Montale

Eugenio (Genova 1896 - Milano 1981), fu chiamato come ufficiale di fanteria nel 1917 e dovette interrompere quindi gli studi tecnici. Poi tornò a Genova dove collaborò con intellettuali e riviste liberali e antifasciste, firmò il "Manifesto antifascista" di Croce. Pubblicò la raccolta di poesie "Ossi di seppia" (1925) e nel 1939 "Occasioni". Alla fine della seconda guerra mondiale militò nel partito d'azione, collaborò con il Corriere della Sera. Nel 1956 uscirono i versi de "La bufera ed altro". Nel 1967 venne nominato senatore a vita ed uscì "Auto da fè", raccolta di saggi e punti di vista sul dibattito intorno alla fine dell'arte. Nel 1975 venne insignito del premio Nobel.

La poesia di Montale non è da identificare completamente con l'Ermetismo soprattutto per il fatto che tende alla riflessione filosofica e ad una accurata costruzione dell'immagine. Si può paragonare la poesia di Montale a quella di Leopardi perché anch'essa parte da una convinzione filosofica per costruire le immagini liriche. Montale ricorre anche a parole dialettali insieme a termini più letterari. Il tema ricorrente di Montale è il mondo senza un filo di speranza, arida pietraia dove non cresce erba, una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Egli può solo stabilire "ciò che non siamo", ciò che "non vogliamo", l'uomo è una scintilla di un fuco e il suo destino è bruciare.

Stilisticamente egli utilizza la tecnica del correlativo oggettivo.

Vedi anche: "Arte e vita"

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