De Robertis: critica stilistica

La poesia è solo ricerca formale? Può esistere poesia senza contenuto, senza una esperienza vissuta e generalizzata?

Ecco, su questo argomento, un punto di vista che non ci trova d'accordo.

Infatti, secondo De Robertis Ungaretti:

"Distrusse il verso per poi ricomporlo, e cercò i ritmi per poi costruirne i metri. Tutta la musica della poesia ungarettiana, nelle sue infinite modulazioni, si sprigiona da questo suo farsi graduale, da quest'ascoltazione sempre più all'unisono col proprio animo di cui le varianti e rielaborazioni sono la storia illustre. Nel distruggere il verso, nel cercare i nuovi ritmi, prima di tutto mirò alla ricerca dell'essenzialità della parola, alla sua vita segreta."

(cit. in: Ossola, Ungaretti, Mursia, pag.16)

Il problema è stabilire, nelle condizioni in cui era Ungaretti, di poeta in trincea, il posto che in quei momenti ocupavano le sue riflessioni sullo stile. In sostanza a noi, infatti, non sembra che la poesia di Ungaretti sia nata da queste riflessioni, ci pare piuttosto che sia il prodotto della sua sofferenza umana in una guerra che lui stesso, inizialmente, aveva appoggiato.

Ungaretti realizzò una innovazione stilistica? Certamente! Ma, chiediamo: questa innovazione è una pura e semplice speculazione stilistica o nasce da esigenze e sofferenze concrete?

A nostro parere le considerazioni sulla ristrutturazione del verso, non possono limitarsi al puro aspetto formale, ma devono anche occuparsi delle ragioni storiche di questa innovazione stilistica. Nella fattispecie dell'influenza che la guerra ha avuto sul poeta.

(Giuseppe De Robertis, Sulla formazione della poesia di Ungaretti, in: Vita di un uomo, Mondadori, 1993, pag.410).

 

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