Matrimoney:
Manuela, in che modo le sostanze femminili che sono state messe in circolazione
con il femminismo, hanno modificato il tuo modo di avvicinarti a te stessa?
Manuela
Fraire: Non mi sono mai raccontata nel modo in cui l'ho fatto davanti alle
donne e soprattutto non avevo mai sentito raccontare alle donne quello che
raccontavano. Per me è stata la scoperta più grande della mia vita insieme
all'analisi e al diventare comunista pur venendo da una famiglia come la
mia. L'approccio con il marxismo è stato parte della mia storia esistenziale,
quanto la psicoanalisi e il femminismo
Matrimoney:
A proposito dell'intreccio comunismo-femminismo, Maria Luisa Boccia racconta
in un'intervista a Sofia che la
sua esperienza di iniziazione femminista comincia con la rivista Rosa
(cui hai partecipato anche tu), che cercava proprio di trovare elementi in comune
tra la tradizione comunista e la nascente teoria-pratica femminista
Manuela
Fraire: Per quello che mi riguarda io sono stata colta di sorpresa da un
elemento fondamentale del femminismo e cioè che ciò che io dovevo tagliare
fuori dalla mia comunicazione intellettuale e politica nel movimento del
'68, che per questo non ho mai davvero amato, era invece 'Già politica'
nel movimento delle donne. Parlo del 'personale' ovviamente e non del privato.
Credo che proprio nel movimento del '68 è nato il bisogno di incontrare
donne come me. Le donne che incontravo allora erano terribili, avevano una
testa occupata dal desiderio di essere come i maschi. Una cosa che mi ha
levato letteralmente la parola. Non ho praticamente parlato perché quello
che era tagliato fuori dalla comunicazione politica era una cosa per me
essenziale: l'esperienza della vita. Mi ricordo ancora che alcuni compagni
mi dicevano " che peccato! Tu sei così intelligente! ..ma questo psicologismo!".
Gli psicologismi erano la vita e per me tolta la vita la politica diventava
una noia mortale. Alla assemblee mi addormentavo, non capivo cosa dicevano,
non riuscivo a leggere i giornali. Ero diventata stupida
Matrimoney:
Poi cosa è accaduto? Quale è stato il momento di svolta nella tua vita che ti
ha di nuovo avvicinato alla politica e alla vita?
Manuela
Fraire: In una fase particolare ho deciso di rompere con tutto l'ordine
che aveva governato la mia vita. Mi ero emancipata presto. Ero andata via
dalla casa di famiglia a ventidue anni e mi ero mantenuta senza più chiedere
denaro, avevo lavorato e mi ero laureata in architettura, avevo lasciato
l'uomo buono e danaroso con cui stavo e avevo scelto un uomo difficile,
severo, punitivo e disciplinato con cui ho fatto la mia formazione emancipativa.
Ho cominciato a lavorare e guadagnare i miei soldi, ma rapidamente ho cominciato
a guadagnare più di lui perché avevo sia la scuola dove insegnavo che il
laboratorio mio dove facevo stampa d'arte. Una storia di maschio, sembra,
in realtà è una storia molto femminile. E' stato necessario lo sguardo delle
donne per capire come era femminile la mia storia. Ecco, vi potrei dire
questo: io non ho sentito di essere una donna, una donna nel pensiero, fino
a che le donne guardandomi ed ascoltandomi non mi hanno detto che mi riconoscevano.
Io era una donna con gli uomini. Per il resto ero un anfibio, ed era un
tormento incredibile perché non riuscivo a dare una forma, una struttura
ai miei pensieri e alle mie opinioni sul mondo. Non sapevo a che titolo
parlavo o appartenevo ad un partito, ad un'idea, ad una professione perché
quel che io sentivo sul mondo non aveva nessuna collocazione
Matrimoney:
Come é avvenuto l'incontro con le donne?
Manuela
Fraire: E' avvenuto perché io ad un certo punto ho lasciato la scuola dove
insegnavo e mi sono messa a dipingere, a fare dei ritratti. E questi ritratti
sono stati visti per caso da un'amica che mi ha detto "ti voglio portare
da una pittrice mia amica", la quale esponeva in una galleria e ha detto
"mettici anche i tuoi ritratti". Questa donna era Deanna Frosini e la sera
dell'inaugurazione sono arrivate le donne. Si sono sedute per terra e hanno
cominciato a parlare del rapporto tra donne e arte (ride). Ero talmente
frastornata.! E' stata una cosa stupefacente. Nel frattempo accadeva nella
mia vita privata qualcosa che mi ha fatto desiderare di mettermi in contatto
con le donne che facevano gli aborti e ho cominciato ad ospitarle a casa
mia. Le ho aiutate a fare quest'esperienza, erano le donne del collettivo
S. Lorenzo, un'esperienza molto importante per me, molto!, non vi saprei
ancora dire la natura di quell'esperienza. Volevo soltanto stare con loro
mentre loro facevano questa esperienza Questa esperienza ha aperto uno squarcio
sul mondo delle donne, sulla potenza del mondo psichico femminile, un mondo
d'intelligenza straordinaria che apriva una porta anche su di me. E quindi
sono andata a cercare chi era più simile alle cose che io facevo. Alla Libreria
della Maddalena si erano formati tre gruppi, uno si chiamava "Donne e arti
visive". Io ancora con la letteralità dei tempi andai a cercare quelle donne
che si occupavano di arte come me ma a differenza da me erano delle "signore".
Io venivo completamente da un altro mondo intellettuale e quindi ero anche
molto presuntuosa da questo punto di vista. Poi queste donne hanno cominciato
a parlare e questa è stata l'altra rottura, la rottura dell'ideologia. Hanno
cominciato a parlare, ed erano uguali a me, loro parlavano e io capivo bene,
non solo capivo, rispondevo davanti a persone mai viste, parlavo e parlavo,
pensavo, tornavo a casa e scrivevo la notte, e tornavo nel piccolo gruppo.
Questo gruppo di autocoscienza è durato tre anni ed è stato fondativo per
la mia esistenza di oggi
Manuela
Fraire: Sì. "Donne e arti visive" è diventato molto velocemente "Donne e
creatività", la nostra propria creatività. Le arti visive le abbiamo salutate
e il gruppo si è sciolto dopo tre anni e tre di noi, una quarta si è aggiunta
dopo, hanno formato "Le edizioni delle
donne". Attraverso questo percorso di autocoscienza mi sono voltata
indietro a riguardare mia madre,
la zia-nonna, mia sorella. C'è stata una revisione importante nel modo di
vederle, non nel senso dell'idealizzazione come allora accadeva a molte.
Il discorrere assieme alle altre mi ha fatto capire meglio quali sono state
le tecniche di sopravvivenza di queste donne per salvare il loro pensiero
diverso, differente, da un pensiero nel quale vivevano immerse, un mondo
di valori e di rappresentazioni che non erano ufficialmente contro di loro,
semplicemente loro non vi erano rappresentate. Quindi mia madre ha finito
per essere una specie di deviante perché non conosceva altro modo per evitare
di essere catturata, mia zia ha dominato con il danaro e l'irrangiungibilità,
due modelli in qualche modo terribili ma che contenevano, anche se inconsciamente,
l'indicazione di non arrendersi all'ordine dato. Una volta chiamarono mia
madre dalla scuola che frequentavo, perché mi rifiutavo di fare l'inchino
alla madre superiora dicendo "Bonjour ma chère mère". La chiamarono e le
dissero "lei deve convincere la sua bambina a comportarsi bene" e lei rispose
" la mia bambina non si deve inchinare mai!". Lei mi ha mostrato ma purtroppo
mi ha dato anche un altro insegnamento che ho utilizzato in modo aggressivo
e autodistruttivo "ricordati prima si dice no, dopo si dice sì" è stato
molto difficile acquisire la grande capacità di dire anche dei sì
Matrimoney:
Tu hai parlato prima della rivalità tra donne. Come si riarticola durante
il tuo percorso femminista, si è trasformata questa forma di relazione?
Manuela
Fraire: Moltissimo. La rivalità con le donne si è sopita per tutto il periodo
d'oro del femminismo (dal '74 all'80) ed io ho pensato di essermene liberata,
anche perchè ero garantita dal fatto che eravamo insieme contro qualcosa
di molto compatto. Il fatto che certe donne mi stessero antipatiche lo attribuivo
al fatto che forse non erano abbastanza femministe ( gulp!), poi c'è stata
l'acquisizione della differenza tra donne e sono riuscita a dare significato
e valore alle differenze. L'esperienza della rivalità è venuta fuori soprattutto
sul piano intellettuale quando effettivamente dentro di me si è costruita
un'immagine autorevole femminile, ossia quando ho cominciato a temere il
giudizio delle donne su ciò che dicevo, scrivevo, facevo, in quanto le reputavo
adeguate a dare un giudizio che per me contava. Era un giudizio che non
era mai contato prima perché sul lavoro intellettuale il mio modello interno
era maschile. Da quel momento la rivalità (ride) è venuta fuori con un senso
dapprima di angoscia molto profonda, tanto da indurmi a sfuggire le situazioni
dove questa rivalità poteva venire fuori più chiaramente. In questi ultimi
anni mi pare di essermi rinforzata in questo senso. Soffro molto, sono spaventata
in certi momenti dell'intensità dei sentimenti di rivalità che io posso
provare nei confronti di alcune donne. Ma questo è accompagnato da un senso
di grande forza che mi dà nei confronti del mondo degli uomini il fatto
che ci siano donne che io stimo e quindi anche temo veramente molto. Mi
sento protetta dalla loro presenza e allo stesso tempo minacciata dal loro
eventuale non riconoscimento. Io mi sento molto più solida perchè nella
mia mente desidero essere una donna come certe donne, mentre non c'è più
un uomo che io vorrei essere. Ci sono molti uomini che io stimo davvero
e molte donne, invece con cui mi identifico
Matrimoney:
Il referente, il riferimento è finalmente femminile!
Manuela
Fraire:. E' un punto di riferimento che talvolta mi fa soffrire molto perchè
arriva sempre il momento in cui ti senti schiacciata dal desiderio di trovare
finalmente la madre ideale, di cui per un po' davvero ti innammori al punto
che la vuoi tutta per te
Matrimoney:
A me aveva colpito il fatto che tu ti sei avvicinata alla tue simili, attraverso
un'esperienza del corpo. Fino a quel momento aveva comandato la testa, con l'aborto
avviene la rottura. Non potevi più andare avanti in quel vecchio modo!
Manuela
Fraire: Esatto! Si è rotta, la complicità con l'uomo in maniera netta e definitiva.
Un po' come se attraverso le pratiche abortive avessi partorito me stessa. Ma
non lo sapevo allora, non lo sapevo proprio
Matrimoney:
Quindi il fatto che nella pratica della relazione tra donne comunque il pensiero
e il corpo, il fare e il pensare sono una cosa unica…
Manuela
Fraire: Credo che ci possono essere esperienze, che io chiamo fondative,
che partono da un'esperienza del corpo, ma può essere un'esperienza del
corpo non riconosciuta come tale. Non credo che le donne facciano esperienze
solo mentali. Se volete saperlo penso che questo sia vero anche per gli
uomini, ma il potere che hanno costruito, anche di rappresentazione, su
questa divisione fra mente e corpo, non gli rende possibile l'accesso al
loro corpo senza che vengano sommersi dal terrore di perdere i molti privilegi
che hanno conquistato in cambio di questa terribile perdita