Pascoli - Leopardi - Ungaretti

"Nei Fiumi - scrive Ossola - osserviamo la sovrapposizione dei momenti estremi di questo ciclo acquoreo, distendendosi il poeta 'nell'urna d'acqua' che raccoglie le ceneri dopo la morte: 'Stamani mi sono disteso/in un'urna d'acqua/e come una reliquia/ho riposato'. Ora, tale chiusura del cerchio, del ciclo sui limiti biologici della natura, così da rendere la morte e la nascita simili, in una analogia che è sottolineata dall'ambivalenza dei segni reciproci', già è presente nel Pascoli, con le figure equivalenti dell''Alfa' e 'Omega' 'pullulanti dal fondo cupo' dell'Oceano, 'porto sepolto' del pensiero e delle generazioni: 'Come nel cielo, oceano profondo,/dove ascendendo il pensier nostro annega/tramonta un'Alfa, e pullula dal fondo/cupo un'Omega' (Cuore e cielo). Ma questo naufragio nel cielo-oceano, ove 'il pensier nostro annega' è proprio il naufragio dell'Infinito Leopardiano: 'Così tra questa/ Immensità s'annega il pensier mio/E il naufragar m'è dolce in questo mare'.

Il preciso calco pascoliano da Leopardi, in un luogo simbolico poi caro a Ungaretti sino a determinare il titolo della raccolta Allegria di naufragi, lascia supporre prima dell'approdo ungarettiano a Leopardi un più recente filtro pascoliano che da altri documenti sarà nostra cura evidenziare."

(Carlo Ossola, Ungaretti, Mursia,1974, pag.154)

 

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