Pascoli

Giovanni (S.Mauro di Romagna 1855 - Bologna 1912), segnato dai lutti famigliari (il padre, assassinato nel 1867, la perdita della madre e della sorella), attraversò difficolta` economiche e con una borsa di studio si laureò con il Carducci nel 1882. Militò nel movimento socialista per alcuni anni, ma lo abbandono` dopo tre mesi di carcere nel 1879. Professore di latino e greco nei licei, poi all'università (1906) dove prese il posto del Carducci. Dal 1895 fu a Castelvecchio. Tra le sue opere: "Myricae" (1891-1903), raccolta di poesie che rappresentano, con una tecnica impressionista e utilizzando dei frammenti di testo, paesaggi, vita agreste, luoghi, le stagioni, elementi della natura. "Poemeti" (1897) tratta della vita dei campi e delle opere dei contadini. "Il fanciullino" (1897), prosa apparsa su una rivista che espone la poetica pascoliana. "Canti di Castelvecchio" (1903), ispirati all'ambiente campestre di Castelvecchio esprimono una compiuta elaborazione della mitologia dell'infanzia. "Poemi conviviali" (1904), rievocano fatti e personaggi del mondo classico. "Odi e Inni" (1906) di carattere patriottico e nazionale. Cosi` anche i "Poemi Italici" (1911) e i "Poemi del Risorgimento" (1913).

Pascoli opera una vera e propria innovazione nella metrica. La raccolta "Myricae" desto` scalpore proprio per le sue innovazioni: a) ruppe definitivamente e senza che prima di lui si fossero manifestati segni premonitori, con la tradizione classica della nostra poesia da Petrarca a Carducci, seguendo come unico criterio quello della musicalità del verso; B) all'interno dei versi P. introdusse vocaboli tratti dal linguaggio comune, se non dialettale, anche qui sembra in funzione della musicalità che arrucchì anche con un largo uso di termini onomatopeici. Ciò rispondeva al principio-base del decadentismo: l'espressione dell'io, di immagini e suoni. Non esistevano quindi unita` e coordinazione nelle immagini, ma un insieme di "impressioni". Il motivo di fondo è che il rifiuto della civiltà contemporanea, della stessa storia, spinsero Pascoli ad una ricerca individualista, intimista, per estraniarsi dalla realtà concreta. I temi più ricorrenti nel simbolismo di Pascoli: la morte, l'angoscia, la sensibilità sessuale ("Il gelsomino notturno"), la paura, il ritorno, il passato, la natura, verso la quale è capace di descrizioni estremamente musicli, come ne La mia sera.

 

 


Lettura poesia "Tuono" di Pascoli

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