VITA Oscar Fingal O'Flaherty Wills
Wilde
nasce a Dublino nel 1854. Della sua infanzia non si conosce molto. Studia al
Trinity College di Dublino e poi a Oxford, dove subisce l'influsso delle idee
estetiche di Walter Pater e John Ruskin. Si può dire infine che la sua fama è
principalmente dettata dal suo unico romanzo (“The Picture of Dorian Gray”,
1891) che divenne una sorta di manifesto del decadentismo
e dell’estetismo. La particolarità della vita di Wilde è
che si può definire recitata, infatti fu interessante quanto e più delle sue
opere. Per l’appunto una sua frase importante fu : « E’ la vita che copia
l’arte ». Il teatro di Wilde è un incanto di ironia, un mosaico di paradossi
ed una inestinguibile girandola di eleganze. W. porta la moralità sul filo
dell’assurdo. Egli ebbe un peso determinante nel rompere gli schemi
dell’Inghilterra vittoriana. Oscar Wilde fu il più rappresentativo scrittore
della fine del secolo, perché estetismo e decadentismo, che furono le costanti
della sua arte dominarono un lungo e fecondo periodo europeo, ed ebbero il loro
peso determinante anche sul costume. Il decadentismo verrà considerato come la
contrapposizione della raffinatezza al gusto grossolano della massa dominante.
Oscar Wilde può essere considerato come il rinnovatore del teatro inglese, ma
è soprattutto un grande, profondo osservatore della vita, un’anatomizzatore
spietato delle convenzioni e delle menzogne convenzionali del mondo moderno, che
soprattutto nel suo tempo, dominavano la società britannica. Wilde, non poteva
essere definito drammaturgo, data la scarsità di particolarità teatrali (come:
prospettive di palcoscenico, racconto teatrale). W. fu invece un drammaturgo in
un più moderno significato di questo termine, secondo il quale, valori di
contenuto sono pareggiati e talvolta superati dai puri valori verbali. Un altro punto fondamentale
dell’estetica di W. è l’importanza della ricostruzione archeologica nei
lavori di ambiente storico: «I minimi particolari, la tinta delle scarpe
di un maggiordomo, l’orlo ricamato d’un fazzoletto femminile, i galloni
d’un giovane soldato, il cappello d’un elegante assumono una vera importanza
e condizionano talvolta, in maniera evidente,l’intreccio medesimo». La produzione drammatica di Wilde si
divide in due filoni, uno di carattere storico e l’altro d’intreccio
moderno, uno applicante i postulati della teoria del costume e della scena,
l’altro sfruttante la eccezionale felicità dell’autore nel dialogo
paradossale e spiritoso in un intrigo di marca parigina. I due gruppi possono
ridursi sotto queste insegne. Appartengono al primo gruppo (in ordine
cronologico di rappresentazione) VERA o i NICHILISTI (‘83), LA DUCHESSA
DI PADOVA (‘91), SALOME ’ (‘92), LA SANTA CORTIGIANA (1905), UNA TRAGEDIA
FIORENTINA(1908). IL RITRATTO DI DORIAN GRAY [Scarica la versione elettronica in formato .zip] Trama Così Dorian si dedica a una vita di
piaceri, senza alcuno scrupolo, distruggendo la vita delle persone che gli sono
vicine e che lo amano. Con la sua depravazione il ritratto diviene deturpato a
tal punto che Dorian tanto che non ne sopporta più la vista e lo colpisce con
un pugnale. Il ritratto avendo accumulato tutta la forza vitale di Dorian, con
la sua distruzione determina la morte del giovane e come per magia sul corpo di
Dorian appaiono i segni orrendi di una vita dissipata. Commento La vicenda del romanzo, in qualche modo riflette la vita del suo autore. L'estetismo
di Wilde Il
culto della bellezza Pur accettando con molta prontezza la
posizione che gli era stata immediatamente offerta non appena raggiunta la
maggiore età, e pur trovandoci in verità, un sottile piacere, tuttavia
nell’intimo desiderava essere qualche cosa di più. Volle cercare, di
elaborare un nuovo stile di vita, con la sua filosofia ragionata e i suoi principi ordinati, uno stile che nella
spiritualizzazione dei sensi trovasse la sua più alta realizzazione. Come aveva preannunciato Lord Henry,
sarebbe sorto un nuovo edonismo che avrebbe ricreato la vita e l’avrebbe
salvata dal duro e sgradevole puritanesimo che ai giorni nostri conosce un
singolare risveglio. Questo edonismo avrebbe dovuto certamente appoggiarsi
all’intelletto ma non avrebbe mai accettato teorie o sistemi implicanti la
rinuncia a qualunque esperienza emotiva. Suo scopo infatti avrebbe dovuto essere
l’esperienza stessa e non i suoi frutti, dolci o amari che fossero. Avrebbe
ignorato sia l’ascetismo che mistifica i sensi, sia la volgare dissolutezza
che li assopisce. Avrebbe invece insegnato agli uomini a concentrarsi negli
attimi di una vita che è essa stessa solo un attimo. Una volta si sparse la voce che stesse
per convertirsi al cattolicesimo, ma non commise mai l’errore di arrestare il
suo sviluppo intellettuale accettando formalmente un credo o un sistema. Il misticismo, con il suo meraviglioso
potere di renderci insolite le cose banali, e il sottile antinomismo che pare
accompagnarlo sempre, lo interessarono per un breve periodo; per un altrettanto
breve periodo si dedicò alle dottrine del movimento darwinista tedesco, e provò
un singolare piacere nel far risalire i pensieri e le passioni degli uomini a
qualche perlacea cellula cerebrale, o a qualche bianco nervo del corpo,
divertendosi all’idea dell’assoluta dipendenza dello spirito da determinate
condizioni fisiche, sane o malate, normali o morbose. Tuttavia, come già si è
detto, nessuna teoria della vita gli pareva avere qualche importanza se
paragonata alla vita stessa. Era acutamente consapevole di quanto sia sterile
ogni speculazione intellettuale quando è separata dall’azione e
dall’esperienza. Sapeva che i sensi non meno dell’anima hanno i loro misteri
spirituali da rivelare. CONTESTO
STORIOGRAFICO In quell'epoca di puritanesimo e
commercio d'oppio con le Indie, fra apparenze di purezza ed adulteri all'ordine
del giorno, egli acquistava un particolare ruolo di osservatore esterno della
realtà, osservando, commentando e parodiando il turbine d'avvenimenti che lo
sfiorava. Per quanto concerne le maggiori
contraddizioni di quel periodo che toccarono Wilde in prima persona, non è
possibile tralasciare quel valore rappresentato dalla famiglia, e parlare
inevitabilmente di ciò che significasse, per l'epoca, l'omosessualità. In quanto uomo del suo tempo, facente
parte di una società fortemente maschile, nella quale la divisione dei sessi
era fortemente accentuata, l'autore ebbe completa influenza sulla propria
moglie, condizionando la vita della donna dalla moda persino alle idee.
Nonostante ciò, egli provava una profonda devozione, sia per la consorte, sia
per i due figli che ella gli donò, due eredi maschi. Sotto questo punto di
vista, egli si dimostrò impeccabile. Ed ora l'argomento più controverso per
la critica. Innanzitutto, è bene dire che Wilde si macchiò più d'adulterio
che di omosessualità. Infatti, all'epoca, era il tradimento cosa estremamente
comune, specialmente nella vita dispersiva e libertina delle classi
aristocratiche. Per una moglie, poco importava che l'uomo l'avesse tradita con
una donna o con un rappresentante dello stesso sesso, e comunque l'adulterio
commesso di parte maschile doveva essere accettato dalla donna, la quale doveva
impegnarsi al fine che la cosa non creasse scompiglio in pubblico o si
ritorcesse contro il nome della famiglia mantenendo un rigoroso silenzio. I risvolti per l'opinione pubblica erano
poi ben differenti. La sodomia era condannata dalla legge di vari paesi con anni
di carcere duro, basti pensare, oltre a Wilde, al caso del poeta francese Verlaine,
condannato per atti sodomitici dalla legislazione belga. Ciò dipendeva
essenzialmente da uno statuto fortemente condizionato dal pensiero religioso
puritano, il quale traeva energia da una rigorosa interpretazione della parola
biblica, la quale, appunto, condannava la sodomia. Che Wilde sarebbe vissuto meglio ai giorni nostri, data la sua fama di uomo "fuori del suo tempo"? Ma che ne sarebbe stata della sua storia, della storia del mondo, se così fosse stato? E quanto era diversa la società dalla nostra? Wilde morì alla fine dell'epoca vittoriana, ma, piuttosto che concludere un'era, è probabilmente meglio asserire che egli ne aprì una nuova, quella della nostra confusa, ipocrita, brillante modernità.
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