Oriente

"Quanto al particolare influsso che possa avere avuto l'Oriente su di me, dirò di essere insensibile al pittoresco dei bazar. Ciò che mi ha commosso, in ciò che avevo già colto della poesia araba, ha lasciato una traccia, e senza che nemmeno lo volessi e lo sapessi, nella mia poesia, ma non di colore. Non saprei precisare quanto colore ostenti o se mai ne abbai avuto la poesia araba. E' nata in grandi spazi, nel sentimento dell'incommensurabile mosso da quei grandi spazi, del loro grande denudamento. Non credo che la poesia araba sia un poesia di colore. E' poesia di musica, non di colore. Quel vociare piano che torna, e torna a tornare, nel canto arabo, mi colpiva. Nell'accompagnamento di un morto, quella sorta di costanza monotona che si differenzia quasi insensibilmente per quarti di tono, quel borbottio lento, quella scoperta di quanto potesse una persona commuoversi a un discorso dissimulato: non avrò ritenuto altro insegnamento orientale, ma vi pare davvero poco?"

(Ungaretti, Nota introduttiva, in: "Vita di un uomo", Mondadori, pag. 504)

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