla relazionalità. Ogni persona della Trinità è identica con la sostanza divina, ma le persone sono fra loro distinte attraverso le relazioni: generare-generari-spir.att.-spir.pass.

 

     Il periodo moderno ha una nuova problematica, con una nuova comprensione della persona. In particolare Cartesio accentua la soggettività della persona umana: centro di coscienza e volontà, autocoscienza. Ma applicare tale nozione alla Trinità è cadere nel triteismo. Dunque due tentativi:

     Dio come tale è soggettività, autocoscienza, soggetto assoluto. Barth: "tre maniere di essere", e Rahner: "tre modi distinti di sussistenza". Dio è un tu, è l'io assoluto: meglio non dire "persona", che ha sfumature pericolose.

     Trinità come comunità. von Balthasar: comunità di amore: autoofferta-frutto-risposta. Tutte le processioni sono di amore, non solo la seconda. Moltmann: tre soggetti nella Trinità, l'unità è la pericoresi.