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1.2 ESPERIENZA E CONOSCENZA DI DIO
1.2.1. L’ESPERIENZA
DI “DIO”
*
La conoscenza, anche di Dio, deve basarsi sull'esperienza
* Presenza di Dio percezione della presenza di Dio
* Ex-perire. Pathos e mathos.
Uomo-&-mondo: storicità. Mai con-chiusa: parzialità, apertura
--
Esperienza indiretta -- Esperienza
diretta
--
Esperienze frammentarie nelle quali risplende l’Esperienza: Situazioni di apertura
esperienza della propria individualità: io
sono unico e irripetibile
esperienza dell'ordine / del disordine, in
sé e nel mondo
esperienza dell'aiuto che viene dall'altro
/dall'alto
esperienza dell'incomprensibilità della
vita: il carattere transitorio delle realtà
gioia / dolore / angoscia / conforto/
fedeltà / noia / creatività / morte
S. Agostino:
«e il nostro cuore è inquieto...»: aspirazione all'infinito
L'uomo
come tale è apertura al mistero.
L'uomo è colui che interroga la propria realtà.
l'orizzonte
dell'uomo è un mistero, che è fondamento della sua esperienza
Mistero ( enigma): armonia di contrasto, ambivalenza: mysterium tremendum fascinosum...ma
ambiguo...
Possiamo dare un nome a questo mistero?
1.2.2. CONOSCENZA
DI DIO
Conoscere
= esperienza + astrazione concettuale + dimostrazione.
Dimostrare
Dio = invito motivato a credere nella libertà
È
POSSIBILE UNA CONOSCENZA “RAZIONALE” DI DIO?
Sal 14,1
Lo
stolto pensa: Dio non esiste.
Sap
13,1-5
[1] Davvero stolti per natura tutti gli uomini / che
vivevano nell'ignoranza di Dio, / e dai beni visibili non riconobbero colui che
è, / non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere. [2] Ma o il fuoco
o il vento o l'aria sottile / o la volta stellata o l'acqua impetuosa o le luci
del cielo / considerarono come dèi, reggitori del mondo. / [3] Se stupiti per
la loro bellezza, li hanno presi per dèi, / pensino quanto è superiore il loro
Signore, / perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. / [4] Se sono
colpiti dalla loro potenza e attività, / pensino quanto è più potente colui che
li ha formati. [5] Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature / per
analogia si conosce l'autore.
Rom
1,19
[19] Poiché ciò che è noto di Dio è loro manifesto
in loro: [20] infatti dopo la creazione del mondo Dio manifestò ad essi le sue
proprietà invisibili, come la sua eterna potenza e divinità, che si rendono
visibili all'intelligenza mediante le opere da lui fatte. E così essi sono
inescusabili, [21] poiché, avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio
né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro
coscienza stolta si ottenebrò. [22] Ritenendosi sapienti, divennero sciocchi,
[23] e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze di uomo incorruttibile,
di volatili, di quadrupedi, di serpenti.
Tra il naturale e il soprannaturale, tra ragione
e fede non vi è assoluta discontinuità.
Vaticano I, Dei Filius, 24.4.1870
cap. I Dio creatore di tutto
DS
3001 L'unico Dio è creatore di
cielo e terra
[can.
1: contro chi nega l'esistenza di Dio].
[can.
3: contro il panteismo: «una e unica è la sostanza di Dio e di tutte le cose»].
DS
3002 Ha creato non per bisogno, ma
liberamente, per manifestare la sua perfezione
[can.
2: contro il materialismo].
DS
3003 Ciò che ha creato, Dio lo
governa con la provvidenza
cap. II La Rivelazione
DS
3004 Dio può essere conosciuto con
certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione.
Tuttavia
ha voluto fare conoscere sé e la sua volontà attraverso una via soprannaturale:
il Figlio incarnato.
[can.
1: contro chi nega la possibiltà della teologia naturale].
[can.
2: contro il deismo].
[can.
3: contro il razionalismo].
DS
3005 La rivelazione non era in sé
necessaria, ma in vista dell'ordinazione soprannaturale dell'uomo a partecipare
di beni che superano l'intelligenza umana.
DS
3006 Scrittura e Tradizioni.
DS
3007 Interpretazione.
cap. III La fede
DS
3008 Siamo tenuti a prestare a Dio
che si rivela il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà nella fede: la
fede trascende la ragione e ne chiede la subordinazione.
La
fede è l'inizio dell'umana salvezza, una virtù soprannaturale con la quale, con
l'aiuto della grazia di Dio, crediamo che son vere le cose che ci ha rivelato
NON per la verità intrinseca percepità
col lume della ragione naturale
MA per l'autorità di Dio che si rivela,
che non può né ingannare né ingannarsi.
[cann.
1s: contro l'autonomia della ragione: "Dio non può comandare la
fede"].
DS
3009 Miracoli e profezie: segni
della rivelazione certissimi e adatti all'intelligenza di tutti
[can.
3: contro il fideismo: «bisogna credere solo per una mozione interna»].
[can.
4: contro l'agnosticismo e il mitologismo].
DS
3010 Nessuno può credere senza
l'illuminazione e l'ispirazione dello Spirito Santo: la fede è un dono
soprannaturale, attinente alla salvezza. Con la fede l'uomo presta libera
obbedienza a Dio, consentendo e cooperando alla sua grazia.
La
fede non coincide con la carità, rimanendo la prima anche in assenza della
seconda.
[cf.
Orange, 3.7.529, can. 7: occorre
il lume dello Spirito santo, non basta il lume della ragione, per attingere la
salvezza].
DS
3011 Oggetto della fede sono le
cose contenute in verbo Dei scripto vel
tradito e quelle che la chiesa propone tamquam
divinitus revelata con giudizio solenne o col magistero universale e
ordinario.
DS
3012 È necessaria averla, per
piacere a Dio; è necessario perseverarvi.
DS
3013 ARGOMENTI ESTERNI La
chiesa stessa -veluti signum levatum in
nationibus- «è perpetuo motivo di credibilità e testimonio della sua
missione divina».
DS
3014 ARGOMENTI INTERNI Dio
dona la sua grazia a coloro che sono nell'errore, illuminandoli internamente.
C'è però differenza tra chi segue il cattolicesimo e chi segue un'altra
religione.
cap. IV Fede e ragione
DS
3015 C'è un doppio ordine di
conoscenza: soprannaturale e naturale
principio oggetto
per
mezzo della ragione naturale ciò che
è alla portata della ragione
per
mezzo della fede divina i
misteri di Dio, inconoscibili senza rivelazione
DS
3016 Il ruolo della ragione è:
- sviluppare l'analogia, in base a ciò
che conosce naturalmente
- cogliere il nesso dei misteri fra loro
e con il fine ultimo dell'uomo.
(MA sulla terra siamo pellegrini: un velo
rimane).
DS
3017 Non v'è opposizione
fede-ragione lo stesso Dio è autore della rivelazione
ha
creato la ragione umana.
DS
3018 Fede e ragione possono
reciprocamente sostenersi:
* la ragione dimostra i fondamenti della
fede e coltiva la scienza delle cose divine
* la fede libera la ragione dagli errori
e la istruisce
( utilità delle scienze umane).
@ I segni
-- sono validi come manifestazione
dell'evento della rivelazione
-- sono necessari, tranne che per
esperienze interiori privilegiate
-- non dimostrano il fatto della rivelazione, né vogliono costringere a
credere
-- ma garantiscono
la credibilità di ciò che vien esposto, la conformità alla ragione
Concilio Vaticano I: NO al razionalismo
(la ragione è tanto forte da rendere l'uomo del tutto autonomo), NO al fideismo (Dio si può conoscere solo
attraverso la fede).
Dio può essere conosciuto con certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione.
Tuttavia ha voluto fare conoscere sé e la
sua volontà attraverso una via soprannaturale: il Figlio
incarnato".
di Dio è possibile una conoscenza
*** UNA “CONOSCENZA”
Sulle
generali: in senso molto ampio. Non è una demonstratio
(matematico-oggettivo), ma cognoscere
(qualcosa di ‘personale’).
***
PER
ANALOGIA
analogia
= uguaglianza + diversità: es. il pane e Giovanni sono ‘buoni’: si predica di
due soggetti un medesimo attributo in senso in parte comune e in parte diverso.
Concilio
Lateranense IV: (DS 806) «tra
Creatore e creatura non si può notare una somiglianza tale che non si debba poi
osservare una dissomiglianza ancora maggiore»
TEOLOGIA NEGATIVA:
di Dio si può dire soprattutto ciò che non
è: in-visibile, in-corporeo, in-finito, ecc. È una ‘dotta ignoranza’, un sapere
di non sapere.
Dionigi
Pseudo-Aeropagita: «in ordine a Dio, le negazioni sono vere, le affermazioni
sono insufficienti»
1. affermazione: dal finito
all'infinito, dagli effetti creati si risale al Creatore [catafatica]
2. negazione: il nostro linguaggio, il
nostro modo di esprimerci è finito [apofatica]
3. sovraeminenza: cè il buono finito à c’è il buono
infinito: le perfezioni finite devono essere attribuite a Dio in modo
insuperabile
***
COL
LUME «NATURALE»
Quale
‘natura’? Quale uomo: esistenziale naturale o soprannaturale?
***
È POSSIBILE
Non
si dice nulla sulla possibilità che tutto questo effettivamente avvenga:
assolta la quaestio iuris non la quaestio facti: quanti ci sono arrivati?
molti, pochi, nessuno?
È
l’apertura fondamentale della ragione a Dio
Cf. Dei
Verbum, 6.
Più decisiva dell'analogia entis, vale l'analogia fidei
Gv
1,18: «Dio nessuno l'ha mai visto: / proprio il Figlio unigenito, / che è nel
seno del Padre, / lui l'ha rivelato».
1.2.3. LE
PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO
a.
PROVA COSMOLOGICA
--
Il cosmo: la sua esistenza, il suo ordine, la sua bellezza, la sua caducità.
--
Aristotele, S. Tommaso: non si
può risalire all'infinito tra gli anelli della catena: ci dev'essere un
‘super-anello’, la causa prima, Dio.
*
movimento: tutto ciò che si muove è
messo in moto da un altro motore immobile.
m.
fisico corruzione-generazione
altra
qualità
altra
posizione
altra
quantità
m.
metafisico dalla potenza all’atto
*
causalità: nessuno è causa di se
stesso causa
prima non causata.
1 c. materiale: ciò di cui (ex quo) è fatta una cosa: il bronzo rispetto alla statua
2 c. formale: ciò per cui (quo) è fatta una cosa
3 c.
efficiente: ciò da cui (a quo)
deriva una cosa
4 c. finale: ciò in vista di cui (cuius gratia) si fa una cosa
1 e 2 sono cause intrinseche all’effetto;
3 e 4 sono estrinseche (ne restano fuori)
*
contingenza: ogni cosa esiste
condizionata da altre, in senso graduato essere
necessario, non condizionato, assoluto.
*
gerarchia dell'essere: le cose sono
più o meno belle, buone, ecc. massimo
della perfezione, criterio del più/meno.
*
finalità: ogni cosa agisce secondo
un ordine e una finalità, anche nel campo del non-intelligente una Intelligenza
superiore e libera ha posto l'ordine e la finalità.
[-- A.
Einstein, W. Heisenberg, C.F. von Weizsäcker: nella natura ci sono delle
leggi, che l'uomo riconosce e applica. Quest'ordine non deriva dall'uomo. Come
l'uomo con il suo spirito fa progetti ordinati, così dev'esserci uno Spirito
che ha progettato ordinatamente la natura, e la rende intelligibile allo
spirito umano].
[--
M. Heidegger: perché esiste
qualcosa anziché niente? Stupore! Pur contingente, l'essere è (limitatamente)
necessario: in quanto è, non può non essere. L'essere limitato (creato) si
spiega alla luce dell'essere assoluto (Dio)].
* Dio
è il fondamento in-fondato libertà dalla dipendenza da ogni realtà
limitata.
nSCHEMA I
- esperienza
II
- qual è il fondamento e la meta delle
esperienze?
III - et
hoc omnes nominant Deum: il Dio di omnes,
il Dio della ragione
nCONTESTO: filosofia & teologia formano un
unico contesto scientifico: ragione e fede arrivano per vie diverse alla stessa
meta.
n ONTOTEOLOGIA: Dio fondamento ultimo dell’essere: Dio a
partire dal mondo
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b.
PROVA ONTOLOGICA
Si dimostra Dio a partire dal mondo? Dio deve
essere dimostrato a partire da Dio
Dio a partire da Dio: non si
parte dal mondo per affermare Dio
ma
da Dio per affermare il mondo
Anselmo d’Aosta,
La
teologia monastica (uso passivo delle auctoritates)-
La teologia “razionale” di Anselmo: fides quaerens intellectum
n Monologion (Exemplum meditandi de
rationibus fidei): cinque argomenti: discorso sul Creatore a partire dagli
effetti
n Proslogion (Fides quaerens intellectum):
un solo argomento
«Dio è l’id quo maius cogitari nequit - id quo maius nihil cogitari potest».
Ciò di cui non si può pensare il maggiore
Ciò che è maggiore di quello che si può
pensare
Dunque esiste necessariamente, perché
altrimenti - se non fosse esistente - gli sarebbe superiore ciò che esiste, e
non sarebbe più l’id quo maius.
Non è un concetto come gli altri, solo
che si trova al sommo della gerarchia... Nel pensiero irrompe una verità, che
viene posta da Dio nell’uomo affinché l’uomo lo cerchi.
L’idea di Dio include in sé l’essere.
(-Bonaventura,
Cartesio, Hegel)
MA [Gaunilone]
tra piano logico e piano ontologico non c’è passaggio necessario: ciò che è
nella mia testa non è necessariamente nella realtà. Dal concetto di Dio come id quo maius, non si può dedurre che
egli effettivamente esista nella realtà: esiste nella mia mente così, ma come dire che esiste anche nella realtà così?
# Questa non è un’idea come le altre:
NELLA impostazione platonico-agostiniana (Cf. = idealismo), pensiero ed essere
non sono sganciati, il pensiero è una forma di partecipazione all’essere e di
comprensione dell’essere: noi conosciamo perché Dio ci partecipa la sua
conoscenza: c’è un a-priori nella nostra
conoscenza, conosciamo perché -prima-
c’è Dio che ce lo permette (diverso nell’approccio aristotelico-tomista, la
conoscenza è a-posteriori, a partire
dall’incontro deisensi con la realtà, non a partire da un qualcosa di
preesistente).
c.
PROVA STORICA
Cicerone Dappertutto e da sempre nella storia
dell’umanità si è creduto nella esistenza degli dei: dunque si tratta di
un’idea innata
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d.
PROVA ANTROPOLOGICA
***
Il cuore dell’uomo (Agostino):
Dio è la verità primordiale, Dio è fine e compimento dell’uomo
***
La coscienza dell’uomo (Kant)Dio
è un postulato della ragion pratica, possibilità e garante dello sforzo morale
dell’uomo e della felicità che vi è connessa
***
Approccio trascendentale (Rahner) L’uomo
sperimenta dentro di sé lo scarto fra ideale e realtà. L’uomo non è chi
vorrebbe essere.
Perché protestiamo? Se fossimo fatti per
il limite, non ce ne rammaricheremmo: un canarino & una tigre in gabbia
Superiamo il limite nel momento in cui lo
avvertiamo come tale [esperienza
trascendentale, sottesa ad ogni altra esperienza].
LIBERTÀ siamo chianati a realizzarci
nella libertà. Ma la libertà - a fronte di tanti condizionamenti - è
un’aspirazione più che un dato effettivo. Che cosa mi dà il coraggio di credere
alla libertà?
AMORE
desiderio del bene: qual è il bene
soffriamo
il limite perché siamo fatti per l’assoluto
#
SONO INVITI MOTIVATI A CREDERE
Credere
in Dio non è contrario alle esigenze della ragione: nell’uomo c’è un’apertura
fondamentale a Dio
#VALE LA PENA DI FARE TEOLOGIA
“RAZIONALE”?
AT Gen, 1; 2. Sap
13; Sal 14
NT XR Il mondo è metafora del Regno, Dio è colto
nella natura e nella storia
Rom la creazione, la coscienza... i
pagani possono conoscere Dio
Gv L’uomo anela alla salvezza e ne
ha comprensione: Logos
endiathetos-prophorikos
BB C’è una teologia naturale già nella BB, non
‘sistematica’, ma c’è: tra l’ordine della slavezza e l’ordine della creazione
c’è continuità
PP 1. via cosmologica
2. via psicologica
SC Gratia supponit naturam - Fides supponit
rationem
VAT
I La fede è obsequium rationi consentaneum
VAT
II + prospettiva storico-salvifica
GS
19-22
DH
14
# La fede è nell’uomo, non esiste in astratto ma
è un actus humanus: c’è una INCULTURAZIONE che esige una
fondamentazione razionale
# La fede va comunicata universalmente: 1Pt 3,15:
deve cercare la TRASMISSIONE mediante
l’aggancio con la ragione che è una radice comune a tutti gli uomini
# La fede si motiva da sola, ma ha una sua RAGIONEVOLEZZA: la teologia razionale ha il compito di dimostrare (non la fede, ma) la
conformità della fede alle esigenze della ragione
n tra realtà creata e realtà della salvezza
non c’è contraddizione
n la fede un vedere dentro e al di là: è dare
senso