Decadentismo

Nel 1887, a Parigi nacque la rivista Le Decadent orientata ad una polemica con il romanticismo e compiaciuta della decadenza dell'ottocento. Gli intellettuali "decadenti" si ispiravano a Charles Baudelaire (1821-1867). Tra essi ricordiamo soprattutto i cosiddetti "poeti maledetti": Rimbaud (1854-1891), Verlaine (1844-1896) e Mallarmé (1842-1898).

Il Decadentismo rifiutava le concezioni deterministiche e la fiducia nella scienza tipiche del Positivismo, perché, a loro parere, non lasciano spazio all'artista, alla sua libertà di scelta, circoscrivendolo nei limiti del reale. La realtà esteriore non era più appagante, quindi non forniva una ispirazione valida all'artista. La scienza non aveva condotto ad alcuna evoluzione spirituale dell'uomo e della società. Quindi restava l'arte lo strumento principale di conoscenza perché indaga a partire dall'Io . Le esperienze individuali diventano così indispensabili per arricchire gli stati d'animo e scrutarli per mezzo della poesia e della prosa. In conclusione per i decadentisti non c'era ragione di seguire alcun canone, il linguaggio andava reinventato, riutilizzato per esprimere nuove sensazioni e stati d'animo.

Le basi filosofiche del Decadentismo si rintracciano nelle nuove correnti filosofiche dell'epoca improntate all'irrazionalismo e all'individualismo. Al di là dei risultati e della ricerca della loro poesia (in alcuni casi anche molto belli), la letteratura decadente rifletteva l'impasse e la delusione in una società che pareva avesse dovuto risolvere, a partire dalla rivoluzione industriale, i problemi dell'umanità e invece ne aveva creati molti altri. Questa disillusione è comune alla maggior parte degli intellettuali della seconda metà dell'ottocento e dei primi del novecento. Tuttavia le scelte saranno poi diverse.


Lettura poesia "Spleen di baudelaire

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