LA TEOLOGIA TRINITARIA DI SANT’AGOSTINO

 

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GR    La divinità del F e dello S è in rapporto al P, che dona tutta intera la sua divinità, tutta la natura divina: «Dio è il Padre, ho theos». Parte dal Padre e dalla tripersonalità. In una sua radicalizzazione può condurre al triteismo.

LAT   Dio è sempre insieme P-F-S: «Dio è la Trinità, la Trinità è il solo Dio, ho theos è la Trinità». Parte dalll’unità essenziale per poi cogliere la tripersonalità. Dio, infatti, è trino, ma non triplice. Ogni persona è pericoreticamente nell’altra, quindi, essendo un solo Dio, alla unità di essere ad intra segue anche l’unità di agire ad extra, così che tutta l’attività nella storia della salvezza è da attribuire in senso proprio al Deus-Trinitas, salva l’appropriazione di alcuni momenti dell’economia salvifica. La sua radicalizzazione è il modalismo.

 

Le RELAZIONI in Dio non sono un accidente, come nell’uomo, ma - a motivo della semplicità divina - sono le stesse persone. Le persone non hanno una relazione ma sono la relazione, ed ogni relazione (in senso particolare) coincide con l’essere (assoluto) e si distingue solo relativamente. Il P è in se stesso Dio, ma è P in riferimento al F; così il F è in se stesso Dio, ma F rispetto al P; lo stesso vale per lo Spirito. I tre sono dunque uguali in divinità, e non v’è chi sia più grande dell’altro, né la Trinità è più grande dei tre associatamente considerati.

  OK la salvaguardia effettiva dell’unità .   KO la dimensione relazionale, infatti Agostino usa solo forzatamente il termine persona: «non ut illud dicetur, sed ne taceretur».

 

Le VESTIGIA TRINITATIS sono nell’intero universo, ma specialmente nell’uomo, e nella parte spirituale dell’uomo.

Œ res l’oggetto.

  visio la sua rappresentazione sensibile nella mente.

  intentio vel voluntas l’atto con cui lo spirito vi si concentra (DTrin 11,2,2-5)

A partire dalla natura razionale, dalla mens dell’uomo, che è la parte che meglio riflette Dio, a immagine del quale siamo fatti.

  --  esse - essere

  -- nosse - conoscere

  -- posse - volere

à  - lo spirito

    - la conoscenza di sé

    - l’amore di sé

à  memoria - la conoscenza latente che lo spirito ha di sé.

    intelligentia - l’autopercezione dello spirito alla luce delle rationes eterne.

    voluntas - volontà o amore di sé per cui tutto il processo della conoscenza si mette in moto.

à lo spirito in quanto si ricorda  di Dio - lo conosce - lo ama. (DTrin 10,11,17-18).

 

§ Comunque sono solo immagini, rispetto alla realtà intratrinitaria di Dio, e ci sono più dissomiglianze che somiglianze.

§ Poi, si intellegis, non est Deus: non sono modi di comprendere, ma di scrutare la non-assurdità.

§ L’aggancio al dato biblico c’è solo per il Logos, ma secondo un’esegesi fragile.

§ C’è poco ritmo storico-salvifico. Forse perché Agostino conobbe la Trionità prima del Cristo, mediante i neoplatonici. Oppure perché il De Trinitate è trattato autonomo rispetto alla cristologia.

§ Basi teologiche per l’elaborazione del Filioque.

§ Influsso su tutta la teologia successiva

 

I-IV    Indicare meglio il contenuto del dogma

V-VII discussione della terminologia tecnica (relazione, essenza, persona)

VIII    transizione

IX-XV far capire meglio l’aequalitas tra le persone nell’unica divinità, a partire dalle analogie psicologiche

 

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Libro I

Per comprendere qualcosa della luce di Dio, occorre purificarsi e credere.

n   P F S non sono tre dei, ma un solo Dio. I Tre sono inseparabili nelle loro azioni ad extra, ma alcune azioni dalla Scrittura sono attribuite ad una sola delle Persone (la voce al Padre, l’incarnazione al Figlio, la colomba allo Spirito Santo).

n   Quale la differenza tra la generazione del Figlio e la processione dello Spirito?

n   Quando la Scrittura dice F < P, intende riferirsi all’incarnazione.

    Quando dice F = P, intende riferirsi alla natura divina.

n   Talora la Scrittura dice di una sola Persona, ma per intenderle tutte e tre, nell’unità sostanziale.

 

Libro II

n a- testi che dicono F < P

  b- testi che dicono F = P

  c- testi un po’ ambigui, che dicono l’origine eterna del F dal P

n MISSIONI

  Nel mondo, ogni Persona c’è da sempre insieme alle altre. La missione è una relazione nuova della Persona con la creatura cui è mandata: non è mutazione né inferiorità rispetto a chi manda, ma manifestazione nel mondo, una teofania

n MISSIONE DEL FIGLIO           n MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO

- nascere da una donna              - manifestarsi in colomba e lingue di fuoco

- unione personale alla natura umana      - senza unione personale

- unione durevole                     - senza unione durevole

- unione beatificante                   - senza unione beatificante

® La natura umana di Cristo è opera di tutta la Trinità, ma è unita alla sola persona del Figlio e solo lui manifesta. (Così come la colomba manifesta solo lo Spirito).

n TEOFANIE   ad Adamo    il Padre

             ad Abramo   tutta la Trinità, in quanto Dio unico, senza distinzione di persone

             roveto       ?

             nube e fuoco ?

             Sinai       ? lo Spirito santo? il dorso divino è la carne di Cristo.

             Daniele     il Padre

® la natura divina è invisibile, ma ognuno dei tre può manifestarsi in segni

 

Libro III

Dio si manifesta attraverso segni e miracoli. Tutto è operato da lui, anche quando spiriti (buoni o cattivi) ottengono da Dio il permesso di agire sulle ragioni seminali. Il ruolo degli angeli nelle teofanie.

 

Libro IV

Cristo è unico mediatore e redentore. Luce, unità. Morto e risorto. Vittima di valore infinito. tale è lo scopo della sua missione.

n Ogni missione implica dipendenza di colui che è mandato da colui che manda

  Essa indica l’origine eterna, cioè la processione di una Persona dall’altra in rapporto ad un effetto prodotto in una creatura

n Dio è sempre presente dappertutto ® la missione denota una presenza nuova, una nuova attività

n la missione rispecchia, continua nel tempo la processione intradivina

  ® sono mandati F e S, non il P

  ® possono inviare il P e il F, non lo S

  ® nessuna persona può inviare se stessa

n   MISSIONE VISIBILE            n   MISSIONE INVISIBILE

    unione di una persona invisibile      senza manifestazioni sensibili:

    con una forma visibile                solo un effetto spirituale

    (incarnazione, lingue di fuoco)         per santificare le anime

n Missione NO® disuguaglianza, perché denota l’origine eterna, e l’origine non è ¹

n la Trinità opera inseparabilmente, ma non può manifestarsi inseparabilmente a causa dei limiti della creatura attraverso la quale deve manifestarsi (così come noi, sebbene i Tre siano unum, non possiamo pronunciare contemporaneamente i loro nomi).

n il F si è manifestato ad opera degli angeli anche prima dell’incarnazione, ma la missione incomincia solo con l’incarnazione

  lo S era dato ed agiva anche prima di Cristo, ma la sua missione incomincia solo dopo l’incarnazione

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Libro V

  In Dio non vi è accidente: ciò che in noi sarebbe accidentale (es. l’azione), in lui è sostanza (Dio non ha azione, ma è azione).

  In Dio non vi è accidente, ma non tutto quello che si predica di Dio si predica secondo la categoria della sostanza. P - F - S si predicano secondo la relazione. Le relazioni sono sostanziali e non accidentali, perché non sono mutevoli; ma non si dicono della sostanza.

Dunque in Dio nulla ha un significato accidentale, perché in lui non vi è accidente, e tuttavia non tutto ciò che di lui si predica, si predica secondo la sostanza. Nelle cose create e mutevoli, ciò che non si predica in senso sostanziale, non può venir predicato che in senso accidentale. [...] Ma in Dio nulla si predica in senso accidentale, perché in lui nulla vi è di mutevole; e tuttavia non tutto ciò che si predica, si predica in senso sostanziale. Infatti si parla a volte di Dio secondo la relazione; così il Padre dice relazione al Figlio e il Figlio al padre, e questa relazione non è accidente, perché l’uno è sempre Padre, l’altro sempre Figlio. [...] Poiché il Padre non è chiamato Padre se non perché ha un Figlio ed il Figlio non è chiamato Figlio se non perché ha un Padre, queste non sono determinazioni che riguardano la sostanza. [...] Queste sono denominazioni che riguardano la relazione e non sono di ordine accidentale, perché ciò che si chiama Padre e ciò che si chiama Figlio è eterno e immutabile. Ecco perché, sebbene non sia la stessa cosa essere Padre ed essere Figlio, tuttavia la sostanza non è diversa, perché questi appellativi non appartengono all’ordine della sostanza, ma della relazione. (5, 5, 6 [241]).

  Es. La relazione P-F: indica distinzione, ma non disuguaglianza, perché la distinzione non supera la relazione e non tocca la sostanza. Il F è = al P in senso assoluto e sostanziale.

Ü ogni denominazione di tipo relativo designa una sola persona

  e non alla Trinità insieme considerata

Ü ogni denominazione di tipo assoluto (sostanziale) si applica alla singola persona

  & alla Trinità al singolare

Es. lo Spirito Santo

    la denominazione utilizzabile anche per P e F suggerirebbe che lo S è la comunicazione personificata di entrambi

    la denominazione ‘dono di Dio’ lo conferma

 

Libro VI

Contro gli Ariani, le tre Persone sono perfettamente uguali. Es. il Figlio è potenza e sapienza, ma anche il Padre lo è: il P è sapiente per la sapienza che ha generato, il F è sapiente in quanto è la sapienza del P Ü ogni attributo assoluto non si applica all’uno senza l’altro: ogni nome che manifesta la sostanza li concerne entrambi e sono propri delle Persone solo i nomi relativi.

Se la sostanza è identica e semplice, le tre Persone sono perfettamente uguali.

Le tre Persone sono mutuamente immanenti Ü Dio è trino, ma non triplice.

Il P viene chiamato Dio dalla Scrittura, ma solo per appropriazione, perché Dio si può dire in senso proprio anche del F e dello S.

Gli attributi essenziali non sono proprietà di uno dei Tre, ma appropriazioni.

Un’essenza, tre persone. Ma sono termini ‘provvisori’.

 

Libro VIII

Reg: unità delle Persone senza confusione, distinzione senza ineguaglianza.

L’anima è creata ad immagine della Trinità: ricorda - comprende - ama sé.

                                  ricorda - comprende - ama Dio.

La verità, la bontà, la giustizia e l’amore sono in noi, ma provengono da Dio: vediamo Dio in esse.

Dio è amore, ogni vero amore proviene da Dio, l’amore ci fa conoscere Dio.

L’AMORE: 1. colui che ama, 2. ciò che è amato, 3. l’amore.

 

Libro IX

Per amarsi, lo spirito deve conoscersi: 1. spirito, 2. conoscenza, 3. amore.

(Lo spirito consce bene quando giudica a partire dalle ragioni eterne).

Lo spirito genera un verbo, se ne compiace nell’amore.

Lo spirito genera, il verbo è generato, l’amore procede da entrambi.

(L’amore non è generato, perché l’amore procede dalla conoscnza, ma come un peso, un movimento verso la cosa).

 

Libro X

Quando si conosce una cosa, la si ama (altrimenti la si ignorerebbe).

LO SPIRITO: 1. memoria, 2. intelligenza, 3. volontà: una sola realtà.

 

Libro XI

ÇImmagini della Trinità.

ÉVestigia della Trinità nell’uomo esteriore.

PERCEPIRE: 1. forma dell’oggetto percepito, 2. forma impressa nel senso, 3. volontà che fissa il senso sull’oggetto.

RICORDARE: 1. forma impressa nella memoria, 2. visione interiore dello spirito, 3. volontà che tiene lo sguardo dello spirito fisso sulla forma impressa nella memoria.

[forma del corpo percepito Ü forma nel senso di chi percepisce Ü forma nella memoria Ü forma nel pensiero]

 

Libro XII

L’immagine di Dio nella parte superiore (contemplazione delle cose eterne) dello spirito, non in quella inferiore (azione sulle cose temporali).

Il peccato.

Scienza & Sapienza

«Alla sapienza appartiene la conoscenza intellettiva delle cose eterne, alla scienza invece la conoscenza razionale delle cose temporali» [499].

«Haec est sapientiae et scientiae recta distinctio, ut ad sapientiam pertineat aeternarum rerum cognitio intellectualis; ad scientiam vero, temporalium rerum cognitio rationalis» [12, 15, 25; 498]

 

Libro XIII

La felicità: ottenere un bene in modo stabile: l’immortalità.

La fede: come arrivare all’immortalità: Cristo.

«Itane defuit Deus modus alius quo liberaret homines a miseria mortalitatis huius, ut unigeniutum Filium Dei sibi coaeternum, hominem fieri vellet, induendo humanam animam et carnem, mortalemque factum mortem perpeti?» parum est sic refellere, ut istum modum quo nos per Mediatorem Dei et hominum hominem Christum Iesum Deus liberare dignatur, asseramus bonum et divinae congruum dignitati; verum etiam ut ostendamus non alium modum possibilem Deo defuisse, cuius potestati cuncta aequaliter subiacent; sed sanandae nostrae miseriae convenientiorem modum alium non fuisse, nec esse oportuisse (13, 10, 13 [528]) (cf. 10, 17, 22 - 18, 23; De agone christiano 11, 12) [qui si incomincia ad usare il vocabolario della convenienza/non-obbligatorietà perché c’è lo sfondo dei diritti del diavolo, e si vuole evitare l’idea di un debito da parte di Dio]

INCARNAZIONE

  1. impedisce di disperare della beatitudine.

  2. vince il diavolo non per la via della potenza ma della giustizia.

  3. la croce ci giustifica nel sangue di Cristo.

  4. mostra all’uomo il suo livello tra le realtà create.

 

Libro XIV

14, 4, 6

n GRANDEZZA DELL’UOMO

L’uomo è naturalmente capax di Dio, cioè è capace di essere elevato fino alla contemplazione immediata della Trinità: un mutabile aperto all’Immutabile.

n IMMAGINE DI DIO

L’immagine di Dio è tale capacità, impressa indelebilmente nella sostanza immortale dello spirito, naturalmente capace di conoscere Dio.

n GIUSTIFICAZIONE

Non crea, ma restaura l’immagine divina, che il peccato ha deturpato ma non distrutto.

Lo spirito è immagine di Dio, perché è capace di Dio, in quanto lo ricorda - comprende - ama.

 

Libro XV

Il verbo mentale nell’uomo è simile per certi aspetti al Verbo divino; dissimile per altri.

Conviene farsi guidare dalla fede, e pregare.