Parola (Ungaretti spiega la sua poesia)

"La mia poesia è nata in trincea (...) la guerra improvvisamente mi rivela il linguaggio (...) io dovevo dire brevemente con parole che avessero avuto un'intensità straordinaria di significato tutto quello che sentivo" (Ungaretti) "di solito, a quei tempi ero breve, spesso brevissimo, laconico: alcuni vocaboli deposti nel silenzio come un lampo nella notte, un gruppo fulmineo d'immagini, mi bastavano a evocare il paesaggio sorgente d'improvviso ad incontrarne tanti altri nella memoria. Notte di maggio, Fase d'Oriente, Tramonto, Fase, Silenzio: ecco alcune poesie dove, nell'attesa della guerra, in "Lacerba", era da me sorpreso il famigliare miraggio d'Alessandria. Alessandria all'orizzonte cancellata, Alessandria per sempre persa e per sempre ritrovata per via di poesia. S'ingannerebbe chi prendesse il mio tono nostalgico, frequente in quei miei primi tentativi, come il mio tono fondamentale."

(Ungaretti commenta Ungaretti, La Fiera letteraria, 15-9-1963, cit: in Giorgio Luti, Giuseppe Ungaretti, Mursia, 1993, pag. 112).

"Ma l'uomo, per l'opera della conoscenza, non dispone se non di parola, cioè di complessi di simboli; il linguaggio poetico, il linguaggio matematico, ecc.; ogni scoperta, ogni avanzamento, ogni rivolgimento, è in questo mezzo precario, è nel linguaggio, è di linguaggio."

(Ungaretti, Perchè scrivete voi?, in: L'Italia letteraria, 2-3-1930; cit. in Carlo Ossola, pag. 21)

Il nuovo uso della parola e` una caratteristica dell'Ermetismo (corrente letteraria di cui Ungaretti è considerato caposcuola), ma la sua origine è molto concreta. Da notare che tutta una serie di critici non hanno minimamente preso in considerazione i motivi autobiografici della poesia di Ungaretti.

Indice