caad2003

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La via dei simboli

di Antonino Saggio 

 

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Nuove sostanze

L'Informatica e il rinnovamento dell'architettura

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Autoritratto.digitale

 

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Approfondimenti 1.  2.  3.  
 

Critica              Peter Zumthor

 

 

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Eisenman                la fine della fine

 

 

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Gehry  liquefare

 

 

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début


La via dei simboli

 commento

 

Una domanda che vuole essere non una provocazione ne tantomeno sminuire il valore delle opere che costituiscono il filo conduttore della tesi della riscoperta del monumento. Mi chiedo, non entra in discussione anche il contesto particolare in cui le opere sorgono? Non parlo di rapporto con il luogo o con lo spazio esterno, piuttosto del valore, dell'immagine che nella nostra testa hanno l'Australia o Bilbao. Voglio dire che la rappresentatività delle opere di Utzon e Ghery sta forse anche, e non soprattutto!, nella scarsa forza che questi luoghi avevano per noi, privi di segni forti fino a quel momento. E' l'altra faccia del meccanismo che porta ad essere "monumento" ogni cosa che si costruisce a Parigi, per "competizione", o che nega d'essere "monumento" a Roma, per paragonabilità.

Parigi è la città in cui le pensiline degli autobus commissionate a Foster si fanno monumento all'attesa, ed ogni episodio architettonico diventa un unicum pubblicizzato e mostrato e portato ad esempio di rappresentatività della comunità o almeno di una sua parte. Come non considerare La grande arche de la Défense un monumento tesa com'è ad indicare il futuro? E la curvatura leggera dell'edificio rispetto all'asse Louvre-Concorde-Place de l'étoile, si prende gioco in qualche modo dell'intento celebrativo della committenza, allontanandosi dalla celebrazione e avvicinandosi al simbolo, il simbolo di un cammino potenzialmente infinito che aspetta solo un nuovo punto cardine per proseguire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

début


Nuove sostanze

commento

 

Mi sembra di notare un parallelismo con - le sette invarianti, o anti.regole o principi - individuate da Bruno Zevi per decodificare l'architettura moderna e per contrasto anche quella antica. "Metodo di lettura. E' complesso e coinvolgente, perchè riguarda non soltanto il saper vedere l'architettura, ma anche il saper vivere e giudicare la propria casa, i luoghi di lavoro, il quartiere, la città.".

Possiamo provare a far rientrare le NUOVE SOSTANZE che stanno affermandosi sulla scia del rinnovamento dell'architettura in queste categorie.

dell'urbanscape

continuità tra edificio, città, paesaggio, territorio. L'edificio non è più autosufficiente, ma concepito in relazione alla città, definita da Zevi un "work in progress", un non-finito michelangiolesco. O rileggendo il concetto nella chiave della terminologia della rivoluzione informatica, una scheda madre a cui aggiungere nuovo software -gli edifici- o ampliarne l'hardware -la struttura urbana-.

del paesaggio

 

In questo caso il richiamo a Zevi va alle sue riflessioni sul paesaggio, secondo un ottica anomala, antinaturalistica, "con la testa tra le gambe". Insomma anti romantica. Forzando il raffronto, la "bellezza" dei formalismi nati dalle nuove scoperte scientifiche, dal DNA alla vita biologica minima, è forse vicina al "bello viscerale" a cui Zevi accosta il vero "bello di natura".

 

della comunicazione

 

Entrano in gioco le categorie più direttamente legate al risultato architettonico asimmetria e dissonanza, tridimensionalità antiprospettica, scomposizione quadridimensionale, principi secondo cui è ancora possibile descrivere la contemporaneità, ma reinterpretati, forzati e utilizzati nel fluire di quella "narrazione" di cui l'architettura si fa nuovo veicolo.

 

dell'iper funzionalità

 

Elenco dei contenuti e delle funzioni. "Chiunque progetti trascurando l'approfondimento dei contenuti e delle funzioni, sulla base di una SERIALITA' gratuita e appiattente, è estraneo.....all'architettura tout court" Zevi prende le distanze da uno dei concetti chiave figlio della rivoluzione industriale, la serialità appunto, concetto superato dall'informatizzazione della società.

 

dello spazio sistema

 

spazi temporalizzati E' uno dei concetti più poetici di Zevi, più umanistici, ponendo lo spazio al centro dell'architettura, la sua importanza deriva dalla sua fruizione, cioè dall'uomo, ma la compressione, dilatazione, esplosione dello spazio verso l'esterno che Zevi trovava ed amava in Wright,  è quella stessa fluidità con cui "la vita interna si travasa con naturalezza in quella esterna".

 

*

 

della rivoluzione informatica. Riguardo l'ultimo paragrafo del testo, una piccola riflessione personale:

".....Le 'brown areas' o aree dismesse, rappresentano un campo fondamentale di opportunità e non deve stupire che esista una ricerca estetica ad esse congruente e conseguente. Una ricerca che si basa sulle caratteristiche di vitalità di questi nuovi luoghi contemporanei. Che li trasforma, come ha sempre fatto la vera architettura, in nuovo sentire estetico e che prefiguri e immagini una città diversa....."

Un commento a proposito della ricerca estetica sulle aree dismesse e simbolo in un certo senso del "contemporaneo": questa ricerca estetica aggiunge un tassello al parallelismo tra i processi della rivoluzione industriale e della rivoluzione informatica. Rappresenta cioè, assulutamente "contemporaneizzato" e ricontestualizzato, quel gusto per il decadente, per la decadenza di una società che volge al termine. Il piacere estetico dello spreco e l'abbrutimento, residui di un intendere la vita collettiva in modo diverso. La celebrazione di una fine.

 

"Je suis l'Empire à la fin de la décadence,

Qui regarde passer les grands Barbares blancs

En composant des acrostiches indolents

D'un styl d'or où la langueur du soleil danse."           P. Verlaine

"Sono l'Impero alla fine della decadenza,

che guarda passare i grandi bianchi barbari

componendo acrostici indolenti

in uno stile dorato in cui danza il languore del sole."

 

E in una fantasiosa e immaginaria biografia di Ghery potremmo immaginarlo nel progettare quelle lame che riflettono il sole di Bilbao, mentre guarda passare macchine e moto e barche e aerei e carrarmati e camion e gente in quel "ganglio caotico tra ferrovia, fiume, ponte, banchine".

 

*

 

Per concludere una carrelata di domande provocatorie sulle condizioni della città contemporanea, tratte da

Bordeaux2001

                                                                              

*

 

link utili   1   2   3   4   5   6   7   8

 

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Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau!

On 20-03-2003 13:22, -marco-    marcolivieri@hotmail.com    wrote:

a proposito della lunga crisi dell'800 volevo condividere questa poesia di Charles Baudelaire Rêve parisien tratta da les fleurs du mal (prima edizione 1857)
Leonardo Benevolo cita questa poesia ne la città nella storia d
'europa (laterza, 1993) : "baudelaire cerca una via d'uscita dallo spleen della città presente verso il passato, attraverso la memoria individuale, o verso il futuro, attraverso il meccanismo ancora più fragile del sogno. Nel Rêve parisien l'estraniamento è così acuto che sembra cogliere [.....] un frammento di futuro..."

E in effetti non ha forse Baudelaire indicato la strada da seguire?

"Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau! " -in fondo all'Ignoto per trovarvi il nuovo!-              

 

 

 

 

 

 

C II

 

 

C II

 

Sogno Parigino

Rêve parisien

 

A Const

 II

 

antin Guys

                                       II

 

Ancora stamane mi rapisce
l'immagine lontana ed esitante
di quel terribile paesaggio
che nessun uomo vide mai.

 

De ce terrible paysage,
Tel que jamais mortel n
'en vit,
Ce matin encore l
'
image,
Vague et lointaine, me ravit.
Il sonno è pieno di miracoli!
Per un strano capriccio ,
avevo escluso da certe visioni
l'irregolare vegetale; 
Le sommeil est plein de miracles!
Par un caprice singulier
J
'avais banni de ces spectacles
Le végétal irrégulier,
 

ed io, pittore fiero del mio genio,
assaporavo nel mio quadro
l'inebriante monotonia
dell
'acqua, del metallo e del marmo.

 

Et, peintre fier de mon génie,
Je savourais dans mon tableau
L
'enivrante monotonie
Du métal, du marbre et de l
'
eau.
Che Babele d'arcate e di scalee!
Che palazzo infinito
pieno di fontane e di cascate
su un oro opaco e brunito;
Babel d'escaliers et d'arcades,
C
'était un palais infini
Plein de bassins et de cascades
Tombant dans l
'
or mat ou bruni;
 

E che pesanti cateratte,
come cortine di cristallo,
stavano sospese, scintillanti,
lungo pareti di metallo.

 

Et des cataractes pesantes,
Comme des rideaux de cristal
Se suspendaient, éblouissantes,
A des murailles de métal.

 

Non alberi, ma colonne
circondavano stagni addormentati,
dove si specchiavano, come donne,
delle naiadi imponenti.

 

Non d'arbres, mais de colonnades
Les étangs dormants s
'
entouraient
Où de gigantesques naïades,
Comme des femmes, se miraient.

 

Distese azzurre d'acqua,
fra argini verdi e rosati,
coprivano milioni di leghe,
verso il limite dell
'universo.

 

Des nappes d'eau s'épanchaient, bleues,
Entre des quais roses et verts,
Pendant des millions de lieues,
Vers les confins de l
'
univers:

 

Erano pietre inaudite
e flutti magici; erano
specchi immensi abbagliati
da tutto quel che riflettevano!

 

C'étaient des pierres inouïes
Et des flots magiques, c
'étaient
D
'immenses glaces éblouies
Par tout ce qu
'
elles reflétaient!

 

Nel firmamento,
dei Gange incuranti e taciturni,
versavano i tesori delle loro urne
in abissi di diamante

 

Insouciants et taciturnes,
Des Ganges, dans le firmament,
Versaient le trésor de leurs urnes
Dans des gouffres de diamant.

 

Ed io, architetto delle mie fantasie,
facevo passare, a piacere mio,
sotto un tunnel di pietre preziose
 un oceano docile;

 

Architecte de mes féeries,
Je faisais, à ma volonté,
Sous un tunnel de pierreries
Passer un océan dompté;

 

e tutto, anche il colore nero,
sembrava netto, chiaro, iridescente;
il liquido incastonava la sua gloria
nel raggio cristallizzato.

 

Et tout, même la couleur noire,
Semblait fourbi, clair, irisé;
Le liquide enchâssait sa gloire
Dans le rayon cristallisé.

 

Altrove nulla, neanche in fondo al cielo
qualche stella o traccia di sole,
che illuminasse quei prodigi:
brillavano d'un fuoco proprio!

 

Nul astre d'ailleurs, nuls vestiges
De soleil, même au bas du ciel,
Pour illuminer ces prodiges,
Qui brillaient d
'
un feu personnel!

 

E su quelle meraviglie mobili
si librava (terribile novità!
tutto alla vista, nulla all
'udito!)
un silenzio d
'eternità.

 

Et sur ces mouvantes merveilles
Planait (terrible nouveauté!
Tout pour l
'oeil, rien pour les oreilles!)
Un silence d
'
éternité.

 

 II

 

                                       II

Ho riaperto gli occhi pieni di fiamme
e ho visto
l'orrore nella mia stamberga;
sono rientrato in me stesso ed ho sentito
la spina degli affanni maledetti.
En rouvrant mes yeux pleins de flamme
J
'ai vu l'horreur de mon taudis,
Et senti, rentrant dans mon âme,
La pointe des soucis maudits;
 

La pendola dal rintocco funebre
suonava brutalmente mezzogiorno;
il cielo versava le sue tenebre
sul triste mondo intorpidito. 

 

La pendule aux accents funèbres
Sonnait brutalement midi,
Et le ciel versait des ténèbres
Sur le triste monde engourdi.

 

début


  JORGE OTEIZA  

 

Nacque a Orio (Guipùzcoa), nel 1908. Avvolto costantemente dalle polemiche a causa selle sue idee radicali, scrisse tra il 1956 ed il 1957 il libro Proposito sperimentale, in cui rese pubblica la sua teoria sugli esperimenti con il vuoto e lo ’’svuotamento spaziale’’. L’inizio del suo percorso artistico risale al 1935, anno in cui produce una sere di opere create con oggetti trovati per caso. Verso il 1950 manifesta l’influenza di Henry Moore nelle forme solide e vuote all’interno. Durante gli ultimi anni , applicando le sue teorie spaziali, le sue opere propendono verso il costruttivismo sperimentale.

 

      

 link                   1.2.

 

 

 

Margit Rowell dice, a proposito delle scatole metafisiche di Oteiza: ’’Il motivo centrale e il più famoso dell’opera di Oteiza è quello dello ’svuotamento’ del cubo. Queste opere, concepite e costruite sugli stessi fondamenti matematici e metafisici, sono la sintesi di tutti i suoi esperimenti precedenti. Le ’scatole vuote’ e le ’scatole metafisiche’ , che da un punto di vista formale sono le versioni più semplici di questo motivo, sono anche le più esemplificative. Queste scatole, semplici oggetti con quattro lati, non rivelano nessuna intenzione da parte dell’artista di creare forme ’originali’ o ’espressive’. Tuttavia, nonostante il dichiarato proposito di voler esprimere leggi universali, queste opere, nelle loro molteplici versioni, non sono neutrali, né anonime né impersonali’’.

 

’museo nacional centro de arte reina sofìa  la collezione permanente’    Aldeasa 2003

 

 

 

début


ne cache pas l’opposé

don’t hide the opposite

 

 

début


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