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Gesù maestro e modello di preghiera

 

 

La preghiera animava il ministero messianico e l'esodo pasquale di Gesù. "Nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà" (Eb 5,7). "Può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore" (Eb 7,25).

 

 

Gesù prega come ogni Ebreo:

privatamente

     prima delle riunioni conviviali: alle moltiplicazioni dei pani (Mt 14,19; Mt 15,36); nell'ultima cena (Mt 26,26); ad Emmaus (Lc 24,30); l'inno nel cenacolo (Mt 26,30).

pubblicamente

     nella sinagoga in giorno di sabato (Lc 4,16: secondo il suo solito)

     nel tempio (casa di preghiera: Mt 21,13)

     ai pellegrinaggi a Gerusalemme

     ** Pasqua

a. festa agricola di contadini e pastori a primavera

b. liberazione dall'Egitto (Es 12,1ss)

     ** Pentecoste   a. festa contadina della mietitura (Lv 23,13-51)

b. memoriale dell'alleanza tra Israele e il suo Dio: dono della legge

     ** Capanne

a. festa del raccolto dei frutti annuali (costruzione di capanne)

b. pellegrinaggio di Israele sotto le tende (Lv 23,42-43)

in atteggiamento di obbedienza e libertà il vero spazio per l'incontro salvifico è lui

 

 

NELLA TRADIZIONE SINOTTICA

Risulta dall'insieme dei testi

     Gesù prega personalmente[1]

Pregare per Gesù è come respirare. Ricerca la solitudine e le condizioni adatte alla intimità col Padre, nella sua tensione d'amore: nel deserto o sul monte a pregare (Lc 5,16); la mattina presto (Mc 1,35); la notte intera (Mt 14,23; Lc 6,12). Ma è una preghiera spontanea, espressione della sua relazione filiale. Nella sinagoga e nel tempio Gesù trova un vuoto.

     Gesù prega in alcuni momenti decisivi

     1. al momento del battesimo (investitura profetica messianica: Lc 3,21): scena costruita sul modello della vocazione dei profeti e dei patriarchi: Figlio amato / Servo fedele. La chiamata avviene in un contesto orante, prototipo del sorgere della chiesa a Pentecoste.

     2. nella notte da solo in Galilea (Mc 1,35; Lc 5,16): dato tradizionale che ha colpito l'attenzione dei discepoli storici di Gesù. Egli si sente a disagio nel ruolo di guaritore, essendo piuttosto il proclamatore del Regno. Tra la proclamazione del Regno - compito ricevuto nel battesimo - e il successo del ministero di guarigione, sceglie la fedeltà alla vocazione. Ciò accade dopo la preghiera e dunque Gesù chiedeva nella preghiera la conoscenza della volontà del Padre

     3. prima della scelta dei Dodici, nucleo del nuovo Israele (Lc 6,12): non è un fatto organizzativo. Dodici apostoli come i dodici patriarchi. I profeti vivono prima il dramma dello scisma e poi quello dell'esilio, ed intravvedono la riunificazione del popolo. Al tempo di Gesù c'erano solo due tribù e mezza.

     4. dopo il miracolo dei pani e la crisi dei discepoli (Mc 6,45; Mt 14,23): Gesù dona pane in abbondanza, come Dio lo diede al popolo peregrinante uscito dall'Egitto; ne nasce un entusiasmo popolare messianico legato alla speranza di liberazione politica. Gesù prega per comprendere che deve scegliere, e supera le tentazioni di dare pane, di fare l'agitatore politico e ottenere successo col fascino dei miracoli.

     5. prima dell'annuncio della passione (Lc 9,18): Gesù fa partecipi i discepoli della sua speranza, dopo la certezza dell'annientamento.

     6. sul monte della trasfigurazione (Lc 9,28): Gesù ricalca Mosè col volto trasfigurato, e anche Elia. Egli è il Figlio. Prende il posto di tutti i mediatori. È una reinvestitura che avviene nella preghiera, una ripresa di coscienza della propria vocazione e identità.

     7. benedice e loda il Padre per la scelta dei piccoli (Mt 11,25-26): al centro dell'evangelo, Gesù dichiara 'così fa Dio!'. Non ai grandi diplomati o professionisti, ma agli adulti non acculturati. La preghiera è la totale trasparenza di Gesù all'azione di Dio.

     8. prima di insegnare a pregare ai discepoli (Lc 11,1): Gesù non è un professionista, ma insegna con la sua esperienza

     9. nel giardino del Getsemani (monte degli Ulivi: Lc) (Mc 14,32-36): Gesù non è un suicida né un malato, ma un uomo sano che chiede di essere liberato dalla morte, uniformandosi tuttavia alla volontà divina.

     10. sulla croce prima della morte:

     - preghiera di perdono (Lc 22,34); abbandono al Padre (Lc 22,46) (Sal 31,6)

     - grido del morente, giusto (Mc 15,34; Mt 27,46) (Sal 22,2)

Sulla croce si esprimono insieme l'angoscia e la fiducia. Chiede perdono, non perché irresponsabili, ma perché non hanno riconosciuto il Messia, perché sono stati infedeli.

 Mt nel discorso sul monte (6,5-15; 7,7-11)

Istruzione ai discepoli nel contesto delle tre opere [2]

- non come fanno i giudei (Mt 6,5-6)

- non come fanno i pagani (Mt 6,7-8)

- preghiera dei discepoli (Mt 6,9-13.14-15)

Pregare da figli e da fratelli, con una relazione privata col Padre. Non come una magia nella quale si può ricattare Dio. Non è una formula, ma piuttosto uno stile di relazione col Padre. Il figlio non viene poi mai deluso nella sua fiducia nel padre.

-- condizioni per una preghiera efficace (Mt 7,7-11)

  + Mc 11,24-25: l'essenza

  Lc sulla via (11,1-13)

- introduzione (Lc 11,1)

- preghiera dei discepoli (Lc 11,2-4)

-- condizioni per una preghiera efficace (Lc 11,5-8.9-13)

Il discepolo fa la strada con Gesù, condividendo il suo destino. Si può contare su un amico, e dunque bisogna avere piena fiducia in Dio. Lo Spirito è dono di fedeltà nella persecuzione, fonte di vita e di salute

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NELLA TRADIZIONE GIOVANNEA

Gv è il vangelo spirituale, ma non presenta spesso Gesù in preghiera.

Gesù è il Figlio che nella piena comunione con il Padre rivela la sua gloria, quella dell'Unigenito pieno di grazia e di verità:

1. Gesù prega davanti alla tomba dell'amico Lazzaro (11,41-42;

2. Gesù prega nell'ora della crisi e della gloria (12,27-28)

3. Gesù prega a conclusione del testamento davanti ai discepoli (17,1-26)

 

 

 

La preghiera di Gesù è

FILIALE

Mc 14,36: Abbà coscienza della relazione filiale unica che lo lega al Padre: mai usato prima nella preghiera tale termine per rivolgersi a Dio, con tale familiarità

OBBEDIENTE

La preghiera del Figlio e del servo di YHWH; Mc 14,36: Padre familiarità e totale sottomissione (la preghiera, riflesso della psicologia e della ontologia)

AD DISCERNIMENTO DELLA PROPRIA MISSIONE

Nella preghiera Gesù scopre il proprio compito e ritrova la nitidezza delle proprie scelte (Mc 6,46; Gv 6,15: si sottrae alla folla che tenta di distrarlo alla sua missione)

SOTTO LA PAROLA DI DIO

affiorano trame bibliche (Sal 22 e 31)



[1]           quando viene rivelata la sua missione dal Padre (Lc 3,21-22);       prima della chiamata degli apostoli (Lc 6,12); rendendo grazie a Dio prima della moltiplicazione dei pani (Lc 9,16);           nella trasfigurazione sul monte (Lc 9,28-29); quando risana il sordomuto (Mc 7,34); quando risuscita Lazzaro (Gv 11,41); prima di provocare la confessione di Pietro (Lc 9,18); quando insegna ai discepoli a pregare (Lc 11,1); quando i discepoli tornano dalla missione (Lc 10,21); quando benedice i fanciulli (Mt 19,13); per Pietro (Lc 22,32).

 

[2] Gesù ha comandato di pregare: pregate, domandate, chiedete, nel mio nome (Gv 14,13; Mt 6,9-13; Lc 11,2-4). La preghiera, secondo Gesù, è NECESSARIA (Lc 18,1), raccomanda che sia UMILE (Lc 18,9-14), VIGILANTE (Lc 21,36), PERSEVERANTE, FIDUCIOSA nella bontà del Padre (Lc 11,5-13), PURA NELL'INTENZIONE e CONFORME A DIO (Mt 6,5-8; 23,14; Lc 20,47; Gv 4,23).